E’ civiltà quella in cui chi vince un quiz televisivo riceve in premio un bambino?
Sembra la trama di un romanzo di fantascienza: neanche George Orwell avrebbe potuto avere più fantasia, lui che visionario creò un macabro mondo futuristico nel suo romanzo 1984.
Invece è vero. Succede in Pakistan, paese segnato da violenze, guerriglie interne ed estrema povertà.
La trasmissione spopola: presentata da Aamir Liaquat Hussain, il Pippo Baudo del luogo, con baffi neri e turbante il reality show in onda tutti i giorni per oltre 7 ore mette in palio per il vincitore un bambino orfano, con tanto di biglietto d’auguri con su scritto “Ramadan gift”.
Atto di generosità per un bimbo altrimenti lasciato in strada? Chi lo sa, fatto sta che il reality è stato trasmesso durante il periodo di Ramadan, mese nel quale i palinsesti televisivi fanno a gara per aumentare lo share durante il digiuno e l’inattività.
Hussain replica a chi ha duramente criticato la trasmissione, cioè quasi tutto il mondo che ha letto della notizia:
“I bimbi abbandonati sono condannati a crescere per strada per poi essere magari arruolati dai terroristi e concludere la loro esistenza come attentatori kamikaze. Noi stiamo solo cercando di offrire loro un’alternativa, che cosa c’è di sbagliato?”.
La bimba data in palio era stata affidata ad una Ong a Chhipa Welfare Association, il cui portavoce ha affermato:
“Troviamo queste piccole creature negli angoli delle strade, nei cesti dell’immondizia, alcuni morti, altri con il corpicino devastato dai morsi di animali randagi. Perché impedire che qualcuno provi a regalare loro un futuro diverso?”.
A chi credere, alla buona fede degli ideatori di un programma, in un paese dilaniato dalla povertà, che seppur con metodi poco ortodossi tentano di raggiungere un risultato “umano” corretto, o alle regole dello showbiz, che sempre dice “Lo spettacolo deve continuare?”