Cosa fareste se un medico vi consigliasse di abortire un bambino tanto desiderato? E’ una situazione straziante che nessuna donna avrebbe mai voluto trovarsi di fronte. Ma questa mamma si è trovata ad affrontare questo dilemma. Kirsty Woodhouse, 37 anni, insegnante di scuola elementare, vive a Fife, in Scozia, con il marito Daniel, 35 anni, un meccanico, e i loro tre figli di 15 mesi: Austin, Ellis, e Jensen.
“E’ quasi impossibile descrivere come ci si sente quando un medico ti dice che la tua migliore possibilità di avere un bambino in buona salute è quello di distruggere gli altri due che stanno crescendo insieme a lui. L’unico modo di spiegarlo è dire che è che come se qualcuno ti strappasse quei bambini dalle braccia. Avevo sempre sentito dentro di me di essere nata per fare la mamma, ma erano sette anni che con Daniel cercavamo di concepire un figlio senza successo.
Inizialmente la mia sterilità sembrava essere inspiegabile. Poi è emerso che avevo problemi alle tube e ho dovuto rimuoverle. La FIV (fecondazione in vitro), è stata la nostra unica e sola speranza. Nel 2011 dopo tre tentativi falliti e uno non andato a buon fine perché avevo avuto un aborto spontaneo, ho scoperto di essere incinta. Questo quinto tentativo sarebbe stato l’ultimo – avevamo finito i soldi per provare di nuovo ed eravamo emotivamente esausti – quindi tutti i nostri sogni di diventare genitori erano riposti in questa gravidanza, pregavamo che andasse a buon fine.
Alla mia prima ecografia, quando ero di sette settimane, ho subito notato due battiti cardiaci. Ma quando l’ecografista ha sottolineato che ce n’era un un terzo, nella stanza è calato un silenzio attonito. Daniel era raggiante, felice che avremmo avuto un terzo bambino, ma mi sentivo in ansia perché sapevo che questo avrebbe reso la gravidanza più rischiosa. Il medico ci ha detto di andare a casa e tornare dopo tre settimane. Le sue parole sono state: ‘la natura deciderà cosa dovrà succedere’ – il che significava che era probabile che avrei potuto abortire almeno uno dei bambini nelle settimane successive. Ma quando siamo tornati per la scansione successiva, c’erano ancora tre battiti cardiaci – due gemelli monozigoti e un fratellino – e i nostri bambini stavano crescendo bene.
Siamo subito stati mandati da un medico per discutere le nostre possibilità. Lui ci ha detto che anche se i feti sembravano svilupparsi bene, c’era ancora una probabilità del 20 per cento che avrebbero potuto morire tutti e tre. Non c’era proprio nessun modo di sapere se avrei potuto sostenere una gravidanza esigente come questa. Il medico che ci ha fatto riflettere dicendoci che la migliore possibilità di avere un figlio sano era la ‘riduzione selettiva’ – sopprimere quindi la coppia di gemelli monozigoti. Un ago avrebbe attraversato il mio addome e avrebbe iniettato nel loro cuoricino una sostanza chimica che gli avrebbe bloccato il battito. I ‘detriti’, come li ha chiamati lui, sarebbero rimasti dentro di me.
Anche se mi fossi sottoposta a questa barbarie, c’erano ancora rischi per il bambino sopravvissuto, il che significava che sarebbe potuto morire anche lui. Ho deciso almeno per il momento di portare avanti la gravidanza con tutti e tre. Mentre aspettavamo un appuntamento per un secondo parere da un altro ospedale, io e Daniel abbiamo parlato e riflettuto molto. Ci sono state un sacco di notti insonni e lacrime. Le emozioni contrastanti erano quasi insopportabili. Se fossimo andati avanti con la riduzione selettiva, avremmo sicuramente perso due dei nostri bambini, ma avremmo avuto più possibilità di essere genitori di almeno un bambino. Se andavamo contro il parere del medico, li tenevamo tutti e poi magari li abortivo, era molto probabile che non avremmo mai potuto avere una famiglia.
Ma come avremmo potuto uccidere due dei bambini dentro di me – quei bambini che avevamo visto dimenarsi sullo schermo dell’ecografo, i cui cuori avevamo sentito battere, e chi già sentivamo di amare? Quando ci siamo incontrati con il secondo consulente pochi giorni dopo, ci ha precisato nuovamente i rischi, ma questa volta ha incentrato il discorso sul fatto che vi era ancora un 80 per cento di probabilità che se avessimo continuato con la gravidanza, uno o più dei bambini sarebbero sopravvissuti. Ci ha chiesto di descrivere il nostro scenario peggiore. Daniel, con le lacrime agli occhi, ha risposto che aveva pensato alla riduzione selettiva ma poi se avessimo comunque perso il terzo bambino sarebbe stato troppo devastante.
Il dottore ha risposto: ‘Allora la vostra decisione è presa: sei troppo spaventato per raccontarmela. Andiamo a dare un’occhiata a questi piccoli campioni. Terremo tutti i bambini – per tutto il tempo che la natura ce lo permetterà’. Il consulente ha scritto al nostro specialista originale che ci rifiutavamo di sopprimere i due gemelli e che lui si sarebbe preso cura di me. Da allora in poi, la gravidanza è andata avanti senza complicazioni. Abbiamo avuto i bambini con il parto cesareo programmato a 34 settimane.
Ora Austin e le gemelle identiche Ellis e Jensen sono sani, e hanno 15 mesi di età. Austin è curioso ed energico come il suo papà, mentre Ellis è drammatica come me, e Jensen è il clown che ama far ridere la gente. Quando guardiamo i bambini, addormentati nelle loro culle di notte, non posso fare a meno di soffermarmi a pensare a come le cose sarebbero potute andare. E’ troppo sconvolgente anche solo pensarci”.
Foto e fonte Daily Mail