La periferia è spesso quell’area urbana nata come insediamento secondario ai margini della produttività cittadina; durante il boom edilizio nelle periferie vennero create soluzioni abitative cosiddette popolari, ovvero grandi comprensori di case messe a disposizione di chi versa in condizioni di indigenza.
Le “case popolari”, destinate alla popolazione in difficoltà economica, lavorativa e sociale, hanno tutte in comune un difetto insanabile: “ghettizzano” la società isolando la povertà in grossi palazzoni.
Palzzi imponenti e carichi di case che col tempo sono rimasti isolati e dimenticati, che con l’andare degli anni si sono consumati e sciupati, esattamente come si sono perse, smarrite e sprecate le politiche sociali e il welfare.
La cronaca spesso riporta all’attenzione dell’opinione pubblica la tristezza delle periferie dimenticate, il dolore e il bisogno di riscatto di quei luoghi.
Nelle ultime settimane i riflettori si sono accesi sulle case popolari del “parco Verde”di Caivano, periferia di Napoli:
tra i palazzi di quel complesso abitativo potrebbe nascondersi un pericoloso serial killer, un assassino di bambini, che potrebbe essere il responsabile di 3 morti misteriose e potrebbe tornare ad uccidere.
Pietro Loffredo, papà di Fortuna, l’ultima bambina morta in circostanze misteriose nelle case popolari di Caivano, parla dal carcere, dov’è detenuto, e dice:
<<Fortuna doveva andar via da quelle case, lo avevo già detto alla madre>>, citazione testuale da Giallo – Cairo editore n°30 del 30 luglio 2014
Pietro sta scontando una condanna a 10 anni per vendita di cd musicali contraffatti, svolgeva un’attività illegale per “sopperire” alla mancanza di lavoro, per sostenere Fortuna e sua madre, per assicurare il pane alla famiglia. Non che questo sia giusto, ma certamente in un’Italia di pene incerte, suscita commozione il padre che piange sua figlia da una cella dove, impotente e vinto dal dolore, è recluso per avere venduto cd musicali contraffatti.
Non ci è riuscito Pietro ad allontanare la figlia da quella condizione abitativa ai margini di una periferia povera, problematica e dimenticata. Oggi, però, questo padre chiede giustizia, come la mamma di Fortuna, anche Pietro Loffredo parla di mostri: <<Non ho potuto difendere la mia piccola da quei mostri assassini>>.
Ma procediamo con ordine:
raccontiamo chi è Fortuna, cosa le è avveduto e perché la sua morte apre la strada all’ipotesi che nelle case popolari di Caivano si nasconda un mostro.
Fortuna Loffredo il 25 giugno scorso è stata vittima di una tragedia improvvisa e misteriosa avvenuta all’interno del complesso di case popolari di Caivano.
- Era una comune mattina d’estate, Fortuna e la sua mamma, Mimma Guardato, 25 anni, erano rincasate dopo la spesa quotidiana. Alle 11:30 la bambina era salita al settimo piano per giocare con la sua piccola amica Dora.
Una decina di minuti sono bastati perché si consumasse la tragedia:
- Mimma Guardato, la mamma della povera Fortuna, fu allertata dalle urla del vicinato: “Scendi giù, c’è Fortuna a terra”, le dicevano. E così era: Fortuna, che pochi minuti prima si era allontanata da lei, diretta a casa dell’amica, stava riversa sul marciapiede del cortile già agonizzante.
I soccorritori, pur non potendo salvare la vita di Fortuna, hanno immediatamente rilevato e denunciato delle stranezze:
la scena, così come si è presentata a chi ha pressato i primi soccorsi ed alla mamma intervenuta in aiuto della piccola, lasciava immaginare un incidente. Infatti tutto pareva costruito per lasciar credere che Fortuna fosse precipitata dal settimo piano, dall’appartamento in cui vive Dora, l’amica, e dove la bambina si era diretta dopo aver salutato la mamma pochi, pochissimi minuti prima.
- Tuttavia il corpicino della bimba era “intatto”, per meglio dire non si rilevava sul cadavere nessuna conseguenza apparente e diretta del volo dal settimo piano.
Come è possibile che il corpo piccolo e fragile di una bambina di soli sei anni non presenti le tracce tipiche ed evidenti di un impatto sulla dura pietra del selciato dopo un volo di almeno 30 metri?
30 metri, tanto sarebbe lo spazio in altezza tra il suolo ed il balcone del settimo piano da cui Fortuna dovrebbe essere precipitata. L’impatto dovrebbe provocare ematomi, sanguinamento, evidenti “lacerazioni” nelle ossa e nella carne, invece nulla. Sul corpo di Fortuna non si intravedeva nemmeno un’escoriazione.
- Nessuno ha assistito alla caduta di Fortuna o la sentita urlare durante il volo tragico e certamente spaventoso. E’ possibile che questa tragedia si sia consumata nel silenzio?
- La zia di Fortuna, Maddalena, sorella della mamma della piccola vittima, subito dopo la tragedia salì al settimo piano chiedendo alla mamma di Dora spiegazioni sull’accaduto. Marianna Fabozzi, però, avrebbe negato la presenza di Fortuna in casa sua quella mattina:
<<Fortuna ha bussato alla porta, ma io non le ho aperto e non l’ho fatta entrare>>, citazione testuale da Giallo – Cairo editore n°29 del 23 luglio 2014.
Dora e Fortuna giocavano comunemente insieme, perché mamma Marianna non avrebbe aperto la porta di casa alla bambina?
- Ci sono altre amiche delle bimbe che, secondo indiscrezioni giornalistiche, avrebbero confermato la presenza di Fortuna a casa di Dora. Gli investigatori stanno indagando su questi particolari chiave.
- A Fortuna mancava una scarpetta, la destra. La calzatura smarrita dalla bambina non è mai stata ritrovata.
Questo particolare, ovvero la scarpetta mancante, è di grande rilievo: altri due bambini sono morti in circostanze misteriose in quegli stessi palazzoni di Caivano, uno fu ritrovato senza la calzatura destra e, come per Fortuna, quella scarpetta perduta è rimasta un mistero irrisolto.
Chi sono i bambini morti prima di Fortuna e quando sono venuti a mancare?
Nel 2005 morì Andrea, 8 anni, precipitato da un balcone del medesimo edificio;
nel 2013, il 27 aprile, precipitò nel vuoto, esattamente dallo stesso edificio, Antonio Giglio, 3 anni, rinvenuto senza la scarpetta destra.
C’è di più:
Dora, la piccola amica di Fortuna da cui la bambina era andata a giocare la mattina della tragedia, è la sorella di Antonio, la vittima del 2013. La teoria del tragico destino comune sembra incredibile.
- Sono in corso gli accertamenti sugli indumenti della bambina, si spera di isolare il DNA di chi per ultimo ha avuto contatti con la piccola.
- Il settimanale Giallo, Cairo editore, nel n°29 del 23 luglio 2014, ha pubblicato una raccapricciante indiscrezione investigativa: sul corpicino di Fortuna sarebbero state rilevate tracce di violenza sessuale.
Intanto la mamma di Fortuna ricostruisce un puzzle che non riusciva, prima della tragedia, a mettere insieme: <<Da un po’ di tempo Fortuna non voleva farsi lavare nelle parti intime>>, citazione testuale da Giallo – Cairo editore n°30 del 30 luglio 2014.
Mamma Mimma non è riuscita a parlare con Fortuna, la bambina non ha rivelato il suo tragico segreto a nessuno. E’ presumibile, alla luce di quanto è avvenuto, che Fortuna sia morta col peso di una sofferenza che su di lei veniva già inferta da tempo?