L’obesità infantile è oggi uno dei problemi maggiori dell’infanzia, che può determinare una pubertà precoce, fino a porre le basi per rischi cardiovascolari da adulti.
Oggi l’Italia è al secondo posto dopo gli Stati Uniti nella triste classifica dei paesi con maggiore diffusione di obesità infantile.
Un primato con il quale dobbiamo fare i conti, per il bene dei nostri figli.
Per prima cosa, bisognerebbe smettere di pensare che grasso è bello anche nei bambini:
i rotolini, le braccia a forma di salsiccia, non devono inorgoglire, piuttosto mettere in azione un campanello d’allarme: un bimbo in sovrappeso potrebbe essere un malato da grande.
E’ quanto ribadito anche nell’ultimo Congresso Mondiale di Endocrinologia Pediatrica tenutosi a Milano lo scorso settembre, e organizzato dalla Clinica Pediatrica di Chieti.
Come capire se nostro figlio è a rischio obesità? Basta misurare il girovita.
Francesco Chiarelli, direttore della clinica pediatrica di Chieti, spiega:
«C’è una relazione diretta fra grasso addominale e infiammazione sistemica: quando si introducono troppe calorie, le cellule devono aumentare di dimensioni per consentire lo “stoccaggio” dei grassi: questo stress le induce a produrre grandi quantità di molecole pro-infiammatorie, inoltre l’espansione delle cellule adipose provoca una riduzione della quantità di ossigeno nei tessuti e una modifica dei fattori protettivi locali. Se le anomalie persistono si sviluppano alterazioni della sensibilità all’insulina e si verificano infiammazione cronica dei tessuti e morte delle cellule».
Il grasso addominale dunque è indicativo per individuare una soglia di pericolosità del peso corporeo.
E’ sufficiente dunque dividere la circonferenza della vita (misurata in centimetri) per il peso: il risultato ottimale è al di sotto di 0,5; valori uguali o superiori devono mettere in allarme perché vuol dire che troppo grasso si è già accumulato nell’addome.
Bisogna sapere infatti che il numero di cellule adipose si sviluppa proprio nell’infanzia, e rimane costante nel corso di tutta la vita. Queste cellule sono però soggette a “ingrandire” con un carico calorico eccessivo, fino a “scoppiare”, e quando questo avviene il grasso si deposita anche in altri organi, che si infiammano.
E quando il sovrappeso non si risolve incorrono infiammazioni croniche che possono aprire la strada a diabete, altre sindromi metaboliche e problemi di fegato grasso (statosi epatica).
La parola sovrappeso è una definizione che sminuisce il problema, sostiene Chiarelli, usiamo la parola obesità:
«Il girovita abbondante è anche un indicatore affidabile della sensibilità all’insulina, che a sua volta è un fattore di rischio per il diabete. Un risultato uguale o superiore a 0,5 è un campanello d’allarme: significa che il bimbo è sulla strada della pre-obesità».
L’indicazione del congresso è combattere il sovrappeso principalmente in età infantile, per scongiurare una generazione di malati cronici.