C’era una volta, tanto tanto tempo fa,
una fanciulla bella e gentile che viveva con il suo ricco padre in un grande casa.
Era stata una bimba allegra e spensierata, ma un giorno la sua mamma si ammalò e volò in cielo.
Il padre rimasto solo fece del suo meglio per restituire il sorriso alla figlia amatissima.
Pensando che la piccola avesse bisogno di una donna che le facesse da mamma, scelse in sposa una signora nobile, già madre di due giovani ragazze.
Un brutto giorno l’uomo si ammalò e raggiunse la moglie nel cielo.
La fanciulla rimase sola.
La matrigna e le sue figlie non la consolarono affatto. Quella donna e le due ragazze non avevano mai amato la giovane, erano invidiose della bellezza e della dolcezza che esprimeva.
La fanciulla dopo la morte del padre fu costretta a svolgere i compiti più umili: a cucinare, lavare e rassettare la casa, fare il bucato e accendere il fuoco del camino.
Fu scacciata dalla sua bella stanza e lasciata sola in una piccolo ripostiglio buio, dove dormiva su di un lettino sgangherato in compagnia di due topolini, suoi unici amici.
La matrigna le tolse i bei vestiti ed i gioielli, ma la ragazza, malgrado, indossasse sempre la stessa veste consumata ed un povero grembiulino, rimaneva incantevole.
Le sorellastre la deridevano e la chiamavano Cenerentola per via della cenere del camino che rimaneva sul viso e sui vestiti della giovane. Povera e triste era Cenerentola ridotta come una servetta nella sua bella casa.
Un giorno giunse una lettera dorata proveniente dal castello del Re: il Principe invitava a corte tutte le fanciulle del regno per un gran ballo. Era tempo che il giovane erede al trono scegliesse la sua sposa.
Le sorellastre e la matrigna rovistarono tra gli abiti più belli di Cenerentola, quelli che la giovane aveva ereditato dalla mamma e presero i gioielli più brillanti.
Cenerentola le guardava piangendo. A lei il ballo fu proibito.
La grande sera giunse, la matrigna e le perfide sorellastre presero la carrozza e vestite come damine si recarano al palazzo del Re.
Cenerentola persa nel pianto era sola e disperata.
D’improvviso una pioggia sfavillante di mille gocce di luce colorate invase il misero sgabuzzino ove la fanciulla stava con i compagni topini.
Da quella esplosione di luci apparve una fata vestita di rosa.
“ Non piangere – le disse – asciuga queste lacrime di dolore. Coraggio preparati per il ballo!
“ Non posso andare alla festa di corte, non ho un vestito, né un gioiello, sono scalza e non c’è carrozza che mi possa condurre – ribatté la fanciulla ancora in lacrime.
Con un colpo di bacchetta la fata fece apparire un bianco fazzoletto che svolazzando da solo si avvicinò al viso della fanciulla per asciugare ogni lacrima e cancellare la tristezza.
“ Stai ferma – ordinò la fata,
Stai ferma e diritta, fatti guardare bene … sto pensando al vestito che faccia al caso tuo.
Eccolo, eccolo – urlò agitata la fatina rosa. E roteando la bacchetta magica immerse cenerentola in una nuova sfavillante pioggia di lucine colorate e calde. Da quella esplosione festante la giovane uscì più bella di una principessa, su di lei un vestito azzurro, luccicante di gemme e diamanti, al collo un gioiello importante e tra i capelli molti brillanti, ai piedi scarpette di lucente cristallo.
Cenerentola era senza parole.
“ Ora ci occorre una carrozza – disse allegra la fatina.
Presto segui me! – con un cenno della mano esortò la giovane ad uscire in giardino.
“ Ecco una zucca dell’orto sarà perfetta! – puntando la bacchetta su una bella zucchetta tonda la fata liberò nell’aria ancora mille lucine, quando lo scintillio si perse nel buoi della sera apparve una bella carrozza.
“ Ora ci servono due cavalli – rifletté la fata.
I topini incominciarono ad agitarsi, la fatina interpretando il loro desiderio con un colpo di bacchetta e tante goccioline di luce brillante, li trasformò in due destrieri bianchi.
“ Manca il cocchiere! – affermò la fata, puntando la bacchetta sul gatto di casa che se ne stava acciambellato sulla scala a poltrire, disse:
“ Sveglia Nerino, tu guiderai la carrozza al castello!
In un lampo il micio divenne un giovane paggetto pronto a condurre la dama a corte.
“ Adesso vai al ballo – disse la fata, accarezzando la giovane bellissima-
Ma ricorda che allo scoccare della mezzanotte la magia svanirà e tutto tornerà come era: il vestito, la zucca, i topini ed il gatto riprenderanno le loro sembianze.
Cenerentola stupita e commossa prese posto in carrozza e Nerino, divenuto cocchiere, guidava i topini trasformati in destrieri. Presto il castello comparve lucente in mezzo alla notte.
Quando Cenerentola fece il suo ingresso nella sala da ballo nessuno poté fare a meno di notarla. Portava con sé la luce della magia, dei diamanti sfavillanti e delle bianche perle.
Il principe rimase abbagliato da tanto splendore. Subito scelse la giovane per aprire le danze e non ci fu ballo che non eseguirono insieme, non ci fu attimo della festa che non trascorsero l’uno accanto all’altra. Era chiaro: il principe aveva trovato l’amore.
Ad un tratto cenerentola sentì i rintocchi dell’orologio della torre annunciare che la mezzanotte stava per arrivare.
Subito corse via … scappò veloce, attraversando la sala da ballo e precipitandosi per la lunga scalinata del castello. Il principe provò a fermarla ma la giovane non si voltò neanche per un istante.
Nella sua fuga veloce e spaventata Cenerentola perse una delle sue scarpette di cristallo.
Il principe stringeva al petto quella lucente calzatura, era la sola cosa che gli rimaneva in memoria della bellissima giovane che lo aveva incantato.
Il Re era disperato per il suo figlio affranto.
Ma un consigliere del regno ebbe un’idea:
“ Maestà condurremmo questa scarpa in ogni casa e la proveremmo ad ogni fanciulla, colei che la calzerà alla perfezione non potrà che essere la fanciulla misteriosa.
Il Principe accolse con gioia l’iniziativa dell’astuto consigliere. Ed un paggetto partì subito con la scarpetta!
Giunto alla casa di Cenerentola, la matrigna lo fece accomodare perché provasse la scarpa alle sorellastre. Per quanto le due fanciulle si sforzassero la calzatura non si adattava ai loro piedi.
Il paggetto del Re vide la serva che accendeva il fuoco.
“ Si accomodi anche Lei, per ordine del Sovrano la scarpa va provata ad ogni fanciulla del regno – disse il paggetto.
La matrigna lo guardò con disprezzo e superbia.
La giovane si accomodò, il paggetto appoggiò appena la calzatura al suo piede piccolo e leggero … subito si accorse che sembrava fatta apposta per lei.
Senza esitare prese la giovane con sé e la condusse nella carrozza regale tra le urla di rabbia della matrigna e delle perfide sorellastre.
Giunti a corte al Principe bastò uno sguardo per ritrovare in quella fanciulla la giovane che lo aveva incantato.
Si amarono per sempre e vissero felici e contenti.
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