Halloween la festa mostruosa importata dall’America e di derivazione anglosassone; Halloween la festa che non appartiene alla nostra cultura eppure ci ha letteralmente stregati; Halloween la festa anticristiana, pagana, dissacrante e spaventosa …
… insomma Halloween o non Halloween, questo è il dilemma.
In realtà Halloween pretende, per la sua natura spaventosa, l’evocazione palese di mostri, streghe e diavoletti, nonché il richiamo ad immagini funebri e grigie. Il tutto viene proposto nelle più varie forme della festa (dai costumi ai cibi).
Siccome siamo persone, individui singoli ed unici, ovviamente ogni “Halloween” viene soggettivamente interpretato!
Chiunque decida liberamente di aderire alla “tradizione” della notte delle streghe vivrà il suo personalissimo Halloween: perciò ci saranno molte zucche e molti spettri ma nessuno sarà uguale ad un altro!
Ogni mostro ed ogni festa avrà peculiari caratteristiche, diversamente impresse dagli individui che animano la ricorrenza. Ed allo stesso modo ogni persona che decida di travestirsi lo farà secondo i suoi gusti, perseguendo un proprio divertimento e assecondando personalissimi desideri.
Ad ognuno il suo Halloween, come del resto ad ognuno spetta (per diritto) la libertà di scegliere cosa festeggiare e cosa no.
C’è da dire, però, che chi compie lo sforzo di liberare l’interpretazione della festa di Halloween dai preconcetti religiosi non vede solo qualche bimbo in costume:
i bambini travestiti da diavoli, orchi e mostri compiono un piccolo esorcismo sulle loro paure e attraverso il filtro della festa mostruosa possono persino arrivare a reinterpretare le loro ansie infantili.
Infatti il bambino, orrendamente travestito, riesce ad esorcizzare, razionalizzare e ridurre persino le più recondite e inconfessabili paure.
Il piccolo diviene il mostro che la notte lo spaventa, il diavoletto che gli incute terrore, lo spettro che teme di incontrare.
Il bimbo grazie ad Halloween, travestito in modo terribile e macabro, conquista il privilegio di spaventare gli adulti, di beffarli, di vederli urlare e sorridere.
Così sovvertendo l’ordine e la regolarità del mondo il bambino comprende che molte immagini mostruose sono solo la proiezione dell’umana inquietudine e “miracolosamente” esplora i limiti del suo inconscio.
E non è raro che, una volta dismesso il costume orrendo, il bambino risulti persino più sicuro di se stesso e meno suggestionabile.
Quest’effetto catartico della notte delle streghe non è poca cosa e non è trascurabile.
Del resto un fantasma o un diavoletto, che domani mattina scompariranno, nulla tolgono alla celebrazione cristiana dei defunti; l’una cosa non esclude l’altra è l’equilibrio personale che deve trionfare!
Come del resto non è detto che il benessere escluda la carità, che l’albero natalizio escluda il presepe o che Babbo Natale faccia trascurare la nascita del Bambino Gesù.
Concedere ai figli il privilegio di rappresentare le proprie paure e al contempo permettere loro semplicemente di divertirsi non interferisce con la trasmissione, importante ed indiscutibile, di principi religiosi né inficia o viola la memoria dei cari estinti e la commemorazione dei defunti.