Lo scorso 30 gennaio la Corte d’assise di Firenze ha dichiarato Amanda Knox e Raffaele Sollecito colpevoli dell’omicidio della studentessa inglese Meredith Kercher.
Una sentenza che ribalta quella di due anni fa, quella che assolveva gli ex fidanzatini di Perugia, la stessa annullata nel marzo del 2013 dalla Corte di Cassazione di Perugia.
Inutile dire che sia Amanda che Raffaele non hanno accettato questa nuova accusa, definitisi da sempre innocenti, non hanno esitato a rilasciare dichiarazioni di non colpevolezza attraverso programmi tv e giornali.
In particolar modo, la giovane di Seattle, ritornata da due anni nella madre patria, ha voluto, ancora una volta, porre l’attenzione sulla sua innocenza utilizzando il web come mezzo di comunicazione.
L’11 febbraio infatti posta sul suo blog, nonché sul suo profilo twitter, una foto in bianco e nero, un selfie che la ritrae con un inequivocabile cartello.
Il primo post, quello pubblicato sul suo portale, è accompagnato dal seguente commento:
“Qui trovate: informazioni su di me, il mio libro di memorie “Waiting to Be Heard”, altre opere di scrittura e pubbliche rivelazioni, e le indagini relative al devastante omicidio di Meredith Kercher, di cui Raffaele Sollecito e io siamo innocenti. Grazie per la vostra considerazione e sostegno”.
Un’immagine che non è di certo passata inosservata, uno scatto che non tutti hanno apprezzato, soprattutto il popolo perugino, o una parte di esso.
Il giorno successivo al tweet di Amanda infatti, mercoledì 12 febbraio, su facebook nasce la pagina “Amanda e Raffaele, Perugia VI ODIA”…
… recentemente modificata in “Perugia vuole giustizia per Meredith”.
Il post di presentazione della pagina recita:
“Invito ogni Perugino ed ogni abitante della nostra cittadina a pubblicare la foto di risposta al vergognoso Tweet di #AmandaKnox utilizzando gli hastag:
#Amanda #Knox #Raffaele #Sollecito #Meredith #Kercher #AmandaKnox #RaffaeleSollecito #MeredithKercher #Perugia #PerugiaViOdia
facciamo arrivare in ogni modo possibile la nostra risposta oltreoceano. La nostra meravigliosa città non ha sicuramente bisogno della pubblicità negativa che la coppietta (e l’allegato manipolo di giornalisti che ci lucrano sopra) ci stanno dando. Perugia vi odia, e soprattutto non vi vuole”.
La risposta da parte del popolo della rete non si è fatta attendere, divisa in due diverse fazioni: favorevoli e contrari.
Nasce così una nuova polemica, a suon di post, tweet ed immagini selfie, su quello che potremmo definire uno dei processi italiani più discussi e controversi.
Nella lotta contro i colpevolisti, ossia coloro che ritengono Amanda e Raffaele responsabili della morte di Metz, non potevano mancare gli innocentisti riuniti nella fanpage “Amanda Knox Defense”, nata il 19 gennaio scorso.
E non tarda ad arrivare anche la risposta di Amanda che alle proclamazioni di odio risponde con una pubblicazione sul suo blog, datata 13 febbraio 2014, titolata “Perugia, ti voglio bene”.
“È interessante che questa settimana, quella dedicata all’amore, è la stessa in cui ha avuto inizio una campagna di odio su Facebook. Si compone di fotografie di vari individui, presumibilmente perugini, che mostrano cartelli riportanti la scritta “Perugia Vi Odia” (“Perugia Hates You”). Essi imitano una fotografia che ho inviato al mio sito web e account Twitter che professa al popolo italiano l’innocenza mia e di Raffaele, nonostante l’ultima sentenza di condanna emessa dalla Corte di Appello di Firenze il 30 gennaio […]
Di solito non rispondo ai messaggi di odio e piuttosto faccio parlar loro da soli. Questa non è la prima volta, né sarà l’ultima volta che ho ricevuto messaggi di odio da gente fieramente irrazionale […]
Ci sono due motivi che mi spingono a rispondere e riconoscere questi messaggi di odio in particolare. Il primo è perché questi individui sostengono di rappresentare i sentimenti di Perugia nel suo complesso. La seconda è che, mentre il loro disaccordo con la mia dichiarazione di innocenza è implicito, ciò che questi individui scelgono di esprimere in modo esplicito non è un giudizio, ma un sentimento che è irrilevante rispetto al giudizio. Questa purtroppo non è una sorpresa […]
Sia che lo credano o no, queste persone di <Perugia Vi Odia>, che portano le loro emozioni su cartelli, aiutano me e il mondo a capire quello che è realmente accaduto in questo caso. I colpevolisti (“guilters”) perdono la loro credibilità, una volta che rivelano che la loro posizione si fonda su emozioni irrazionali, piuttosto che su prove oggettive. Non ci si può aspettare la giustizia da un pensiero contaminato da orgoglio e odio. So per certo che non tutti a Perugia mi odiano o credono che io sia colpevole […]
Ironia della sorte, <Perugia Vi Odia> mi ricorda semplicemente una parte di Perugia che non rappresenta la città. Il mio amore si estende a quella Perugia dalla testa pensante, compassionevole e generosa che la mia famiglia e io siamo riusciti a conoscere durante tutta la mia persecuzione e ingiusta prigionia nelle mani di alcune autorità orgogliose e che odiano, sostenute da alcuni individui orgogliosi e che odiano.
Perugia, ti voglio bene”.
Un efferato omicidio divenuto ormai spettacolo, una vittima, Meredith, usata come un vessillo, “sbandierata” da entrambe le fazioni che ne rivendicano il riposo e la pace eterna.