“Il panino più vecchio del mondo”.. “Hamburger immortale”.. “Panino eterno”.. “Un panino è per sempre”…
Queste sono solo alcune delle definizioni che nelle ultime ore molti blog e siti web hanno dato ad un hamburger acquistato nel 1999 presso uno dei fast food appartenenti alla famosa catena McDonald’s e che oggi risulta ancora intatto.
Con la citazione dei commenti al “Panino immortale” potrei continuare all’infinito, ma preferisco fermarmi qui.
Facciamo un piccolo passo indietro riassumendo la “sconvolgente” notizia che molti hanno riportato.
David Whipple, cittadino americano residente nello Utah, durante il programma “The Doctors”, trasmesso dalla Cbs, ha raccontato di aver acquistato nel 1999 un panino con hamburger presso un fast food McDonald’s con il solo scopo di conservarlo per un mese e poi mostrarlo agli amici come testimonianza dell’elevato contenuto di conservanti e/o additivi presenti nell’alimento.
L’uomo però, dimentico dell’esperimento, ha poi lasciato il panino per diverso tempo all’interno della tasca di un cappotto, ritrovato poi dalla moglie, correlato di scontrino, nel 2001. Oggi, a distanza di 14 anni, il prodotto non presenta muffe nè segni di deperimento.
Una notizia che ha fatto gridare allo scandalo, una realtà così impressionante da consentire ad alcuni di avanzare l’ipotesi che gli alimenti della nota catena di fast food fossero come di plastica.
La disapprovazione verso questo tipo di cibo è cosa ben nota e sul web non mancano testimonianze e/o risultati scientifici sui danni che il suo eccessivo consumo può recare all’organismo umano.
Fatto sta che, affinchè l’informazione al riguardo sia definita completa, deve esser anche riportato un altro tipo di testimonianza, quella pubblicata da “Il fatto alimentare” che riprende un esperimento realizzato tre anni fa da Kenji Lopez-Alt, curatore della sezione A Hamburger Today, e commissionato dal sito americano di alimentazione Serious Eats.
Roberto La Pira scrive:
“Questa volta le accuse rivolte a McDonald’s sono gratuite e frutto di molta fantasia, perchè non siamo di fronte a diabolici aditivi ma ad un semplice processo chimico di disidratazione ed essicazione . Diciamo pure che periodicamente negli States qualcuno cerca il suo minuto di celebrità con storie analoghe e purtroppo ci riesce sempre”.
Ma andiamo ad analizzare l’esperimento pubblicato nel novembre del 2010.
Kenji ha preso in esame, per un periodo di 25 giorni, 9 panini diversi:
- uno classico acquistato da McDonald’s e lasciato su di un piatto,
- un altro lasciato all’interno della confezione originale,
- un altro ancora preparato in casa con ingredienti freschi usando le stesse proporzioni e ingredienti dei precedenti,
- un quarto panino composto da hamburger del McDonald’s ma da pane acquistato al supermercato,
- il quinto composto da un panino del fast food e hamburger acquistato al supermercato,
- gli ultimi 4 erano campioni senza sale, altri acquistati al McDonald’s ma di dimensioni più grandi, così come gli ultimi fatti in casa.
Il risultato?
Gli hamburger di dimensioni ridotte, sia quelli del fast food sia quelli fatti in casa, non presentavano segni di deterioramento e/o muffe, quest’ultime presenti solo nei panini più grandi.
Quale sarà l’arcano?
Nulla di più semplice è solo questione di “chimica”: più grandi sono i panini più lento è il loro processo di essiccazione a causa dell’eccessiva umidità presente al suo interno; discorso inverso per i panini piccoli.
Kenji Lopez-Alt scrive:
“L’hamburger non marcisce perché le piccole dimensioni e la sua superficie relativamente ampia aiutano a perdere umidità molto velocemente. Senza l’umidità non c’è muffa o crescita batterica. Certo, bisogna dire che la carne, a causa dell’elevata temperatura di cottura, risulta essere quasi sterile.”
Come detto in precedenza, non stiamo usando tale ricerca per affermare la “genuinità” di quello che viene solitamente definiti junk-food, bensì cerchiamo di dare una più completa visuale ad una notizia battuta perché considerata da molti un “acchiappa-click”.