AIDS significa “Sindrome da Immunodeficienza Acquisita”.
Il malato di AIDS ha le difese immunitarie fortemente indebolite dal virus denominato HIV e non è, quindi, in grado di combattere malattie o infezioni, più o meno gravi, causate da altri virus, funghi o batteri.
In Italia, i casi accertati dall’inizio dell’epidemia datata1982 – anno in cui fu registrato il primo caso, negli USA – al 2004 sono circa 53.000, 33.000 dei quali letali.
Il numero di sieropositivi è stimato intorno ai 140.000, di cui un terzo circa sono donne in età fertile.
Vi è un sempre più crescente “desiderio di genitorialità” tra le donne sieropositive, certamente favorito dai progressi della medicina; oggi la possibilità di trasmissione dalla malattia dalla madre al feto è ridotta notevolmente, quindi una donna sieropositiva, debitamente seguita da medici professionisti, può ben sperare di mettere al mondo un bimbo perfettamente sano.
Tuttavia, non è possibile scongiurare o prevedere con certezza il rischio di trasmissione del virus al feto per molti fattori. E queste variabili necessariamente vanno prese in considerazione prima di affrontare una gravidanza.
Cerchiamo di individuare, chiarire ed analizzare gli elementi chiave della questione. Quali sono i fattori che incidono sulla buona riuscita di una gravidanza quando la mamma è sieropositiva?
– Intanto è giusto partire da una indicazione di massima sulla sintomatologia: esiste la sieropositività sintomatica e quella asintomatica, nel secondo caso la madre ha minori possibilità di trasmettere al piccolo il virus.
-Va, poi, valutata la virulenza del virus ovvero la sua capacità di replicarsi, più è alta, maggiori sono le possibilità di contagiare il feto.
– Altro elemento determinante è la carica virale: si tratta di verificare il numero di copie virali presenti nell’unità di volume di sangue; più esemplari sono presenti nel sangue della madre, più il feto è a rischio.
– Sarà altresì necessario valutare lo stato clinico della madre, ovvero verificare la quantità di anticorpi presenti nel sangue della donna; maggiore è il numero, minori sono le possibilità di contagiare il feto.
– Ultime ma non meno importanti sono le così dette complicazioni varie, esse concernono la relazione tra farmaci antivirali e feto, nonché le possibilità di parti prematuri o nascite di bambini sottopeso.
Grazie, però, alla terapia retro virale assunta in gravidanza, al parto cesareo e all’allattamento artificiale, le possibilità di trasmettere al bambino il virus dell’HIV sono al di sotto al 2-4%. In alcuni casi vengono valutate addirittura sotto all’1%.
Nel caso in cui una donna sieropositiva decida di intraprendere una gravidanza (o venga a conoscenza, nelle prime settimane di gravidanza, di essere sieropositiva – cosa che avviene frequentemente – e decida di non abortire), dovrà sottoporsi, oltre alle frequenti visite ginecologiche, a controlli specifici presso un infettivologo.
Non raro è il caso delle coppie sierodiscordanti :
Si parla di coppie siero discordanti quando uno solo dei due partner è affetto da HIV.
Il virus viene trasmesso esclusivamente dalla madre infetta, quindi se ad essere sieropositivo è il futuro padre, il feto non rischia il contagio.
Esistono alcune tecniche che permettono di intraprendere una gravidanza in tutta sicurezza per il partner e per il feto. Guardiamole più da vicino:
– La prima è il lavaggio dello sperma e vi si ricorre nel caso in cui ad essere sieropositivo è l‘uomo. Si tratta di una tecnica che consiste nel separare, in laboratorio, gli spermatozoi dal liquido seminale (è nel liquido e nei globuli bianchi contenuti in esso che il virus è presente liberamente) e di introdurli, poi, “artificialmente” nella vagina della donna.
In Italia, questa tecnica è stata utilizzata su circa 3.000 campioni di sperma: non è stato documentato alcun contagio alla partner sieronegativa e questa tecnica ha “fatto nascere” 350 bambini non portatori del virus.
– La seconda tecnica, invece, riguarda la donna sieropositiva ed è meno complicata. E’ una procedura di auto inseminazione, che si può effettuare anche a casa. Si tratta di prelevare lo sperma dell’uomo e di inserirlo nella vagina, evitando quindi il contatto e un possibile contagio del partner.
Vi è molta “ignoranza” sul tema, ancora troppo spesso l’AIDS viene vista come malattia esclusiva di drogati e omosessuali, mentre ad essere contagi ati sono sempre più spesso adulti, in cerca di un’avventura sessuale, che mettono così a repentaglio la propria vita e quella dei propri famigliari.
Un recente Studio dell’Università La Sapienza di Roma ha evidenziato che i giovani fanno sesso sempre prima e nel 40% dei casi rischiando.
Bisogna aprire gli occhi, proteggersi e fare informazione. E in caso di rapporto non protetto, effettuare i dovuti controlli
Le informazioni mediche contenute in questo articolo sono state tratte da:
www.stopaids.it (da questo i metodi di concepimento tra coppie
sierodiscordanti e linee guida per intraprendere la gravidanza)
www.wikipedia.it
www.unicef.it (statistiche su contagi in italia)
Questo articolo ha carattere divulgativo e non sostituisce il parere del medico che deve sempre essere consultato ove necessario.