Jamie, bambino australiano di 3 anni, Luz Milagros, bambina argentina di 1 anno e Alice, bambina inglese di 4 anni: cosa hanno in comune questi te bambini?
In molti li hanno definiti dei “miracolati”, altri, molto più cautamente, analizzano le loro vicende al fine di ottenere prove scientifiche che ne “certifichino” la fondatezza.
Ecco le loro storie.
Bambini miracolati, le storie più sorprendenti del web.
Il 27 agosto del 2010 il Mail on-line rende nota la storia di Kate Ogg, madre australiana che alcuni mesi prima aveva dato alla luce due gemelli, Emily e Jamie, nati alla 27° settimana di gestazione.
“Il medico mi chiese, dopo il parto, se avevamo già dato un nome a nostro figlio – è la stessa Kate a raccontare la sua miracolosa esperienza nel corso della trasmissione Today Tonight – Io gli dissi che si chiamava Jamie, e lui tornò da me con il bimbo in braccio dicendomi: <Abbiamo perso Jamie, non ce l’ha fatta. Mi dispiace>. È stata la peggior sensazione che abbia mai provato, presi Jamie in braccio, lo strinsi a me. Le sue braccia e le sue gambe penzolavano dal suo corpo, non si muoveva. Io e David abbiamo iniziato a parlargli, gli abbiamo detto il suo nome e che aveva una sorella…. Dopo un po’ ha iniziato a muoversi, a respirare ancora. Ho pensato <Mio Dio, cosa succede?>, e dopo pochi secondi ha riaperto gli occhi. È stato un miracolo. Siamo i genitori più fortunati del mondo”.
Dopo due ore di coccole, abbracci e diretto contatto fisico con la mamma, il piccolo ha iniziato a mostrare i primi segni di vita, dapprima considerati dai medici dei semplici sussulti, trasformatisi poi in un vero e propri “respiro di vita”.
L’11 aprile 2012 il Daily Mail diffonde la strabiliante storia della piccola Luz Milagros Verón, nata alla 26° settimana di gestazione il 3 aprile del 2012 presso l’ospedale Perrando della città argentina Resistencia, situata nella provincia di Chaco.
Dichiarata morta alla nascita, in quanto tutti i medici che l’hanno avuta in cura (ostetrici, ginecologi e un neonatologo) hanno constatato che non presentava alcun segno vitale, è stata immediatamente trasferita nell’obitorio dell’ospedale stesso.
I genitori, Analia Bouter e Fabian Veron, hanno poi chiesto dopo 12 ore di poter vedere la piccola per un ultimo saluto. Una volta aperto il cassetto refrigerato nel quale si trovava la bambina, la donna ha sentito un gemito: la bambina era viva.
I medici hanno ipotizzato che l’ipotermia, ossia l’abbassamento della temperatura corporea, abbia “costretto” il piccolo corpicino ad una sorta di letargo. Inutile dire che anche in questo caso si è gridato al miracolo, tanto che i genitori hanno infine deciso di non battezzare più la loro bambina Luciana Abigail bensì Luz Milagros, il cui significato è “la luce del miracolo”.
La piccola Luz Milagros è purtroppo deceduta lo scorso 23 giungo a causa di “insufficienza multiorgano e coagulazione intravascolare disseminata”. La notizia è stata diffusa tramite il sito www.sinmordaza.com
Il 20 Luglio 2012 il quotidiano inglese rende pubblica la storia di Alice, la cui giovane vita era destinata a spegnersi a causa di una meningite.
Ammalatasi nel giorno di San Valentino, quando aveva circa 14 mesi, i genitori, allarmati dalla presenza di segni viola sullo stomaco della bambina, decidono di portarla in ospedale dove i test rivelano la presenza di meningite meningococcica e setticemia.
Dichiarata clinicamente morta dai medici, i genitori, Jennifer Lawson di 31 anni e Phil Lloyd di 36, decidono di “staccare la spina”, ovvero di spegnere i macchinari che la tengono in vita, in modo tale da poter donare gli organi della loro piccola, dando così una speranza in più ad altri bambini.
Al momento dell’ultimo saluto, Jennifer prende tra le sue braccia la piccola offrendole un ultimo bacio, posatole sulla fronte, definito dai media come “il bacio della vita“.
“Ho parlato con lei, come se niente fosse, ma mi sentivo in delirio – racconta la mamma – Ho baciato la mia bambina. Era così calda, non riuscivo ad immaginare che stesse per morire”.
Poi è accaduto il miracolo.
“Un’infermiera entrò e disse una cosa molto strana – ricorda il padre Phil – Ha detto che il team di donazione di organi se ne stava andando, che non sarebbe stato più necessario. Poi un medico è entrato e ci ha detto che Alice respirava senza ventilazione. Avevano osservato i suoi parametri in una stanza separata”.
Queste storie, così come altre assolutamente simili, trovano quasi sempre un forte riscontro emotivo in coloro che le leggono. Anche i più scettici, ossia chi non è avvezzo nel credere al “semplice miracolo”, restano a volte basiti di fronte a tali notizie.
Perché?
Non sempre è possibile trovare una spiegazione medica a quanto descritto, o più semplicemente non si vuole cercarla; l’attenzione mediatica viene posta sul “miracolo della vita”, sul gesto d’amore di una mamma che si tramuta in calore, quello capace di scuotere l’anima, di generare linfa vitale e di donare ulteriore forza ai piccoli corpicini esanimi.
Tutto ciò è sufficiente al fine di poter considerare queste notizie come veritiere e/o reali?
Forse no, ma resta comunque il fatto che donano una speranza, seppur minima, a tutte quelle persone che ogni giorno cercano disperatamente un appiglio per restare aggrappati alla vita.