I genitori nei confronti dei figli si distinguono generalmente in due macro categorie: i lodatori e i critici.
Quelli ovvero che il figlio è un continuo “Ma quanto sei bravo, ma come sei intelligente, ma che bellissimo bambino è mio figlio” e gli altri, diametralmente all’opposto, ipercritici, che hanno figli che “Anche se hai preso 10 potevi ambire alla lode”.
Ma alla fine, quale sarà la pratica educativa migliore? Lodare i propri figli è un bene o un male? Al contrario, le critiche sono costruttive?
Diciamo che nel mondo degli esperti di infanzia queste due pratiche sono ambedue seguite e avverse in egual modo, ecco qualche riflessione.
Alfie Kohn, educatore ed autore di molti libri sulla formazione e l’istruzione dei ragazzi, sostiene che le lodi potrebbero trasmettere ai figli che l’alta considerazione che i genitori hanno di loro sia esclusivamente legata a come loro si comportano, a quante aspettative essi soddisfano in mamma e papà. E questo succede anche con maestre e adulti che circondano i bambini.
Inoltre le lodi possono minacciare anche l’autostima: fare bene qualsiasi cosa diventa importante solo a soddisfare le altrui aspettative, e minimamente essenziale diventa invece la propria realizzazione. Insomma si innesca una specie di dipendenza da approvazione di genitore (o insegnante).
E infine costringe i più piccoli a sentirsi sempre sotto esame, fino al paradosso di farli sentire insicuri nell’esprimere una propria posizione, per paura di non essere all’altezza della situazione, o di sbagliare la risposta attesa dagli altri.
Di fazione opposta invece lo psicologo infantile Kenneth Barish, docente di psicologia al Weill Medical College della Cornell University di New York. Autore anch’egli di molti libri in materia di educazione infantile, tra cui uno dal titolo evocativo Pride and joy (Orgoglio e gioia), Barish sostiene che tutti, grandi e piccoli, durante tutta la nostra esistenza siamo orientati a ricevere un riconoscimento o un apprezzamento per un lavoro fatto.A tutti piace conoscere le opinioni degli altri sul nostro operato, soprattutto quando abbiamo faticato per raggiungere un obbiettivo, e in quel momento una lode espressa è motivo di gioia e di soddisfazione.
Barish commenta su Psicology Today: «A mio avviso il bisogno di un figlio di essere elogiato e ricevere l’approvazione da parte degli adulti non è una ricompensa “estrinseca”. Lo sono le paghette in denaro. Ma la lode, come un sorriso o uno sguardo di approvazione, è tutt’altra cosa. È un bisogno umano fondamentale e non è una “tecnica “ per allevare bambini obbedienti».
Insomma, per quale motivo defraudare i più piccoli del gusto di sentirsi encomiato per una cosa, magari fatta con fatica e impegno?
D’altronde sia che sia un disegno, o una paginetta di vocali, i bambini vengono da noi adulti pieni di orgoglio, volti a suscitare la nostra partecipazione e godere della approvazione di mamma o della maestra.
Non che senza lode non si riesca a sopravvivere, ma come sarebbe una torta senza zucchero?
Quanto al risultato, la psicologa Laura Markham, sostiene che sia sempre meglio elogiare l’impegno profuso nel compiere un’azione: “è questa l’attenzione di cui il vostro bambino ha bisogno” continua.
Di parere comune anche un’altra esperta, la dottoressa Carol Dweck dell’università di Stanford: lodare un risultato può essere controproducente. In caso di fallimento può rendere un bambino fragile e insicuro e infine restio a rimettersi in gioco. E se è importante essere intelligenti, lo è ancora di più impegnarsi, ed essere elogiato per l’impegno, profuso nel fare qualsiasi cosa, che è oltretutto una dote che può essere controllata dall’individuo, e aumentata e migliorata sempre di più.
Attenzione però a non esagerare neanche con le lodi.
Anna Oliverio Ferraris, docente di psicologia dello sviluppo alla Sapienza di Roma precisa: «Uno perché l’eccesso di lode alla lunga perde di significato. Due, per non espropriali del piacere di fare qualcosa puramente per il piacere di farlo, senza pensare di doverlo fare per appagare il proprio genitore. E infine, per non gonfiare in maniera eccessiva il loro io. Il bimbo o la bimba che si sente continuamente dire “come sei brava” o ”come sei intelligente”, può perdere il senso della realtà, pensare di riuscire sempre bene in tutto e potrebbe di conseguenza avere difficoltà ad accettare gli errori, da cui invece si impara molto».
Lodare eccessivamente un bambino infatti può portare al risultato opposto di non riuscire a tollelare un possibile fallimento o un insuccesso, che purtroppo sono inevitabili nella vita. L’importante per un genitore è rassicurare il proprio figlio: confermare la propria presenza, essere disponibile e dare sostegno nel momento del bisogno.
Le lodi eccessive possono dunque aumentare l’eccesso di narcisismo, e non riuscire a insegnare al bambino una possibile sconfitta. E’ bene dunque elogiare il bambino ma giustificare questa lode, motivarla, sottolineare l’impegno del piccolo.
Stessa cosa vale quando si rimproverano: se da un lato l’elogio è puntato più sull’impegno che sull’intelligenza (ovvero una caratteristica estrinseca) anche un rimprovero deve andare nella stessa direzione: non “Sei cattivo” quanto un più ragionato “Hai sbagliato a fare questa cosa”, spiegando loro il motivo.