E’ sempre molto interessante e curioso come ogni lingua sia caratterizzata da espressioni tipiche e spesso difficilmente traducibili che la rendono unica. Studiare una lingua straniera significa infatti non solo acquisirne la grammatica e la sintassi ma assimilarne la cultura, spesso fatta da espressioni gergali, modi di dire.
L’aspetto comunicativo è spesso messo in secondo piano ma è, invece, la lingua viva e la sua prima funzione.
Mettiamoci per un attimo al posto di un inglese che si trovi in Italia e debba, per qualche ragione, imparare la lingua sul posto:
Quali sarebbero le espressioni che sentirebbe di più e che non troverebbe sul vocabolario?
Ecco una divertente carrellata:
1 – Che palle!
Pochi direbbero infatti “che noia”, ma utilizzerebbero, soprattutto in un ambiente familiare, quest’espressione gergale e verace che desterebbe non poca ilarità tradotta letteralmente e sarebbe riportata all’inglese “What a pain in the ass!”, che, a dire il vero, suona un po’ più volgarotta.
2. Che figata!
Anche in questo caso, soprattutto i giovani usano quest’espressione per sottolineare una cosa bella ed interessante, mentre l’inglese in questo frangente utilizzerebbe un più sobrio “What a cool thing!” .
3. Figurati!
Volete mettere un bel “Figurati!” rispetto ad un banale “Prego”? Nel “figurati” ritroviamo la forza, a volte anche ironica, di un “non preoccuparti”, “ma prego, fallo anche di nuovo…”. L’aplomb inglese opterebbe per un “Don’t worry about it!” (non ti preoccupare) o “It’s nothing!” (di nulla) piuttosto che il consueto “You’re welcome” (letteralmente: tu sei il benvenuto!)
4. Mi fa caga**!
“Non è di mio gusto” certo non farebbe lo stesso effetto, non sarebbe così incisivo e la lingua italiana, anche in questo, si rivela molto pittoresca e figurativa, in senso buono naturalmente, non trovando nulla di equivalente in quella inglese se non un modesto “It’s awful” (è terribile) o “I don’t like it at all” (non mi piace per niente).
5. Che schifo!
Un po’ più contenuta dell’espressione precedente, non è comunque contemplata facilmente dai libri di conversazione italiana ufficiali e un inglese si limiterebbe alla traduzione letterale “It’s disgusting” (disgustoso).
6. Dai!
Per un anglofono quest’espressione è piuttosto sconcertante perché è l’equivalente fonetico di “Die!” ovvero “muori”, dunque non ha certo lo stesso valore esortativo che ha nella nostra lingua.
Se ci pensiamo bene è usato inoltre con significati e sfumature diverse: sia come esortazione, che un inglese percepisce come il classico “come on”; che anche per incitare qualcuno a fare qualcosa che inizialmente non è gradito; oppure, ancora, è usato per chiedere di smetterla di fare qualcosa, reso in inglese dal lapidario “stop it”.
7. Meno Male!
Diciamo con un sospiro di sollievo quando qualcosa è andata, magari insperatamente, per il verso giusto. Non è però così automatico per gli inglesi arrivare a questa espressione, che nel loro idioma preferisce rivolgersi direttamente ai piani alti con un “Thank God!” (grazie a Dio).
8. Magari!
Un desiderio è sempre accompagnato da questa tipica e speranzosa espressione tutta italiana, non facilmente acquisibile dai canali ufficiali.
9. Basta!
Assolutamente indispensabile per proteggersi dalle persone inopportune o da tutto ciò che ci può disturbare!
10. Ma che, sei grullo?
Questa la aggiungiamo come extra-bonus all’elenco, anche se rimane più localizzata nell’area fiorentina, è così tipica da non poterla annotare simpaticamente.
E’ sorprendente vedere la lingua anche da un punto di vista esterno, come è interessante scoprire che queste sono tra le espressioni più usate che spesso diventano dei veri e propri intercalari linguistici. Ci avete mai pensato?
Come vedete la lingua è davvero multiforme, in base agli usi comunicativi, più che alla grammatica. Forse riflettendo sulla varietà della nostra lingua, da oggi, potremo anche trovare meno difficile e più entusiasmante studiare le sfumature delle altre lingue.
Perché, in fondo, tutto il mondo è paese…
Fonte: Studentsville