L’importanza del dialogo con i propri figli è fondamentale, solo e soltanto attraverso il dialogo i bambini possono aprirsi, confrontarsi, conoscersi e spesso essere aiutati.
Talvolta siamo stanche e poco disposte ad ascoltare ma ricordiamoci di non spezzare mai questo ponte basilare per la loro crescita e spesso anche per salvarli da situazioni orribili.
In mezzo a tante banalità, cose buffe che rimarranno nei nostri cuori, curiosità e mille domande che possono fare i bambini, può emergere anche l’orrore ed è questo che è capitato a Rachel quando la sua bimba, Hannah (un nome convenzionale che le è stato dato), casualmente, ha raccontato di essere stata toccata nelle parti intime da un umico di famiglia.
Mai la madre si sarebbe aspettata di sentire quelle parole, solo grazie alla confidenza e alla naturalezza con cui parlavano insieme, probabilmente, è emersa questa verità sconcertante e abominevole.
Rachel è rimasta scioccata e inorridita nello scoprire ciò che era accaduto alla sua piccola di tre anni.
La sua esperienza le è servita anche per comprendere quanto sia importante divulgare il giusto atteggiamento da adottare con i bambini per fare in modo che questi raccontino i loro eventuali problemi, non se ne vergognino e non abbiano paura, malgrado le eventuali minacce e pressioni subite.
I bambini devono ben capire cosa è giusto e cosa sbagliato per poter essere salvaguardati e bisogna far loro capire cosa può essere considerato un abuso.
Ron Wood, 60 anni, era un amico considerato fidato e Rachel non aveva motivo di pensare male di lui. La conversazione rivelatrice con la figlia è nata dopo che Rachel è venuta a conoscenza di una campagna molto importante organizzata dalla NSPCC (National Society for the Prevention of Cruelty to Children, ovvero un’associazione per la prevenzione degli abusi sui bambini).
La campagna prende il nome di PANTS, giocando sul fatto che questa parola in inglese significa “mutande” e si invita i bambini a sapere che nessuno di estraneo ha il diritto di poter violare la loro zona intima protetta dalla biancheria ma è anche l’acronimo di alcune importanti parole su cui punta la campagna.
P sta per “private” cioè “privato”, nessuno deve vedere o toccare le loro parti private, intime a parte i familiari, gli infermieri o i medici se lo devono fare e devono spiegare perché lo fanno.
A sta per “always” che significa “sempre” : i bambini devono sempre ricordarsi che il loro corpo appartiene a loro.
N sta per “no”, i bambini hanno diritto di dire no se vengono toccati indesideratamente da chiunque.
T sta per “talk” ovvero “parlare”, parlare dei segreti “cattivi” che fanno stare male e distinguerli da quelli buoni come una festa a sorpresa o un regalo da fare.
S è sta per “speak up”, raccontare apertamente ciò che succede e che li fa sentire tristi, ansiosi o spaventati a qualcuno di cui si fidano che potrà aiutarli.
Rachel non pensava fosse necessario parlare a Hannah di abusi perché era molto piccola e non pensava potesse mai succedere nulla, ricordando però la prima regola della campagna PANTS, mentre metteva un po’ di crema sulla pelle della piccola, pensa che sia una buona opportunità per offrirle le regole PANTS.
“Le ho detto: la parte coperta dalle tue mutandine è solo tua, nessuno può toccare questa zona” “Mi aspettavo che dicesse semplicemente ok, invece mi disse che Ron metteva lì le sue mani….”
Incredula Rachel e suo marito Mark hanno chiesto alla bambina altri particolari. Ron era un amico di famiglia da dieci anni!!
“Mi sentivo tradita, non avrei mai pensato potesse succedere proprio a mia figlia…invece lui aveva approfittato di ogni occasione per stare solo con lei, anche mentre Hannah giocava a nascondino le aveva suggerito di nascondersi in camera e lo ha fatto tantissime volte…”
I genitori hanno naturalmente chiamato la polizia, Hannah è stata interrogata in modo adeguato, alcuni medici l’hanno visitata e hanno constatato che ciò che diceva corrispondeva ad un’orrenda verità…
“Le abbiamo spiegato che ciò che era successo era sbagliato e che la polizia avrebbe punito Ron per ciò che aveva fatto, Hannah si è sentita libera allora di dettagliare tutto; ero disgustata nel sentire che lui la chiamava la “sua piccola principessina speciale”.
Hannah ha deposto la sua confessione attraverso un video e Rachel è stata orgogliosa del coraggio che ha mostrato la sua bambina nel gestire una situazione così pesante.
“Tutti hanno messo a suo agio Hannah e lei ha raccontato tutto con semplicità e senza forzature, ha parlato per quasi un’ora senza fermarsi.”
Ron è stato subito giudicato colpevole e condannato a otto anni di carcere.
Hannah ha detto che era contenta che le avessero creduto e di aver dimostrato a tutti che non stava mentendo!
Per un po’, dopo il processo, Hannah si è mostrata più timorosa del solito, non voleva essere lasciata sola ma più passa il tempo e più sta riacquistando fiducia negli altri.
Ora Rachel è impegnata in prima persona nella campagna PANTS per far comprendere agli alti genitori quanto sia importante parlare anche di questi argomenti scomodi e imbarazzanti per rendere i bambini consapevoli e, nel caso sventurato sia già successo qualcosa di spiacevole, ne parlino.
“Cogliete l’occasione mentre li lavate, li vestite, so che pensate che non succederà mai nella vostra famiglia, ma, purtroppo, non è sempre così.” “Nel caso sia successo, è meglio saperlo prima possibile per poter aiutare i bambini, lasciando meno traumi e cicatrici possibili.”
Ci uniamo calorosamente all’invito di Rachel per rompere il muro di silenzio, mantenere sempre vivo il dialogo con i nostri bimbi, fin da piccolissimi: in punta di piedi entrare nel loro mondo per proteggerli dai mostri, sempre!
Fonte: Dailymail