Algeria – intorno al mastodontico impianto petrolifero della Bp a In Amenas c’è il deserto; dentro il complesso industriale ci sono gli interessi petroliferi e i lavoratori che provengono dalle più lontane parti del mondo, rappresentando le diverse destinazioni del petrolio ed i diversi interessi che esso genera. Poco distante da In Amenas c’è il confine del Mali e dietro la linea di confine la Francia conduce un intervento armato contro i ribelli, intervento giustificato dal timore che Al Qaeda stia ottenendo consensi nel paese, ovvero stia realizzando in esso un rifugio sicuro, protetto dalle sabbie del deserto.
- L’impianto petrolifero della Bp a In Amenas è stato “espugnato” ieri da un manipolo di guerriglieri armati, assai probabilmente addestrati debitamente e assolutamente non improvvisati.
La struttura è sott’assedio e i terroristi detengono ben 190 ostaggi circa. Skytg24 sta seguendo le operazioni del governo algerino volte alla liberazione dell’impianto e dei lavoratori coinvolti nel sequestro. Il Giornalista Guido Olimpio, inviato del Corriere della Sera, parlando ai microfoni di Sky ci tiene a chiarire che le informazioni provenienti dall’Algeria sono sensibili, delicate e vanno acquisite con cautela.
I terroristi farebbero capo al gruppo di Moctar Belmoctar e l’ispiratore dell’operazione terroristica si “fregerebbe” di essere un uomo di al-Qaeda.
Di fatto le modalità dell’attacco al campo petrolifero avrebbero i caratteri peculiari delle azioni di al-Qaeda.
È certo che si tratta di un movimento armato molto bene organizzato e quello a cui stiamo assistendo è senza dubbio un attacco pianificato con scrupolosa attenzione. Dietro c’è il traffico di armi, il terrorismo, la guerra civile, il tentativo di ottenere danari e la richiesta azzardata della liberazione di 100 rivoltosi. La “novità” di questo attacco violento sta nello sconfinamento dal Mali al territorio algerino.
Il governo di Algeri non è propeso all’apertura di trattative, non ha mai contrattato con i terroristi. Ed in ragione di ciò forse non è casuale la domanda di collaborazione che i terroristi hanno rivolto ai governi degli ostaggi.
- Si stima che il drappello armato abbia bloccato all’interno dell’impianto petrolifero ben 41 stranieri e 150 persone di origine algerina. Tra gli stranieri francesi ed americani, giapponesi e norvegesi, romeni, colombiani, tailandesi, filippini e irlandesi.
Il bilancio del sequestro è già drammatico, dall’Algeria arriva la notizia della morte di 35 ostaggi e di diversi sequestratori, sarebbe morto anche il leader del movimento armato. La carneficina si sarebbe consumata probabilmente durante un tentativo di liberare l’impianto, compiuto, armi in pugno, dall’esercito algerino. Il Ministro degli Esteri algerino ha però smentito la notizia. Pare, invece, certo il fatto che l’esercito algerino stia conducendo una missione volta alla liberazione degli ostaggi.
Al Jazeera ha diffuso una notizia poco rassicurante: si suppone che i sequestratori abbiano costretto alcuni ostaggi ad indossare cinture esplosive. Come pare certo che due ostaggi siano stati volutamente uccisi dai terroristi.
- Nel complesso le notizie non sono nè chiare, nè completamente attendibili.