Mentre il mondo si indigna per scappatelle ufficiose e bazzecole burocratiche, vi sono posti nel mondo in cui si consumano tragedie umane mute e silenziose.
Sfido molti di voi a dirmi cosa si conosca della situazione orribile che vi è nella Repubblica Centrafricana. Vi sono paesi più lontani di cui, probabilmente, sappiamo di più…
Vi sono foto che mai avremmo voluto pubblicare, che indignano o forse disturbano, dipende. Eppure sono realtà quotidiana, assolutamente sconosciuta ai più.
Nel marzo 2013 la già precaria situazione politica dello stato africano, è ulteriormente scossa da una ribellione condotta da un gruppo chiamato Seleka.
Dopo un fallito trattato di pace tra i ribelli e il presidente Bozizé, avviene un vero e proprio colpo di stato ad opera dei ribelli che di fatto “controllano” il paese.
Le tensioni continuano da allora e il gruppo armato è totalmente fuori controllo anche da parte del nuovo presidente Michel Djotodia che non riesce a mantenere il controllo sulle proprie milizie e a ristabilire l’ordine, a sedare i conflitti interni tra cristiani e musulmani.
Testimoni riferiscono continuamente di case saccheggiate, persone uccise per strada, bambini e donne torturati e stuprati, uomini bruciati vivi e negozi devastati e dati alle fiamme.
La Croce Rossa non fa che aggiornare continuamente il numero delle vittime delle violenze, non solo nella capitale Bangui, ma anche in tutto il paese.
Ci sono cadaveri abbandonati sul ciglio delle strade, case deserte ridotte a discariche, bambini e donne abbandonati a loro stessi che vagano alla ricerca di un riparo.
L’ospedale dell’organizzazione internazionale Emergency della capitale è l’unico al momento funzionante ed è diventato luogo di rifugio di molti civili che si sono recati lì per sfuggire ai combattimenti.
La situazione nel paese, ex colonia francese, è al baratro.
Più di 1 milione e 300 mila persone che hanno bisogno di aiuti alimentari: uno sterminio psicologico e umano a cui non viene data visibilità. Save the Children cerca di fare il possibile per evitare il peggio, si temono anche epidemie in questo clima di anarchia e violenze continue.
A testimoniare tutto ciò una foto su tutte che può diventare emblema di tutto ciò: una giovane ragazza di 16 anni piange su un lettino mentre soffre per il travaglio del suo parto e, ancor di più, per dover dare alla luce un figlio frutto di una violenza, il tutto in condizioni sanitarie precarie e disumane.
I soldati della Seleka l’hanno stuprata, dopo aver ucciso i suoi famigliari, e l’hanno poi cacciata da casa sua.
La ragazza rimane in silenzio, non riesce neppure a collaborare al parto, tanto il trauma che ha subito, e che subisce, le hanno annientato la coscienza. Le ostetriche cercano di salvare il bambino che sono costrette a far nascere con una manovra forte, schiacciando il ventre della giovane.
Il piccolo esce, non piange, non respira e solo a stento le operatrici riescono a tenerlo in vita.
La vita vince nonostante tutto ma ognuno di noi, anche con il silenzio, contribuisce a non renderla un’emozione magica per tutti….
Alexandre Ferdinand Nguendet guida ora il consiglio nazionale per eleggere un presidente ad interim che possa sostituire Djotodia e guidare il paese verso le elezioni, da indire entro la fine dell’anno.
Contemporaneamente, si è in attesa di rinforzi dal contingente ruandese e un’operazione risolutiva delle forze francesi.
Nel frattempo le atrocità continuano, a bassa voce, per non disturbare…
Fonte: www.dailymail