Il latte negli ultimi anni si è trovato al centro di controverse polemiche non solo sulla sua effettiva salubrità, ma anche e soprattutto per il suo contenuto di sostanze non esattamente naturali e sane.
Già in passato, circa due anni fa, un esame condotto su campioni di latte prelevato in Spagna, nella stessa comunità europea quindi, e in Marocco, aveva dato risultati sconcertanti. I campioni infatti contenevano svariate sostanze tra cui svariati analgesici, antinfiammatori, antibiotici e perfino estrogeni, ormoni sessuali che stimolano la crescita dell’animale.
Lo studio fu pubblicato sul Journal of Agricultural and Food Chemistry e spiega anche come tutte queste sostanze siano contenute anche in tutta la catena alimentare, anche se in dosi così basse da non nuocere all’uomo. Il livello più alto di queste sostanze è stato rinvenuto nel latte di mucca.
La normativa europea stabilisce, tra le sue numerose direttive, una quantità massima di sostanze che possono essere presenti nel suddetto alimento e tra queste annoveriamo una quantità massima di germi pari a 100.000 unità per ml e di cellule somatiche pari a 400.000 unità per ml.
Esiste anche una quantità massima di residui di antibiotici nel regolamento della normativa sul latte della Comunità Europea, quindi si, il latte contiene effettivamente antibiotici.
Ma perché il latte contiene queste sostanze?
Medicinali e antibiotici
Le mucche da latte, specialmente negli allevamenti intensivi, non vengono più munte a mano dal contadino come nelle pubblicità, vengono attaccate a mungitrici automatiche che causano l’insorgenza della mastite, un’infezione delle ghiandole mammarie che causa molto dolore e la proliferazione di molti batteri. A questo scopo la mucca colpita dalla malattia viene curata con gli antibiotici. Durante la malattia e la cura il latte prodotto dovrebbe essere buttato, finché il suo contenuto di batteri e medicinali non rientri nella quantità consentita.
Cellule somatiche
Che cosa siano queste cellule somatiche non è ben specificato. Si tratta infatti di un termine altamente generico che le definisce come le cellule che costituiscono il corpo di un organismo. Secondo una corrente di pensiero si sostiene che in realtà si tratti di cellule di derivazione infettiva, comunemente definite pus, che sarebbe la conseguenza ovvia di mastiti e infezioni croniche delle mammelle, dovute ad un eccessivo sfruttamento delle vacche.
Ormoni
Anche in questo caso lo sfruttamento eccessivo starebbe alla base della presenza di ormoni della crescita nel latte. Agli animali verrebbero somministrate dosi di ormoni che permettono sia la maturazione precoce degli animali, allo scopo di immetterli in produzione in anticipo rispetto a quanto farebbe madre natura, sia la produzione di una quantità di latte maggiore rispetto a quella che una mucca potrebbe produrre senza l’ausilio di queste sostanze. L’uso degli ormoni è comunque proibito nel latte biologico.
Non dimentichiamo inoltre che le mucche, in quanto mammiferi, per produrre latte devono prima partorire un vitello. Dopo il parto la mucca produrrà latte per circa un anno per poi venire di nuovo ingravidata, quasi sempre artificialmente.
Non in ultimo ci sono comunque diverse scuole di pensiero, tutte autorevoli, sulla necessità o meno del latte vaccino per la razza umana. C’è chi sostiene che sia un’importante fonte di proteine e calcio e chi dice che in virtù del fatto che troppe proteine di origine animale fanno male, il latte sia troppo proteico, oltre che troppo ricco di grassi.
Il latte di mucca è, in effetti, naturalmente prodotto per nutrire un vitello in crescita e infatti rispetto al latte materno umano è decisamente più proteico e grasso. Inoltre si potrebbe obiettare che in natura nessun mammifero beve il latte dopo lo svezzamento, tantomeno quello prodotto da un’altra specie, da qui l’inutilità o addirittura la dannosità di questa pratica.
La dottoressa Luciana Baroni in proposito dice: “Nessun tipo di latte, vegetale o animale, è nutrizionalmente indispensabile all’uomo (ad eccezione del latte materno per il lattante). In particolare, i nutrienti presenti nel latte vaccino (in primis il calcio) possono essere ottenuti in quantità adeguate da altri cibi (latte vegetale addizionato di calcio, altri cibi come tofu, verdura, legumi, frutta secca).
Dovrebbe consolidarsi quindi il concetto che il latte è un alimento non essenziale dopo lo svezzamento, e come tale va consumato: in piccole quantità, se gradito.”