Massimo Giuseppe Bossetti è il presunto assassino di Yara Gambirasio, con questa accusa l’uomo è in carcere dal 16 giugno scorso, detenuto in stato di isolamento.
Le manette ai polsi di Bossetti sono scattate dopo che l’uomo è stato riconosciuto ed identificato dalle autorità come “Ignoto 1” ovvero come “l’indiziato chiave” il cui sangue è caduto sugli slip e sui leggings di Yara.
Bossetti continua a dichiararsi innocente, lo fa malgrado la prova (teoricamente schiacciante) del suo sangue impresso sugli indumenti della vittima.
La difesa di Massimo Giuseppe Bossetti, come è oramai noto a tutti, si sintetizza in pochi punti:
- Bossetti asserisce che ai suoi danni sarebbe stato perpetrato un furto: poco tempo prima della morte di Yara qualcuno gli avrebbe sottratto degli attrezzi di lavoro;
- il furto sarebbe comprovato da una denuncia;
- gli attrezzi sottratti a Bossetti sarebbero stati usati dall’assassino per uccidere Yara;
- il sangue di Bossetti sarebbe passato dagli attrezzi al corpo della vittima;
- e le tracce ematiche di Massimo Giuseppe erano sugli utensili da lavoro perché Bossetti soffrirebbe di epistassi.
Gli inquirenti non si sono fermati e, partendo dalle giustificazioni addotte da Bodssetti, hanno continuato le loro indagini. Ecco cosa hanno scoperto:
secondo molte indiscrezioni giornalistiche (corredate anche da testimonianze raccolte sui cantieri, come riporta il settimanale “Giallo”, Cairo Editore, nel n° 29, del 23 luglio 2014) Massimo Giuseppe Bossetti non soffriva di epistassi. A dirlo sono i colleghi di lavoro che mai avrebbero assistito ad episodi di sanguinamento.
E’ possibile che i colleghi non abbiano mai visto Massimo Giuseppe sanguinare?
E’ molto difficile perché l’epistassi è una malattia assai palese:
l’epistassi determina un’emorragia più o meno copiosa dalle cavità nasali, inoltre le perdite di sangue nei soggetti con patologia conclamata si ripetono frequentemente perché il naso è un area del corpo molto vascolarizzata, ricchissima di piccoli e fragili capillari, e le croste che si formano naturalmente, come argini al sanguinolento, facilmente si rompono, anche solo per uno starnuto, rianimando nuove emorragie.
Durante il fenomeno emorragico, il sangue che esce dal naso è incontrollato il soggetto deve fermarlo anche con tamponi nasali; normalmente chi soffre di epistassi si sporca, sporca gli oggetti che lo circondano e , proprio a causa delle perdite di sangue, attira l’attenzione di chi gli sta vicino.
A quanto pare i colleghi di lavoro non confermano l’epistassi: nessuno avrebbe mai visto Bossetti perdere sangue dal naso.
La ricostruzione difensiva pretende che il sangue di Ignoto 1 sia finito sui vestiti della vittima transitando dall’arma sporca al corpo della piccola Yara.
Questa ricostruzione è plausibile?
Secondo alcuni non lo è.
I tessuti degli slip di Yara e dei suoi pantaloni avrebbero assorbito il sangue fresco, uscito dalle ferite dell’assassino e con esso si sarebbero macchiati. Quello stesso sangue, gocciolato nel momento del delitto, si sarebbe bloccato poi sugli indumenti seccandosi.
Inoltre, secondo logica, se l’arma avesse trasportato il sangue allora esso sarebbe stato rinvenuto solo in prossimità delle ferite, ovvero dove l’arma ha toccato e inciso il corpo della vittima.
Il sangue di ignoto 1 è stato ritrovato, invece, in più punti sui vestiti della piccola vittima, come se si trattasse di gocce “schizzate” da una ferita.
Una considerazione a parte merita il furto degli attrezzi denunciato da Bossetti:
la denuncia sarebbe stata esposta ai Carabinieri di Seriate il 17 marzo 2014.
La data, rivelata dal settimanale “Giallo”, è fondamentale: Massimo Giuseppe avrebbe denunciato il furto di modesti utensili da lavoro con quasi 3 anni di ritardo. In un primo momento la denuncia si fece risalire al 2012, a quanto pare la data è molto più recente:
ai Carabinieri Bossetti, dopo quasi 3 anni dall’avvenuto presunto furto, avrebbe dichiarato di essere stato derubato di un misuratore laser, di un trapano e di un martello, nonché di un cutter, che è un taglierino. Valore complessivo della refurtiva circa 100 euro.
In particolare il taglierino ha un costo di circa 3euro e la lama subisce una veloce erosione che ne determina la necessità di continui cambi.
Perché denunciare un furto, anche di così scarso peso economico, con tanto ritardo?
Perché un ladro ruberebbe tra diversi attrezzi anche un cutter?
I colleghi di lavoro di Massimo Giuseppe non avrebbero confermato il furto, non ricorderebbero cioè episodi simili,lo fa sapere sempre il settimanale “Giallo” e sempre nel numero in edicola, nell’articolo dedicato all’interessante approfondimento relativo all’alibi di Bossetti.
In modo particolare, e ciò va rilevato, la denuncia di Bossetti, se cristallizzata al marzo 2014, corrisponderebbe col tempo in cui ovunque rimbalzava la notizia della paternità di Ignoto 1 certamente ricondotta a Guerinoni.
E’ lecito che il lettore si chieda se Bossetti, accusando il peso delle sue presunte responsabilità, non abbia tentato di costruirsi un alibi plausibile o teoricamente possibile.