Il 13 marzo scorso sera abbiamo assistito all’elezione del 266° Pontefice. Jorge Mario Bergoglio, un vescovo di umili origini, nato in Argentina da genitori italiani. Morigerato nell’apparire e contrario al lusso e a tutti gli sprechi. Va in chiesa in tram, lo si vede al mercato fare la spesa, si cucina da solo. Ama il tango, tifa San Lorenzo ed è perfino stato fidanzato in un tempo che fu.
Ha voluto il nome del Santo più povero, Francesco. Si è presentato solamente con il talare, senza paramenti papali. Ha inaugurato il suo papato con una frase “fratelli e sorelle buonasera”.
Sembra che gli ingredienti ci siano tutti.
Potrebbe essere il Papa che risolleverà la chiesa da quello che è stato un periodo nero, tra pedofilia, corvi e scandali economici.
O potrebbe anche, al pari di un altro grandissimo, Giovanni Paolo II, essere un grande comunicatore. Senz’altro il messaggio che è filtrato al suo insediamento è stato comunque di grandissimo impatto mediatico.
Chi è allora Papa Francesco? Troppo presto per saperlo, possiamo solo riassumere chi era Jorge Mario Bergoglio.
Nasce il 17 dicembre 1936, a Buenos Aires, in Argentina. Entra a far parte delle compagnia del Gesù a soli 22 anni, dopo aver studiato chimica, filosofia e , ovviamente teologia. In gioventù gli viene asportato un polmone a causa di un’infezione.
Diventa sacerdote nel 1969, e riveste negli anni posizioni importanti in alcune congregazioni della Curia romana. Nel 1998 viene nominato arcivescovo e poi cardinale nel 2001, da Papa Giovanni Paolo II.
Bergoglio viene considerato un moderato, per dirla in termini “politici”. In certe occasioni prende alcune posizioni “progressiste” sui temi sociali come la povertà. Un accadimento lo prova: nominato cardinale non volle che i suoi connazionali lo accompagnassero alle celebrazioni, ma piuttosto che regalassero i soldi dei biglietti aerei ai poveri. O ancora più eclatante quando baciò alcuni malati di Aids in ospedale. E’ divenuto nella sua Argentina il riferimento dei dialoghi tra le religioni, ha scritto un libro insieme al rabbino argentino Abraham Skorka dal titolo “, Sobre el cielo y la tierra”.
Nel 2000, durante il giubileo, chiese perdono per le colpe commesse dalla dittatura facendo indossare gli abiti della penitenza a tutta la delegazione argentina.
Dall’altro lato però dimostrò in varie occasioni di non gradire alcune posizioni dei Gesuiti. Intorno agli anni 70 infatti, in Sudamerica ci fu un’ondata “progressista” e molti gesuiti aprirono alla “teologia della liberazione” che tendeva, in quegli anni e in quei territori, a evidenziare una serie di valori di emancipazione sociale all’interno della cristianità. Il vescovo Bergoglio, contrario a queste correnti reazionarie si dimise in quanto non ne condivideva le ideologie.
Generalmente i gesuiti, sempre inclini alle aperture di tipo sociale vennero sempre “emarginati” dalla Curia, e in effetti sotto questo aspetto Bergogllio fu sempre vicino più alle linee di Roma, piuttosto che a quelle dei Gesuiti più rivoluzionari.
Papa Francesco è comunque uno dei clericali che più ha influito sulla modernizzazione della chiesa sudamericana. Gli si riconosce innanzitutto la sua capacità di mantenere sempre quel rigore che lo ha contraddistinto in tutti gli atti della sua vita pubblica ed ecclesiastica: morigerato, semplice, sempre a contatto con gli ultimi della società.
Ombre si gettano anche sulla sua posizione durante la dittatura di Videla: nel 2005 fu infatti accusato per essersi reso complice nel rapimento di due gesuiti ostili, durante il 1976, in pieno regime. Il giornalista Horacio Verbitsky approfondì la vicenda nel libro “L’isola del silenzio. Il ruolo della Chiesa nella dittatura argentina”. L’accusa fu respinta anche in funzione di testimonianze opposte che dichiararono che il prelato si adoperò nelle operazioni per il rilascio dei gesuiti.
Chi sarà dunque Papa Francesco?
Bisogna considerare anche un ruolo geopolitico che potrebbe avere il Pontefice. Noi siamo stati abituati per anni ad un accento mitteleuropeo, adesso il fulcro di future discussioni si potrebbe spostare oltreatlantico. Non dimentichiamo che l’America Latina raccoglie quasi 500 milioni di fedeli, e anche in Nord America è ormai la religione preponderante del paese.
E poi, in termini di “politica interna”, Papa Francesco dovrà vedersela con il suo predecessore: confermerà il segretario di stato di Benedetto XVI, Tarcisio Bertone o no?
Come si comporterà con lo Ior e con tutto quello che attiene alle regole bancarie come la trasparenza e l’antiriciclaggio?
Qualcuno ha visto nell’elezione di Bergoglio come uno scontro tra la Curia, che vedeva già sul trono di Pietro il cardinale Scola, (tant’è che è apparso pure un complimento a questa nomina, subito cancellato da twitter, con tanto di scuse di Padre Lombardi) e il resto dei cardinali, pronti a scardinare questa compagine tutta “romana”.
Troppo presto per parlare, intanto a dispetto di golpisti, complottisti e di macchine del fango io mi godrei il sorriso e il messaggio di semplicità e sobrietà di cui tanto aveva bisogno questa casa di Cristo.