Se lo chiede la stampa e l’opinione pubblica da quel primo novembre 2007, quando cioè la sua compagna di studi Meredith Kercher venne trovata morta con la gola tagliata nell’appartamento che condivideva con altri studenti a Perugia.
Da quel primo novembre ad oggi Amanda, insieme al suo allora fidanzato Raffaele Sollecito venne imputata e condannata per l’omicidio di Meredith in primo grado. Venne però assolta in appello.
Purtroppo la vicenda è lontana dalla conclusione, ma qualche giorno fa c’è stata una notizia che potrebbe dare un’accelerata al processo.
David Balding è un genetista londinese, il quotidiano tedesco Bild avrebbe riportato alcune analisi del Dna effettuate con una nuova procedura messa a punto da Balding e che potrebbe dare una svolta al processo.
Infatti gli indizi a carico di Amanda Knox si basavano proprio sulle tracce di suo Dna trovate sul manico del coltello della cucina di raffaele Sollecito: secondo questa prova venne emessa la prima sentenza di condanna a 26 anni per Amanda e 25 per Sollecito. Proprio in appello tali prove vennero considerate non schiaccianti.
Con la procedura di Balding è emersa una probabilità vicina al 100% che Amanda non fosse sul luogo del delitto la nottte del 1° novembre: le tracce di Dna non sarebbero riconducibili alla ragazza.
Secondo Balding infatti le tracce di Dna sarebbero solo una contaminazione di campioni, e per di più altre tracce, finora mai trovate, potrebbero evidenziare la presenza di qualcun altro in casa la notte dell’omicidio.
Si aprirebbe così un nuovo capitolo nella vicenda, che porterebbe alla ricerca di altri campioni di Dna e di altri soggetti che avrebbero assistito, o addirittura preso parte all’omicidio di Meredith.