New Delhi. Giovedì scorso la Corte Suprema indiana aveva chiesto spiegazioni all’ambasciatore italiano Daniele Mancini circa la decisione dei due marò di non volere fare rientro nel paese, dopo avere ricevuto una licenza per le votazioni in Italia. I due non avevano fatto rientro In india, grazie anche alla copertura garantita dalla Farnesina.
La Corte Suprema aveva anche intimato all’ambasciatore Mancini di non lasciare il paese. L’ultima sentenza ha anche confermato che l’ambasciatore non godrebbe più di immunità diplomatica.
Il Presidente dell’alta corte Altamas Kabir aveva infatti dichiarato: “Una persona che si presenta in aula e formula una promessa del genere non gode di alcuna immunità”.
Sebbene non lo abbia espressamente citato, il Presidente Kabir ha fatto riferimento ad un articolo della convenzione di Vienna, secondo il quale un diplomatico, nel momento in cui promuove di sua volontà una procedura, non può successivamente avvalersi dell’immunità diplomatica.
Il legale dell’ambasciatore ha ribattuto invece che, sempre in base alla stessa Convenzione di Vienna, in quanto personale diplomatico, l’ambasciatore Mancini non può ricevere restrizioni da alcun governo estraneo al suo.
Al momento la corte Suprema ha rinviato fino al 2 aprile la decisione sul caso Latorre e Girone, e conseguentemente anche il divieto di espatrio di Mancini.