Gli schemi di svezzamento sono numerosissimi e probabilmente tutti validi, ma ciò che riguarda il cibo ha sempre una valenza culturale e sociale, e lo ‘svezzamento’ non è escluso da questa regola.
Da diversi anni abbiamo appreso che allattare all’orario richiesto dal bambino, dandogli la quantità di latte che desidera, rappresenta la modalità migliore di alimentazione nei primi mesi di vita. Per lo stesso identico motivo perché non dovremmo continuare a fidarci del bambino, della sua capacità di regolarsi in base all’appetito e quindi di autogestire la propria alimentazione? Se nel primo semestre di vita cerchiamo di adattarci ai suoi bisogni, per quale motivo non continuare anche nei mesi successivi?
Se ci pensiamo un attimo, fino al momento dello ‘svezzamento’ il bambino vive la propria alimentazione in stretto rapporto fisico con la mamma quindi non esiste un motivo logico perché anche nel rapporto con il cibo solido, almeno nelle fasi iniziali, questa relazione rassicurante e felice non possa continuare. Questa modalità che può essere definita di ‘autosvezzamento’ riesce a trasformare il momento delle prime pappe in un gioco graduale e personalizzato, evitando di farlo diventare occasione di crisi o di conflitto con i genitori. Il bambino che non mostra interesse per il cibo ha probabilmente bisogno di altro tempo per prepararsi a fare questa esperienza o semplicemente deve poter condividere questa nuova attività con le persone che lui ama e con le quali si sente sicuro.
Che cosa può mangiare un bambino a 6-7 mesi? A questa età la principale differenza tra lui e i suoi genitori riguarda la funzione della masticazione; dovendo masticare senza denti avrà bisogno di cibo triturato e frammentato. Ricordiamoci inoltre che è meglio non aggiungere sale o zucchero al cibo e che alcuni alimenti (latte vaccino, uovo intero e pesce) sarebbe opportuno introdurli verso i 10-12 mesi per evitare reazioni allergiche nei bambini predisposti.
I cibi speciali per l’infanzia rimangono validi per quei bambini che vengono ‘svezzati’ molto precocemente (verso i 3-4 mesi), e quindi ancora immaturi, o per quelli che mostrano importanti predisposizione per allergie e intolleranze.
Il latte deve comunque rimanere il principale nutrimento nei primi anni di vita e assumere cibi solidi inoltre, non deve significare dover interrompere l’allattamento.
Affinché il bambino possa partecipare al pasto e al cibo dei suoi genitori è però indispensabile che questi abbiano uno stile alimentare sano e corretto o che colgano questa occasione per migliorare la loro alimentazione; ecco perché l’autosvezzamento può essere maggiormente indicato per genitori con una buona consapevolezza alimentare per non commettere errori che possano determinare un inadeguato apporto di nutrienti e quindi un alterazione della crescita del bambino stesso.
Consideriamo inoltre che prima o poi il bambino arriverà comunque ad adeguarsi alle abitudini alimentari dei genitori mantenendole probabilmente per tutta la vita.
Ma quanto deve mangiare un bambino nel secondo semestre di vita? Come quando succhiava al seno potremo continuare a lasciargli mangiare la quantità di cui ci mostrerà di avere bisogno, in relazione al suo appetito e ai suoi ‘scatti di crescita’. Nel primo anno di vita non c’è nessun rischio di obesità e sovrappeso, perché il bambino ci chiederà di mangiare in maniera proporzionata ai propri bisogni nutritivi. Cerchiamo comunque di evitare i cibi ad alto contenuto calorico e di limitare quelli molto ricchi di proteine animali: in bambini predisposti una dieta di questo tipo può favorire il sovrappeso nell’età successiva.
Se accettiamo di fidarci di lui, non avremo bisogno di forzarlo a mangiare, perché sarà lui a chiederci e noi a concedere.