Oggi Vita da Mamma ha l’onore di ospitare Luisa Bossa, una Signora della Politica italiana, che nelle aule del potere non ha mai smesso di rappresentare e difendere con verità e coerenza le donne, i bambini, la famiglia ed i suoi valori.
La Dottoressa Luisa Bossa è oggi in Parlamento eletta nelle file del PD. La sua è una storia di intensa militanza politica coniugata sempre con i suoi impegni di mamma, moglie e insegnante. Ha operato nel Movimento per la Pace. E’ stata sindaco di Ercolano per due mandati consecutivi e, per il suo impegno nei confronti dei minori, è stata nominata dall’UNICEF “Sindaco difensore dei bambini”. E’ stata membro del Comitato Interministeriale per i Diritti Umani presso il Ministero degli Affari Esteri. Quale consigliere regionale della Campania ha dato il suo contributo alla Commissione Istruzione, Cultura, Politica sociale, Attività per il tempo libero. Attualmente il suo impegno di parlamentare la vede componente della Commissione Antimafia della Camera dei Deputati.
– Noi mamme nella semplicità delle nostre case rendiamo possibile il futuro del Paese perché ne cresciamo i figli. I nostri bambini saranno i cittadini di domani, sono l’avvenire e le risorse della Nazione. Ma in un’Italia sempre più povera e precaria, assai poco organizzata per supportare la maternità e le famiglie, le culle restano a lungo vuote e le unioni sembrano assai fragili. Dietro lo spostamento in avanti della maternità, dietro la rinuncia ad avere più figli, dietro la tardiva emancipazione economica c’è un unico male: “il denaro”. Ai giovani mancano i soldi per fare famiglia, manca il lavoro! È questa scarsità di risorse il primo fattore che determina la crisi delle relazioni affettive ed il sensibile calo della maternità. Come risponde lo Stato all’impoverimento sociale ed in che modo è possibile una diversa e più efficace politica per le famiglie?
<< Purtroppo credo che le istituzioni si stiano mostrando poco tempestive nella risposta alla povertà crescente. I dati ci parlano di un impoverimento sostanziale che sta facendo mutare il volto del disagio. La povertà non è più un dato storico di una famiglia, una condizione strutturale che si tramanda e che è legata a disagi cronici. Ormai lo scivolamento nella povertà avviene anche per nuclei familiari che non hanno consuetudine con questa condizione. Siamo di fronte, forse per la prima volta, al povero che lavora, e che è povero nonostante lavori. Eravamo abituati alla povertà come condizione del non-lavoro e del non-reddito. Oggi diventa povero anche un nucleo familiare dove il lavoro c’è ma è precario e sottopagato, insufficiente a sostenere il costo della vita. Questo apre spazi inediti al dramma esistenz iale. La povertà come condizione strutturale crea anche un meccanismo di adattamento; ma la povertà come condizione improvvisa e inattesa devasta le persone, le coglie impreparate e le travolge. Le istituzioni come rispondono? Rispondono poco, male, e tardivamente. La politica vera per il sociale, e per le famiglie, è quella che si fa carico di un progetto per portare i soggetti fuori dal disagio. Individua, quindi, i punti critici, organizza un piano per superarli, e consegna alla famiglia una nuova condizione, dandogli gli strumenti per affrontare la vita in maniera adeguata. Oggi, invece, quelle rare politiche nel sociale sono per lo più assistenzialistiche: si compongono di sussidi, come la fallimentare social card del Governo. Sussidi che sono uno strumento di soggezione permanente dell’individuo: una sorta di elemosina che tampona le emergenze occasionali ma non risolve mai i problemi.>>
– Essere madri è socialmente un valore aggiunto, ma a quale prezzo per noi donne? Oggi resta possibile armonizzare maternità e carriera?
<<Direi di no. Le discriminazioni verso le donne sono aumentate, parallelamente alla capacità delle donne di entrare comunque e con forza sul mercato del lavoro. Direi che più cresce la capacità delle donne di rompere barriere più ne vengono alzate. La cronaca è piena di episodi di discriminazione: dimissioni in bianco che si attivano in caso di maternità, contratti di precariato che non vengono rinnovati, ostacoli vari. Un vero e proprio percorso ad ostacoli che mette a dura prova la resistenza della donna che intende realizzarsi come persona e come lavoratrice.>>
– Nidi ed asili, oltre ad essere i luoghi della formazione per i nostri piccoli, rappresentano preziosi alleati delle madri che lavorano. In merito alla formazione ed all’accoglienza del bambino nei “luoghi della cultura”, in questo momento una famiglia quale risposta deve aspettarsi dallo Stato?
<<In un Paese che mette davvero la famiglia al centro delle sue politiche, per prima cosa vengono attivati servizi per l’infanzia. Servizi a costo zero o i cui costi sono scaricabili dalle tasse, come avviene in Francia. In Italia abbiamo la retorica della famiglia, ma non le politiche. Tutti – a sentirli parlare – difendono radici cristiane e matrimoni naturali. Si dicono a favore della vita quando si parla di fecondazione assistita e di testamento biologico; si dicono a favore dell matrimonio quando si parla di unioni di fatto. Ma nel concreto nessuno agevole, con politiche fiscali ed economiche, la costituzione della famiglia e la maternità. Nessuno si chiede con quale coraggio, oggi, due ragazzi precari, con stipendi da fame, senza reti territoriali di servizi, senza una politica fiscale che li sostenga, dovrebbero mettere su famiglia e fare figli. Tutti sono favorevoli nella teoria ma nessuno struttura servizi e sistemi. Siamo la repubblica della retorica, ormai.>>
– Se nella nostra società le relazioni affettive e le scelte di coppia subiscono il condizionamento del lavoro e del danaro, fino a che punto si può parlare di maternità come di un diritto?
<<Direi di più: fino a che punto quelli che dicono di tutelare la vita in tutte le sue forme sono coerenti con questo pensiero, se poi non costruiscono politiche per la vita? La verità è che, al di là della retorica, dei problemi veri di questo Paese, cioè lavoro, giovani, famiglia, non importa nulla a nessuno. La politica appare ripiegata su se stessa, lontana dai bisogni veri.>>
L’intera redazione di Vita da Mamma ringrazia l’Onorevole Bossa per la sua gentile partecipazione.