In Italia la data dell’8 marzo “si tinge di giallo”. In ogni angolo del paese “sbocciano” le mimose: sulle bancarelle degli ambulanti, nei vasi delle case, sui tavoli d’ufficio.
E’ la giornata internazionale della donna. Leggenda ormai superata quella che in questa data si commemora l’incendio nella fabbrica di camicie a New York, dove nel 1908 morirono centinaia di operaie che vi lavoravano.
La nascita della giornata internazionale della donna ha un percorso più lungo, è frutto di tante battaglie operate dalle donne già dal 1800. Nel 1910 poi viene stabilita l’8 marzo come data ufficiale per festeggiare l’emancipazione femminile.
E dal 1800 ad oggi cosa è cambiato? Cosa è successo? A che punto stanno le donne?
Tanto è stato fatto nel mondo, ma forse da qualche parte tanto altro ancora deve essere fatto.
I diritti delle donne nella storia.
Le prime donne laureate risalgono al XVIII secolo. Poi in Inghilterra, nel 1835 nasce il movimento delle “suffragette”, coalizione al femminile per rivendicare il diritto di voto alle donne, che ovviamente all’epoca non votavano. Tra i primi stati a riconoscerne la facoltà la Svezia, nel 1863, e subito dopo, nel 1869 proprio l’Inghilterra, ma solo per elezioni comunali o amministrative. Soltanto nel Wyoming (Stati Uniti) le donne ottennero il diritto totale al voto. In Francia per esempio a partire dal 1897 le donne ebbero il diritto di essere nominate testimoni nei processi. Si, è così, prima le donne non erano neanche “testimoni” di fatti che accadevano. Nel 1917, durante la rivoluzione russa, venne riconosciuta la parità tra uomo e donna.
E di li a pochi anni le donne ottennero il diritto al voto in molti stati: nel 1918 in Inghilterra, nel 1920 negli Stati Uniti, nel 1919 in Germania, nel 1945 in Francia e Italia. Pensate, nel 1991 in Svizzera
L’ONU sancisce la condanna a discriminazioni per differenze di sesso nel 1948
E’ del 1962 l’abolizione della legge (si c’era una legge che lo permetteva) che autorizza il licenziamento in caso di matrimonio in Italia.
E poi le battaglie femministe degli anni 70 che rivendicavano parità sociale, politica, economica.
Nella nostra nazione, grazie anche al movimento femminista, si ebbero delle leggi rivoluzionarie: il referendum sul divorzio nel 1974 e quello sull’aborto nel 1978.
Fino alle leggi sulle pari opportunità e alle quote rosa di più recente promulgazione.
Ma chi sono state le donne che hanno fatto la storia?
Si dice che dietro un grande uomo ci sia una grande donna. Ma spesso le donne, nella storia, sono state proprio delle “frontman”, scusando il gioco di parole. Meno senz’altro degli uomini ma pari di levatura qualitativa.
Se vogliamo partire dalla notte dei tempi pensiamo a Cleopatra, ma anche a come il sapere era appannaggio degli uomini, e quando qualcuna osava alzare la testa veniva mandata al rogo. Si pensi a Ipazia, filosofa e matematica uccisa dalla folla per essere “troppo libera”.
E più in qua coi secoli un elenco di donne che hanno lasciato un’impronta sui libri di storia.
Maria Montessori in Italia, Sibilla Aleramo (prima direttrice di giornale in Italia nel 1899), Grazia Deledda premio nobel per la letteratura, Nilde Iotti primo presidente della camera nel 1979 e Tina Anselmi primo ministro del lavoro. Rita Levi Montalcini premio nobel per la medicina.
E per andare oltralpe figure di risalto in Europa ricordiamo Gertrude Stein, che ospitò nei propri salotti Hemingway, Fitzgerald, Ricasso, Matisse.
Scrittrici del calibro mondiale come Emily Dickinson, Simone de Beauvoir, Virginia Woolf e Agata Christie. Scienziate come la polacca Marie Curie, tra le prime ad insegnare alla Sorbona, Maria Goeppert-Mayer nobel per la fisica nel 1963 e la nostra Margherita Hack.
E ancora le donne in politica. La prima donna presidente a capo di una nazione fu l’islandese Vidgis Finnbogadottir nel 1980. Ma se ne ricordano altre come Indira Gandhi, Evita Peron, capofila di quelle che saranno ai giorni nostri le presidentesse del sud America, Cristina Kirchner in Argentina, Dilma Roussef in Brasile, Michelle Bachelet in Cile. Eleanor Roosvelt che si battè per i diritti delle donne negli Stati Uniti, Golda Meir Primo Ministro Israeliano che guidava il paese ai tempi del blitz palestinese alle Olimpiadi di Monaco.
Fino ad arrivare ai giorni nostri, con Hillary Clinton, Angela Merkel, Christine Lagarde, che prese il posto di Strauss Kahn al Fondo Monetario Internazionale.
E forse le donne che nel contemporaneo maggiormente incarnano la forza sono due,piccole e minute, ma rette da un animo possente e quasi invincibile.
Una è Aung San Suu Kyi, politica birmana, premio Nobel per la Pace nel 1991, agli arresti domiciliari per ben 21 anni. Ma non si è piegata, simbolo che dovrebbe servire da esempio a molte donne, anzi a molti uomini. L’altra faccia della forza Madre Teresa di Calcutta, missionaria albanese morta nel 1997, premio nobel per la pace nel 1979.
Come stanno dunque le donne oggi?
Forse bisogna fare, razzismi e discriminazioni a parte, qualche distinzione geografica.
Perché se la storia dell’occidente ha portato le donne ad emanciparsi in molti campi, ancora molto resta da fare per quelle donne che non godono di alcun diritto in molti paesi, e sono purtroppo ancora una grande parte dell’universo femminile.
Penso al burqa, alle donne sfigurate con la benzina, alle donne fedigrafe che vengono lapidate in Afghanistan e Pakistan, dove è legale.
Penso che la legge sul delitto d’onore in Italia è stata abrogata nel 1981 e che in tantissimi paesi esistono contro questi crimini soltanto dei processi farsa che poi non puniscono chi commette il reato.
Penso che ancora in Israele una ragazza venga sospesa da scuola per aver cantato davanti a uomini e questo la Torah lo consente.
Penso che in Cina il 12% delle gravidanze di feti femmina termina con un aborto.
Penso che in posti ricchissimi come l’ Arabia Saudita alle donne è vietata la guida delle auto.
Penso che ancora sette Stati dell’ONU non hanno ratificato la Convenzione sull’eliminazione di ogni forma di discriminazione della donna (CEDAW): Iran, Nauru, Palau, Somalia, Sudan, Tonga e Stati Uniti.
E penso che questo è stato l’anno del “One Billion raising” un flash mob mondiale che ha portato nelle piazze di tutta la Terra le donne a ballare contro il femminicidio, una dimostrazione collettiva di forza.
Non dimentichiamocelo quando festeggeremo l’8 marzo. E non dimentichiamocelo neanche negli altri restanti 364 giorni dell’anno.