“C’è un bambino che piange abbandonato dentro il contenitore della Caritas. Correte, fate presto”. Questa era la telefonata ricevuta dalla centrale operativa dei carabinieri nella mattinata di domenica.
L’allarme proveniva da Mirano (Venezia), a lanciarlo una signora che mentre buttava la spazzatura nei cassonetti ha sentito il pianto di un bambino provenire dal contenitore per la raccolta di vestiti usati della Caritas posto in Via Gramsci.
Era proprio il pianto disperato di un neonato, e la donna ha subito chiamato il 113, che è accorso con una pattuglia del nucleo radiomobile e ha anche allertato una squadra di vigili del fuoco, giunti quasi in contemporanea sul luogo.
Insomma in pochi minuti in via Gramsci si è formato un capannello di gente formato da carabinieri, pompieri, sanitari del Suem dell’ospedale di Mirano, che ha commentato la sua presenza: «Una volta estratto, quel bambino avrà certamente bisogno di cure urgenti», e un’immancabile orda di curiosi.
Ed ecco la sorpresa di tutti quando è stato tirato fuori dal cassonetto non un neonato, ma un bambolotto in carne e “batterie cariche”, a giudicare dal pianto disperato!
I vagiti che provenivano dal contenitore altro non erano che la voce registrata di una bambola che qualcuno aveva lasciato lì dentro, sperando di far contento qualche bimbo più povero, ma mai avrebbe immaginato di scatenare un tale putiferio.
Fortunatamente tutto il personale accorso per il salvataggio ha preso con spirito il falso allarme, soprattutto per non aver dovuto far fronte al ritrovamento di un piccolo in carne e ossa.