Il “Vanni” reo confesso dell’attentato davanti alla scuola di Brindisi; restano dubbi sul movente.
Giovanni Vantaggiato, detto “il Vanni” è l’attentatore reo confesso, responsabile della strage avvenuta il 19 maggio a Brindisi all’entrata della scuola professionale Morvillo-Falcone, in cui perse la vita Melissa Bassi e rimasero ferite altre 5 studentesse.
Al Vanni si giunge attraverso un importante impegno delle forze dell’ordine e della collaborazione delle equipe che hanno seguito le indagini. L’illuminazione arriva dal pm Milto De Nozza che evidenzia la similitudine tra l’ordigno confezionato dell’attentato e uno simile esploso ai danni di Cosimo Parato, che non morì ma rimase a lungo ricoverato in ospedale, conosciuto per i traffici illegali di carburante agricolo. Il Parato e il Vanni si ritrovano in tribunale, l’imprenditore pretende dal Parato una somma di 300mila euro. Per gli inquirenti si tratta di un importante elemento nella ricostruzione della vicenda dell’attentato. La conferma arriva dalla Digos, che visiona i fotogrammi delle telecamere e individua due macchine, una Punto e una Hyndai, che transitano nei pressi della scuola la notte e la mattina poco prima dell’esplosione. Una appartiene alla moglie di Vantaggiato, l’altra è intestata a lui stesso.
Due testimoni hanno raccontato di aver visto un uomo, riconosciuto nell’individuo ripreso dalle telecamere, allontanarsi dalla zona dopo l’esplosione, azione che ha attirato l’attenzione, poiché si recava nella direzione opposta rispetto a quella in cui tutti si stavano dirigendo. Saliva poi sulla Sonica per tornare a casa. Il suo cellulare risultava agganciato a quell’ora ad una cella nei pressi della scuola.
Il Vanni è incastrato, l’accusa è “strage in concorso” poiché i Pm restano convinti che non abbia agito da solo.
Dopo qualche ora di interrogatorio il Vanni confessa ma non indica un movente, ovvero confonde le acque riportando diverse tesi ancora al vaglio degli inquirenti.
La confessione arriva per paura che anche i suoi famigliari potessero essere oggetto di inchiesta e per timore di finire in una cella comune alla mercè dei detenuti, che per codice etico d’onore non gradiscono chi fa del male ai bambini.
Si lascia più volte sfuggire un “plurale” indicando le azioni che hanno a che fare con la preparazione dell’attentato, empasse che giustifica con l’uso della lingua pugliese di ricorrere al “noi” per indicare l’ “io”.
Giustificazione che lascia perplessi.
Dichiara di “avercela col mondo intero”, di aver astio verso la giustizia, di dover affrontare difficoltà economiche (smentite dall’alto tenore di vita).
Durante l’interrogatorio il Vanni ricostruisce i fatti:
Arriva di notte a Brindisi con l’auto della moglie, dove posa il cassonetto rubato di fronte alla scuola, contiene le 3 bombole di gas, poi torna a casa a Copertino, dove riposa qualche ora prima di dirigersi nuovamente, con la propria auto, verso Brindisi, dove si apposterà in attesa di azionare il telecomando che causerà la strage.
Non sa di essere stato ripreso dalle telecamere.
Quando gli inquirenti gli chiedono perché non avesse fatto scoppiare la bomba di notte, con una lucidità e freddezza poco umana risponde “A che serviva? Non c’era nessuno”.
Afferma di aver scelto casualmente la scuola come obiettivo, ribadendo che la sua era “una forma di protesta”.
Ma chi è Giovanni Vantaggiato?
Il Vanni è un uomo di 68 anni, sposato con due figlie e un nipote, proprietario di uno yacht di 16 metri e una villa sul mare a Porto Cesareo, proprietario di terreni ed immobili, commerciante di prodotti petroliferi. Di lui si dice che è un uomo solitario, di poche parole. Iniziò come emigrante in Baviera, dove lavorò in una fabbrica di congegni elettronici, per tornare poi nel Salento ed aprire una società fiorente di commercio di carburante col fratello, da cui si separò successivamente per attriti economici.
Di lui i compaesani dicono “È un uomo ricco e molto avaro”.
Svolge una vita sociale ritirata, forse si vergogna del difetto fisico al braccio destro, quel tic che cerca di celare, riscontrato anche dalle riprese delle videocamere attorno alla scuola dell’attentato.
Il preside della scuola Morvillo Falcone non è estraneo al Vanni, tra il 2006 e il 2009 la società del Vanni forniva gasolio ad una scuola Itc a cui capo si trovava Rampino, l’attuale preside della Morvillo Falcone.
E’ singolare che il Vanni iniziò a confezionare l’ordigno due mesi fa, periodo in cui il Rampino ordinava una porta blindata per il suo ufficio.
Molto ancora è da chiarire, ma i risultati brillanti finora conseguiti fanno sperare in prossime nuove.