Bio o non bio, questo è il problema che ci si presenta molto spesso davanti agli scaffali, è allora che ci ronzano nella testa le informazioni più varie e i grandi dilemmi.
Senza entrare nel merito della questione, vorrei sottoporre alla vostra attenzione una dichiarazione, fatta durante uno show, da un bambino americano di 11 anni che, con un linguaggio semplice e diretto, ci illustra la situazione tale per com’è, inopinabile, e, di conseguenza, la sua decisione a proposito è, oserei dire, una decisione matura e di tutto rispetto malgrado la giovane età e ci fa riflettere su una verità sotto gli occhi di tutti.
Birke Baher non ci rivela cose inedite ma lo fa in un modo che non lascia spazio a contrarietà o dissensi. Birke si presenta e focalizza subito l’argomento della sua dissertazione: il nostro sistema alimentare e ciò che non va.
Subito sottolinea come lui stesso si riconosca piccola vittima di un sistema commerciale e pubblicitario che ci vuole far credere tutto ciò che vuole, che ci spinge a comprare anche prodotti nocivi per noi e il nostro pianeta. Soprattutto i bambini sono attratti dalle confezioni colorate e dai giocattoli che magari vengono messi come gadget.
E’ quasi commuovente poi sentire questa ingenua affermazione che può essere ugualmente riferibile a tanti bambini ma anche adulti:
“Pensavo anche che tutto il nostro cibo arrivasse da queste piccole fattorie felici dove i maiali si rotolano nel fango e le mucche pascolano tutto il giorno per i prati. Quello che ho scoperto è che tutto questo non è vero.”
Birke lo chiama il “lato oscuro del sistema alimentare industrializzato” che lui ha scoperto informandosi su internet, sui libri, durante i viaggi fatti con la sua famiglia e attraverso documentari.
Ecco che si è spalancata un’altra realtà, ha scoperto parole e concetti fino ad allora sconosciuti come quelli inerenti i semi e gli organismi geneticamente modificati:
“Un seme manipolato in laboratorio per fare qualcosa che non era voluto dalla natura – come prendere il DNA di un pesce e metterlo nel DNA di un pomodoro – bleah. Non fraintendetemi, il pesce e i pomodori mi piacciono, ma questo è orripilante.”
La sua schiettezza è disarmante. E continua:
“Poi i semi vengono piantati e crescono ma è stato provato che il cibo che producono causa cancro e altri problemi anche agli animali da laboratorio. E le persone mangiano cibo prodotto in questo modo dagli anni novanta senza neppure sapere che tutto ciò esiste. Sapete che i topi nutriti con cereali geneticamente modificati hanno sviluppato segni di tossicità in fegato e reni? Ciò include infiammazione ai reni e lesioni e aumento del volume dei reni. Tuttora, quasi tutto il grano che mangiamo è in qualche modo geneticamente modificato. E lasciatemelo dire, il grano è in tutto.”
No, Birke non è uno scienziato, forse alcune sue affermazioni posso anche non vantare una precisione scientifica inoppugnabile ma sono frutto di riflessioni degne di nota che possiamo constatare tutti nel quotidiano:
“Gli agricoltori tradizionali usano fertilizzanti e lo fanno perché hanno spogliato il suolo di tutti i nutrienti facendo crescere di continuo la stessa produzione. Poi, su frutta e verdura spruzzano prodotti chimici più dannosi, come pesticidi ed erbicidi, per uccidere erbacce e insetti. Quando piove, questi prodotti chimici filtrano nel terreno, o se ne vanno nei nostri acquedotti, avvelenando anche la nostra acqua. Poi irradiano il nostro cibo, provando a farlo durare di più, in modo che possa viaggiare per migliaia di chilometri.” E allora si chiede: “Come posso cambiare? Come posso cambiare queste cose?”
Il progetto di Birke è questo, si mette in gioco in prima persona, non vuole cambiare il sistema ma se stesso: “Tempo fa volevo essere un giocatore di football ma ho deciso che preferisco essere un agricoltore bio”.
Ecco come possiamo cambiare tutti: “Facendo scelte diverse, comprando il cibo direttamente dagli agricoltori locali, o vicini che conosciamo da sempre.“
Conclude poi con una chicca che tutti dovremmo tenere presente: “Alcune persone dicono che il cibo organico o locale costa di più, ma è vero? Con tutte queste cose che ho imparato sul sistema alimentare, mi sembra che o paghiamo l’agricoltore, o paghiamo l’ospedale.”
Birke è un bambino che ha scelto di sapere da dove viene ciò che mangia e di andare al di là degli schemi, dalla massa, anche se ciò significa mangiare il ravizzone che nessuno conosce o dei cereali sconosciuti, non luccicanti e senza giochini dentro. E’ una scelta consapevole, maturata e che intende portare avanti e condividere con i suoi coetanei per fare la differenza, anche se solo su un bambino alla volta.
Sorprendente che sia un ragazzino di 11 a dircelo!