Lo scorso 11 settembre i periti incaricati dal gip di Grosseto, Valeria Montesarchio, di realizzare la perizia sulla scatola nera, hanno depositato quest’ultima: una relazione di mille pagine nella quale emergono alcune novità sull’incidente.
Secondo i periti, la responsabilità dell’incidente non è totalmente attribuibile al comandante Francesco Schettino in quanto è emerso che fu il timoniere indonesiano Jacob Rusli Bin ad effettuare un errore nella manovra di avvicinamento alla costa, il cosiddetto inchino.
Secondo quanto trascritto nella perizia, il timoniere non riuscì ad eseguire prontamente l’ordine (ore 21:44:44) impartitogli dal comandante nel corso delle concitate fasi di avvicinamento all’Isola del Giglio, prima che avvenisse l’impatto con lo scoglio delle Scole.
Secondo i periti infatti il comandante:
“Ordina dieci gradi a sinistra per contrastare la rotazione della poppa verso lo scoglio. Subito dopo accentua la manovra ordinando venti gradi a sinistra. Questo è quanto ordinato dal comandante. Analizzando però nel dettaglio il comportamento del timoniere si nota che costui non esegue prontamente quanto ordinato e addirittura, in questo frangente così critico, sbaglia la direzione di accostata, cioè quando il comandante decide di passare da barra al centro fino a 20 gradi barra a sinistra, il timoniere va a dritta arrivando fino a circa 20 gradi, come se avesse inteso dritta al posto di sinistra, per poi riportare la barra a sinistra, come ordinato, con un ritardo significativo”.
Dunque, secondo i periti, sarebbe stato un errore di comunicazione tra comandante e timoniere a determinare l’impatto; per tale motivo Rusli è ora indagato per concorso in naufragio.
Per quanto riguarda invece il cosiddetto “inchino”, la manovra di avvicinamento è stata definita:
“Una manovra estremamente azzardata. La nave è stata portata a navigare su una rotta troppo vicina alla costa, ad elevata velocità e, per di più, in ore notturne”.
E le colpe di Schettino?
Stando ai dati rilevati, il comandante della nave da crociera, secondo cui la manovra effettuata dopo l’impatto (quella che ha permesso alla nave di avvicinarsi alla costa anzicché prendere il largo) avrebbe evitato il peggio, è stato nuovamente smentito e sbugiardato.
Infatti i periti hanno dichiarato che la suddetta “manovra di salvataggio” sarebbe stata una pura casualità, un vero e proprio colpo di fortuna dovuto alle circostanze e quindi non riconducibile alla volontà del comandante.
Inoltre nelle mille pagine depositate sono stati chiariti anche gli effettivi ritardi di quella tragica notte del 13 gennaio:
- Ore 21:45:07 impatto con lo scoglio;
- Ore 21:49:30 Schettino parla con il direttore macchina e viene a conoscenza della falla che impedisce l’entrata in sala macchine;
- Ore 21:51:53 Schettino riceve l’informazione che anche il quadro elettrico è allagato;
- Ore 21:58:37 grazie a tutte le informazioni raccolte e compresa la gravità dell’accaduto, il comandante avrebbe dovuto chiamare l’emergenza generale;
- Ore 22:00:40 il comandante ha tutti gli elementi utili per dare l’ordine di abbandono della nave, procedura che però non si verifica;
- Ore 22:51:50 Schettino ordina di “mettere i passeggeri a terra”;
- Ore 22:54:10 il comandante in II Bosio esegue l’ordine di evacuazione.
È possibile leggere qui l’intera relazione: Relazione tecnica.