<< La Quinta Commissione delle “Finanze e Tesoro” ha votato a favore del ritorno alla Lira.
Nei prossimi giorni, la Commissione, indicherà le modalità tecniche e operative per il rientro alla sovranità monetaria.
La sua attuazione dovrà avvenire entro e non oltre il 15 Ottobre 2014>>, questo lo stralcio principale della “notizia” pubblicata da il “Giornale del Corriere” in data 8 gennaio 2014.
L’annuncio del cambio di valuta, divenuto virale sui social network, è una bufala sempreverde!
E’ cioè una notizia malamente inventata ma capace di conquistare il pubblico della rete: da gennaio ad oggi la “vecchia news del ritorno alla lira”continua ad essere riproposta riscuotendo sempre uno sconvolgente successo in termini di condivisioni.
Ma procediamo con ordine:
– esaminiamo perché l’annuncio incredibile del ritorno alla lira stimola la condivisione;
– individuiamo i punti deboli della bufala e proviamo a capire se in radice è possibile o auspicabile un vero ritorno alla sovranità monetaria.
Perché l’annuncio incredibile del ritorno alla lira stimola così tanto la condivisione?
Il ritorno alla lira è popolare! In realtà il richiamo nostalgico alla vecchia moneta è diffuso e ampiamente condiviso dagli italiani. Il ritorno alla sovranità monetaria rappresenta l’aspirazione con cui il cittadino medio infarcisce o conclude ogni discorso comune sulla politica economica nazionale.
Il popolo, portafogli alla mano, è convinto che “ai tempi della lira si stava meglio”. Così all’euro viene attribuita larga parte della responsabilità del dissesto finanziario nazionale.
Sebbene l’economia internazionale non sia traducibile in un elementare problema di somme e differenze matematiche, è pacifico che l’Italia non ha mai fatto valere alcuna posizione di forza nelle dinamiche economiche europee.
Esistono degli errori di impostazione che pesano sull’economia italiana sin dall’introduzione dell’euro?
Probabilmente sì.
I “contestatori della prima ora” (a cui è difficile dare torto) criticano ab origine il cosiddetto “tasso di cambio” della lira ovvero il famoso rapporto economico tra lira ed euro (rapporto per cui 1€ è pari a 1.936,27 Lire).
Il valore della lira rispetto all’Euro poteva essere patteggiato diversamente e con un maggiore vantaggio per il nostro paese, è questo un convincimento comune a non pochi economisti.
In fase di transito dalla lira all’euro mancò un diligente e rigido controllo amministrativo dei prezzi dei beni indispensabili. In altre parole non furono mai gestiti o calmierati i cosiddetti prezzi base.
Inoltre la doppia indicazione del prezzo euro-lira venne eliminata troppo presto, a discapito del consumatore che avrebbe ancora potuto avvantaggiarsi della indicazione in lire, esercitando attraverso essa un autonomo controllo sul prezzo.
Non è neanche trascurabile il cambio strutturale e pratico della moneta: l’Euro ha introdotto i centesimi.
Ed i centesimi sono un bene economico a cui gli italiani non erano abituati.
Ragionando per approssimazione massima, possiamo sostenere che i centesimi rappresentano per gli italiani un “difetto dell’euro”:
con la lira noi italiani gestivamo monete di modesto valore, entrando nell’euro la mille lire del vecchio conio si è trasformata in una monetino da 50 centesimi e quindi in una moneta piccola ma in teoria “fortemente spendibile”.
Il diverso valore dei cosiddetti spiccioli ha preteso uno stravolgimento completo della gestione pratica del danaro nei nostri portafogli.
Così, con la complicità del tasso di cambio, per l’assoluta mancanza di controlli amministrativi e legislativi sui prezzi base e per le differenze strutturali rispetto alla lira, l’euro è stata ed è una moneta poco apprezzata dal popolo.
L’Italia cedendo la sovranità monetaria non ha ottenuto in cambio il vantaggio pratico sperato: l’euro non ha cioè arricchito il cittadino medio.
La percezione viva e concreta è che la moneta europea abbia concorso ad un aumento incontrollato ed ingiustificato dei prezzi italiani, il cittadino con l’euro in tasca si sente più povero.
E’ per questi motivi che l’opinione pubblica si lascia affascinare dalle polemiche contro l’euro e l’utente libero del social condivide il nostalgico richiamo alla lira.
Ma la notizia del ritorno alla lira è una bufala. Da cosa si evince che la “vecchia news” è priva di fondamento?
Diciamo subito che la notizia del ritorno alla lira è una bufala molto male architettata.
E’ una falsa notizia già perché non esiste la commissione citata nel testo dell’articolo:
la quinta Commissione delle Finanze e Tesoro non esiste, esiste una quinta commissione ma è quella nominata come “Bilancio, Tesoro e Programmazione”.
Va detto altresì che un eventuale cambio di valuta in Italia pretenderebbe un iter legislativo impossibile da “nascondere” alla popolazione. Intanto l’ipotesi del ritorno alla lira dovrebbe essere valutata dal Consiglio dei Ministri che difficilmente potrebbe partorire, in merito all’addio all’euro, una decisione veloce o indolore.
Inoltre, a prescindere dall’iter legislativo nazionale, ci sarebbe da vedersela con gli economisti internazionali, occorrerebbe gestire i rapporti di amicizia con le potenze economiche europee e sarebbe fattivamente necessario l’intervento della Banca d’Italia e della Zecca dello Stato.
- La Banca d’Italia per esempio avrebbe un ruolo determinante nella valutazione del rapporto di conversione; dovrebbe ricalcolate tutti i conti bancari; avrebbe il compito di riprogrammare bancomat e carte di credito; dovrebbe riemettere i Titoli di Stato modulandoli secondo il nuovo strumento economico.
- E non serve un economista per far notare che la Zecca di Stato dovrebbe stampare le nuove banconote, non potendo evidentemente riesumare le vecchie.
Ciò equivale a dire che un ritorno alla sovranità monetaria è sì possibile ma non potrebbe mai intervenire improvvisamente come “un colpo di stato economico”.
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