Live Science, sito web che tratta argomenti e notizie scientifiche, attraverso un’editoriale datato 8 aprile 2011, rese note alcune importanti dichiarazioni rilasciate da alcuni degli autori di uno studio condotto dalla divisione di Scienze della Riproduzione dell’Oregon Health & Science University (USA).
Pubblicato on-line sulla rivista Human Reproduction, e disponibile sul sito della sopra menzionata OHSU, la ricerca ha
evidenziato che asportando uno strato di epitelio dalle ovaie di macachi femmine, queste avrebbero meno possibilità di ammalarsi di tumore alle ovaie, pur mantenendo inalterate le funzioni di questi organi.
Le ovaie infatti riuscirebbero ugualmente ad assolvere al ciclo riproduttivo, alla produzione di ovuli progesterone e estrogeni.
L’intervento inoltre è stato effettuato in chirurgia mini-invasiva.
I risultati di questo studio hanno molto incoraggiato i ricercatori, i quali hanno affermato di vedere buone possibilità anche per le donne.
Ovviamente la ricerca deve essere approfondita, ma le basi poste da questo studio sono promettenti, e fanno sperare di poter garantire alle donne una rimozione di tessuto, come misura preventiva per scongiurare patologie oncologiche, e allo stesso tempo permettendo loro di avere figli.
Lo studio è indirizzato principalmente alle donne che hanno un alto rischio di tumore alle ovaie o al seno a causa della mutazione del gene BRCA, sostiene Jay Wright, a capo della divisione che ha condotto la ricerca.
In futuro dunque queste donne potrebbero semplicemente subire un piccolo intervento per l’asportazione del tessuto epiteliale per scongiurare il rischio di un tumore ovarico.
Questa tesi ha origine dal fatto che questa tipologia di cancro sembra nascere proprio da questo tessuto, ipotesi ampiamente condivisa ma non provata. Questo strato di cellule infatti non avrebbe alcuna funzione nell’organismo umano, ma aiuta a proteggere le ovaie da eventuali lesioni durante l’ovulazione, sostiene il professor Wright.
Questo studio tuttavia è promettente, in quanto non molti animali sviluppano il tumore ovarico, dunque avere un modello di riferimento simile all’organismo umano è un passo avanti.
Il tumore ovarico è l’ottava tipologia di cancro più comune negli Stati Uniti e il quinto per mortalità nelle donne; quando scoperto in tempo, ci sono buone possibilità di sopravvivenza, ma i sintomi sono spesso vaghi, ed è difficile una diagnosi se non a stadi avanzati della malattia.
Al momento le donne con maggiore rischio di contrarre questo tumore si sottopongono alla rimozione delle ovaie o delle tube di Falloppio, ma non è una decisione facile da prendere.
Si consideri però che l’ asportazione delle ovaie fa diminuire del 96% la probabilità di sviluppare un tumore, e per donne il cui rischio è elevato, questo intervento diviene una parte importante del trattamento.
Dal punto di vista della preservazione della fertilità questo ultimo studio è un obiettivo importantissimo, e il team di Wright è intenzionato ad approfondire altri aspetti per dare alle donne una possibilità reale di sconfiggere il tumore.
Fonte dell’intervista: Live Science
Fonte dello studio: Human Reproduction e OHSU