Il miracolo della vita nonostante la morte…
La medicina moderna, quella tecnologicamente avanzata e all’avanguardia, viene a volte definita “contro natura”, accusata di “forzare i normali equilibri umani”, azioni che, in tempi remoti, erano impossibili anche solo da immaginare.
Eppure, come ci mostra la storia che stiamo per raccontarvi, la scienza e la medicina, unite alla forza d’animo e all’umanità delle persone di cuore, possono divenire sinonimi di “miracolo di vita”, rendendo quest’ultima possibile anche di fronte la morte.
In un comunicato stampa, pubblicato e diffuso attraverso il proprio portale il 13 novembre scorso, l’ungherese DE OEC, Debreceni Egyetem Orvos- és Egészségtudományi Centrum (tradotto University of Debrecen Medical and Health Science Centre), annunciava:
Una donna dichiarata morta cerebralmente dà alla luce un bambino sano e salva la vita di altre quattro persone.
Il tutto ha avuto inizio quando, nella primavera del 2013, la donna in questione, 31enne ungherese, ha avuto un ictus mentre si trovata nella propria abitazione.
Incinta, alla 15° settimana di gestazione, la futura mamma, che a causa del malore aveva perso conoscenza, è stata trasportata al più vicino ospedale per poi essere trasferita d’urgenza in elicottero presso la struttura sopra citata, il De OEC. Appurata la gravità della situazione, i medici l’hanno subito sottoposta ad un intervento salva vita.
Nonostante ciò, il cervello della donna ha smesso di funzionare; dichiarata la morte celebrale, i medici l’hanno però tenuta in vita, grazie ad alcuni macchinari, in quanto il suo cuore continuava a battere.
E non era l’unico.
Come racconta la dottoressa Csilla Molnár, capo del dipartimento di Anestesiologia e Rianimazione,
“Un’ecografia ginecologica ha rivelato che il feto mostrava normali segni di vita corrispondenti alla sua età gestazionale”.
Il bambino, nonostante tutto, continuava a vivere nel ventre materno.
Data la situazione, l’intera equipe medica, in accordo con la famiglia, ha elaborato una procedura che consentisse di mantenere in vita il corpo della donna, così che il suo grembo continuasse a nutrire, proteggere e cullare quel piccolo essere, consentendogli poi di nascere in tutta sicurezza.
“I medici – si legge sul comunicato – sapevano che, nonostante i pochi casi al mondo, i feti nati da madri con morte cerebrale presentavano un’età gestazionale ben più avanzata. La sopravvivenza del feto era quindi tutt’altro che certa e non vi era alcuna garanzia che sarebbe nato sano. Nonostante le scarse probabilità, la famiglia ed i medici sono giunti alla decisione comune che avrebbero combattuto per la sopravvivenza del bambino tanto atteso”.
Una volta stabilito ciò, ai familiari non restava altro che piangere la donna e, nel contempo, gioire e pregare per quella piccola vita che continuava a crescere dentro di lei.
Mentre i medici fornivano tutte le cure necessarie, il futuro papà e i nonni si recavano regolarmente a far visita alla donna e al bambino, accarezzando la pancia e parlando con essa, cercando di trasmettere al feto tutto il calore e l’amore che provavano per lui, così come avrebbe fatto la sua mamma.
Dopo circa 3 mesi, per l’esattezza dopo 90 giorni dall’arrivo della donna in clinica, il piccolo è nato alla 27° settimana di gravidanza con un taglio cesareo fissato in seguito all’aggravarsi delle condizioni della mamma.
Sano ed opportunamente sviluppato, il bambino al momento del parto pesava 1420 grammi.
Dopo la nascita, su consenso dei familiari, i medici sono riusciti ad “allungare la vita” della 31enne di altri due giorni, il tempo necessario per procedere all’espianto di ben 5 dei suoi organi, dopo di che è stata lasciata andar via.
Nonostante la morte cerebrale, la donna, grazie all’aiuto dei medici e al coraggio dei propri parenti, è riuscita a compiere molto di più di un piccolo miracolo: quella che sembrava essere una debole fiamma di vita oggi è divenuta più forte che mai, tanto forte da alimentare altre 5 vite, primo fra tutti suo figlio.
Dopo aver ricevuto le debite cure neonatali, il piccolo, di cui non si conosce né il sesso né il nome per questioni di privacy, è stato dimesso dall’ospedale.
“La famiglia – riporta il comunicato – non è disposta ad apparire in pubblico e sia il padre che i nonni chiedono ai media di rispettare gli interessi del bambino, che ora sta crescendo nella sua casa, in pace, e di non perseguire o disturbare loro. La mancata osservanza della loro ragionevole richiesta da parte di qualsiasi giornalista o media potrebbero costituire un insulto verso questa famiglia, che è diventata un brillante esempio di umanità nel momento in cui hanno deciso di sostenere la tutela della vita, e verso la memoria della madre defunta”.
Noi di Vita da mamma non possiamo far altro che rendere omaggio a questa grande famiglia che ha continuato a coltivare ed accrescere il loro amore nonostante le impervie avversità.
Il video che vi postiamo qui di seguito raccoglie alcune testimonianze dell’equipe medica e mostra la nascita, il parto cesareo, nella sua interezza. Per quest’ultimo motivo ne sconsigliamo la visione ad un pubblico particolarmente sensibile.
Fonte: DE OEC