Dove c’è miseria, povertà e dolore è semplice che si insinui il baco malvagio della criminalità.
L’indigenza impedisce di vivere con dignità, costringe ad una sopravvivenza forzata, fatta di stenti e privazioni.
Molto spesso la miseria si trasforma in abbandono e l’indigente abbandonato altro non è che il figlio dimenticato dalla sua Terra, ricusato da uno Stato che lo considera uno scarto improduttivo.
Quando lo Stato non c’è, è facile che alla porta dei miserabili bussi la malavita organizzata.
La criminalità organizzata è un parastato, un’alternativa illegale all’assistenzialismo statale, al lavoro e quindi alla sopravvivenza ed alla vita.
Questo accade nelle bidonville di Rio de Janeiro ma succede pure a Napoli. Nella bella Napoli accade dietro i quartieri “per bene”; accade nelle vie lontane dal lungomare pedonale e distanti dai monumenti storici che dovrebbero dare lustro alla città; accade dove le strade si fanno vicoli e l’asfalto si apre in voragini che diventano pozze d’acqua putrida mentre sullo sfondo cumuli enormi di detriti abbandonati invadono i marciapiedi.
La criminalità affascina quei miserabili sulla cui pelle bruciano le ferite di una terra martoriata … terra che lo Stato finge di non poter curare.
Ed è semplice affascinare chi non ha nulla: niente da perdere e nessun futuro a cui aspirare.
Gli abbandonati sono disposti a tutto e persino a vendere i propri figli. A Napoli è alto e vivo l’allarme sulla prostituzione minorile e l’allerta sullo sfruttamento dei minori nei traffici di armi e stupefacenti.
Il CorrieredellaSera.it ha appena pubblicato un video choc che denuncia come la camorra armi i minori nell’intento di costruire un esercito di delinquenti sempre più giovani e sempre più spietati.
Tre sono i punti nodali del dramma dei minori “abbandonati alla camorra” nel napoletano:
1 – innanzitutto esiste una larga fetta di minori disadattati che vengono materialmente affidati alla camorra dalle famiglie.
Questi bambini provengono dal bacino della disperazione napoletana, sono i figli
dei miserabili dimenticati dallo Stato, nullatenenti e nullafacenti. Le famiglie di questi minori vendono la fanciullezza dei bambini al migliore offerente e lo fanno mossi dal bisogno di sostenere la vita materiale di famiglie anche numerose o numerosissime.
2- la camorra va letteralmente alla ricerca di manovalanza minorile. I bambini sono convenienti: costano meno degli adulti; non hanno affinato ancora il senso del pericolo e perciò sono disposti a correre rischi più alti; godono di “sconti di pena e di immunità” determinate dalla minore età per cui gli adulti ritengono che possa essere vantaggioso caricare i bambini di responsabilità morali che su un adulto diventerebbero penalmente più rilevanti e stringenti.
Ovviamente il discorso relativo al rapporto tra moralità e crescita non sfiora né la mente né il cuore dei camorristi.
3- lo Stato, per quanto teoricamente garantista ed assistenzialista, ha smesso di pulire le strade e, allo stesso tempo ed allo stesso modo, ha rinunciato a controllare in maniera capillare il territorio cittadino.
Il video choc del Corriere della Sera ricorda la Gomorra di Saviano ed è terribilmente vero come vere sono tante storie di malavita raccontate dai pentiti, dalle vittime, dalla stampa di nicchia e dalle associazioni anticamorra … resta aperta però sempre la stessa drammatica domanda: “Lo Stato dov’è?”
E lo Stato che dovrebbe esserci ed intervenire non può essere solo quello d’assalto: la polizia, i carabinieri e la magistratura rappresentano le forze dello stato cosiddetto repressivo.
A Napoli, e contro la malavita in generale, occorre uno Stato costruttivo capace di creare futuro.