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Come Spiegare la Malattia ai Bambini

di Alessandra Albanese

07 Marzo 2014

Qualche tempo fa mio figlio mi fece qualche domanda su un bimbo che frequentava la sua scuola.

Era in seconda o in terza elementare, si affacciava alla vita, e tante cose per lui erano nuove, soprattutto quelle che colsero la sua attenzione quel giorno.

Era sera, eravamo a letto, e lui mi domandò: “Mamma, ma perché Vincenzo viene a scuola con quel passeggino con le ruote enormi? Perché non sa camminare anche se è grande?

Allora io gli dissi, pensando che questa risposta bastasse: “Perché Vincenzo è malato”.

Lui incalzava, non era soddisfatto della mia affermazione: “Ma se è malato allora perché viene a scuola?”.

Già, perché per lui chi è malato ha la febbre, non è che sta sulla sedia a rotelle, e soprattutto non va a scuola.

E io mi resi conto che era importante parlare delle malattie ai bambini, io che avevo la sclerosi multipla, e credevo che tutti, anche mio figlio, fossero coscienti che la malattia si sperimenta spesso nella vita, magari non personalmente.

Come spiegare a mio figlio di cinque anni la malattia?

Io mi sono documentata, e ho cercato di fare del mio meglio per far si che anche un bimbo comprendesse che non sempre e non tutti possono stare bene, e che però allo stesso tempo non avesse troppa paura di questa scoperta.

Parlare di una malattia con i bambini dipende da tanti fattori: quanti anni hanno, di chi si parla, se genitori o estranei, la natura delle prognosi, la guarigione, o la perdita di una persona cara.

Se i bambini sono piccoli, non sarà necessario dare molti dettagli ad esempio, ma anche in caso di più grandicelli non bisogna per forza far loro conoscere ogni bollettino medico.

In genere sarebbe opportuno che questi discorsi fossero tenuti dai genitori dei bambini, cioè quelli che meglio li conoscono. Poi bisognerebbe scegliere un momento di calma: inutile farlo in macchina mentre si va a scuola, che sicuramente si avrà poi fretta di scendere per entrare in classe.

Bisogna imparare a condividere queste informazioni con i bambini, perché è impensabile che poi nella vita quotidiana i bambini non carpiscano qualcuna di esse che gli adulti si scambiano, magari involontariamente, davanti a loro.

Quando si decide è bene dire fondamentalmente:

Mamma (o zio, o la maestra) è malata; poi dare un nome proprio a questa sconosciuta; e infine cercare di spiegare al meglio delle proprie possibilità e secondo la comprensione dei bambini.

Dopo di che bisogna essere pronti ad affrontare le domande che naturalmente i bambini cominceranno a porre.

Di chi è la colpa?

Perché è successo?

E’ colpa mia?

Posso ammalarmi anche io?

Adesso cosa succederà alla mamma?

Morirà?

E’ importante rispondere con abbastanza sincerità, per preparare i bambini all’eventuale decorso della malattia, che infine non si sentano traditi da eventuali omissioni o falsità che si sono dette.

Ed è molto importante inoltre far loro capire che loro non sono responsabili in alcun modo di quello che sta accadendo o che accadrà.

In tempi di internet le immagini, non troppo cruente, possono aiutare a spiegare ai bambini le malattie.

Anticipate anche che quando qualcuno è malato può succedere che ci si commuova maggiormente, che mamma o papà siano più distratti, e che loro potrebbero sentirsi a volte trascurati, ma non è vero.

La mamma e il papà potrebbero avere la necessità di passare più tempo lontani da loro per curarsi, o per accudire qualcun altro malato, ma che tenteranno di recuperare in là, quando la situazione sarà migliorata, e che non per questo loro sono meno amati.

 

Preparate i bambini anche ad una eventuale assenza, per un intervento (mamma dovrà stare qualche tempo a dormire fuori casa, ma quando torna potremo vedere un film tutti insieme) o anche ad eventuali cambiamenti fisici (la perdita di capelli, o un dimagrimento, o eventuali protesi)

E dite loro che tutti questi cambiamenti avvengono per tentare di far stare meglio.

Siate però sempre preparati a domande spiazzanti, perché spesso i bambini non si accontentano di spiegazioni sommarie: piuttosto che mentire siate vaghi, rispondete un “Non lo so” o “La domanda è difficile, e non sono sicuro di saperlo, posso chiedere al dottore la prossima volta che lo vedrò”.

Ma attenzione: anche in questo caso i bambini si aspettano che diate davvero seguito a questi interrogativi, dunque è bene preparare la risposta dopo, magari con più tempo.



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