E’ sotto gli occhi di tutti che non stiamo vivendo un’estate normale ma piuttosto pazzerella, per dirlo con ironia.
Da nord al sud è evidente che l’estate vera e propria, secondo i parametri consueti, quest’anno non si è ancora presentata e probabilmente non arriverà.
La pioggia che è caduta nel solo mese di luglio, è, in media, quella che cade tra ottobre e novembre.
Se è pur vero e positivo che non ci sono state ancora giornate afose e la canicola è un vecchio ricordo, sono molti i vacanzieri che, facendo solo pochi giorni o una settimana di ferie, non sono riusciti a fare un bagno al mare o delle passeggiate in montagna.
D’altro canto siamo sempre più testimoni di fenomeni estremi, d’effetto e che ci impensieriscono, come nubifragi, trombe d’aria, temporali molto forti, con tutte le conseguenze del caso.
Ormai eravamo anche abituati e rassegnati alle mezze stagioni che non esistono più ma vederci rubare così l’estate…
Le condizioni meteorologiche estremamente instabili e inaffidabili ci svelano la triste fine dell’ “estate mediterranea”.
Un rischio estinzione che è stato graduale negli ultimi anni ed è principalmente dovuto al mancato o tardivo arrivo dell’anticiclone oceanico delle Azzorre dal Mediterraneo, la figura barica termoregolatrice per eccellenza.
Da 7-8 anni, l’alta pressione oceanica, invece di distendersi verso il mar Mediterraneo centro-occidentale, tende a rimanere in pieno Atlantico, propagandosi paradossalmente fino alle latitudini artiche.
Il vuoto viene colmato dall’aria fresca e subppolare che può far scatenare intensi temporali, soprattutto nelle zone centro-settentrionali, oltre a dar luogo ad una temperatura stagionale molto più bassa della media.
Quest’aria fredda subpolare, d’altra parte, è sempre più grande e stazionaria. Questo è dovuto alle ben note mutazioni climatiche che hanno comportato un più rapido scioglimento e conseguente arretramento dei ghiacci marini del Polo Nord.
Tutto ciò comporta anomalie termiche a catena oltre a una produzione sempre maggiore di umidità e relative precipitazioni anche dovute ad una diminuzione dell’effetto Albedo, cioè dell’effetto riflettente dei raggi solari su calotte polari, ghiaccio e neve.
Quanto sia grave ed irreversibile questo processo nessuno è in grado, o ha il coraggio, di dirlo con esattezza a quanto sembra, quello che possiamo affermare è che, sicuramente, l’azione umana influisce fortemente su questi cambiamenti.
Fonte: Meteoweb