E’ palese, la maggior parte dei bambini impazzisce per i videogiochi.
Ne esistono di diversi tipi:
– combattimento: ce ne sono per tutte le età; per i più piccoli vengono chiamati giochi di piattaforma; per i più grandicelli vengono divisi per fasce di età
– avventura e strategia: quelli con i simulatori (con cloche di aereo per esempio) hanno difficoltà maggiori, prevedono intuizione e capacità logiche, sono dunque rivolti a bambini più grandi, per tutti gli altri esistono varie subcategorie (sport, combattimenti ecc…).
Stiamo attenti a rispettare i consigli di età che vengono riportati sulla confezione. Inutile comprare un videogioco “+16” per un bambino di 8 anni, vuoi per i contenuti vuoi per le capacità richieste, quel videogioco non sarà adatto a lui.
Esistono giochi off line e on line. Quelli online permettono al bambino tramite pc o consolle con dispositivi idonei, di giocare in rete con amici o sconosciuti. Il bambino è incentivato a non abbandonare il gioco in quanto, essendo in rete, una volta spento il dispositivo, il gioco prosegue con gli altri giocatori collegati. Per non perdere sviluppi, il bimbo è restio a staccarsi.
I videogiochi hanno preso in parte il posto dei nostri giochi d’infanzia, sopratutto nelle grandi città dove vanno scomparendo i posti come “i cortili” in cui i bimbi si trovavano per giocare insieme. Ci sono sempre meno spazi per i bambini; e tutto questo è molto triste perchè rende più difficoltoso l’approccio con i pari. Sono i genitori, indossata questa nuova veste, che devono fare da tramite: accompagnare i figli a una festa, ai giardinetti o nei parchi. Una volta i bambini erano liberi, scendevano in cortile da soli e si organizzavano in autonomia. Ora un genitore, un nonno, la baby-sitter, sono sempre presenti e spesso si incaricano addirittura di organizzare il gioco, togliendo spazio alla fantasia dei bambini…. Ecco dunque che il videogioco diventa una valida alternativa, non solo per i giorni piovosi in cui non si può uscire, ma anche per giocare indipendentemente dall’adulto. Già, perchè quando il bimbo è davanti al videogioco, è in casa e la mamma è tranquilla, libera di dedicarsi alle proprie faccende domestiche.
In realtà i pericoli ci sono, e sono rappresentati sopratutto dalla dipendenza dal videogioco. L’età più critica è quella che và dai 10-14 anni, la pre-adolescenza e la pubertà. In questi anni il rapporto con i genitori e i pari cambia, il ragazzino non è più bambino ma non ancora ragazzo, adulto. La confusione, la gestione di tutti questi nuovi sentimenti e sensazioni è davvero stressante e destabilizza. Quando la comunicazione con gli adulti e i compagni diventa difficile, il videogioco può rappresentare una scappatoia. L’isolarsi, concentrati sul gioco, rappresenta un pò l’isolamento delle relazioni. In questi casi può essere utile il dialogo, come mezzo per far uscire il bimbo dalla chiusura verso il mondo esterno. Dialogo e ascolto, ovviamente. I ragazzini hanno bisogno di essere ascoltati, di essere considerati, per poter affermare e rafforzare la propria persona, il proprio io. Quando parliamo con loro, non facciamolo mentre laviamo i piatti, sediamoci davanti loro, guardiamoli negli occhi, non tartassiamoli di domande le cui risposte sono tutte contenute in un “sì o no”; diamo loro modo di articolare il discorso e seguiamo la linea che scelgono loro di impostare nell’argomentazione. Certo, capita che nei casi più gravi, l’intervento di uno psicologo sciolga le resistenze più tenaci, ma in generale questi bambini hanno solo bisogno di avere spazio per una loro collocazione, a partire dalla famiglia.
Con questo discorso non voglio affermare che sia sbagliato dedicare del tempo al videogioco, anzi è sicuramente stimolante, fa lavorare un aspetto dinamico e logistico del nostro cervello, se vogliamo possiamo pure definire il videogioco come una palestra per la nostra mente, ma è importantissimo sapersi limitare nel tempo e nel coinvolgimento, senza arrivare al punto in cui il gioco domina la nostra volontà, per cui il tempo libero và passato alla consolle; bensì prendendo il videogioco per quello che è…..un passatempo.