Massimiliano Latorre e Salvatore Girone sono in carcere ormai da 90 giorni, termine massimo di carcerazione preventiva per la legge indiana; la situazione si fa sempre più critica: lo speciale team investigativo, il Sit, con Ajith Kumar a capo, ha presentato un giorno prima dello scadere dei termini, l’atteso dossier contenete i capi d’accusa contro i militari italiani.
Il faldone presentato contiene, nelle sue 196 pagine, la perizia balistica e la chargesheet ossia l’elenco delle imputazioni a carico dei due marò, inerenti all’omicidio dei due pescatori indiani avvenuto il 15 febbraio scorso. Il dossier rivelerebbe anche la localizzazione precisa del luogo dell’accaduto: 20,5 miglia di distanza dalle coste italiane, ovvero entro le 22 miglia sotto il controllo di giurisdizione dello Stato cui appartiene il territorio.
I due marò hanno ricevuto notizia mentre si trovavano a colloquio con il sottosegretario agli Esteri Staffan De Mistura con tanto di delegazione italiana a seguito, riunione precedente all’incontro tra De Mistura e il chief minister di Kerala, O. Chandy.
Il quotidiano The Indian Express, che si dichiara certo delle proprie fonti, rivela i capi d’imputazione basati su 4 sezioni del codice penale indiano:
- omicidio ex art. 302
- tentato omicidio ex art 307
- azioni che comportano danni ex art 427
- associazione per delinquere ex art 34
Tra le imputazioni viene citata “la violazione della Convenzione Internazionale per la repressione di atti illeciti contro la sicurezza della navigazione marittima del 1988 che stabilisce la giurisdizione territoriale di uno Stato fino a 200 miglia nautiche dalla costa”.
La tensione tra India e Italia cresce a dismisura.
L’ambasciatore italiano a New Delhi, Giacomo Sanfelice, viene richiamato a Roma per una consultazione con il Governo.
I familiari dei due marò non sono sorpresi della presentazione dei capi d’accusa, che ci si aspettava allo scadere della carcerazione preventiva, ora chiedono al Governo italiano di cominciare “a battere i pugni sul tavolo”.
Christian D’Addario, nipote di Latorre così riferisce: “Oggi sono 90 giorni che i nostri marò sono in carcere e anche se sono militari, abituati dunque ad affrontare situazioni difficili,comincia ad essere duro non vedere una via d’uscita. Massimiliano e Salvatore vivono ogni giorno aspettando il momento di poter telefonare alle loro famiglie, di sentire che siamo con loro. E anche se il governo e le autorità finora non hanno mai fatto mancare il loro sostegno è ora di fare qualcosa di concreto per questi ragazzi che si sono ritrovati loro malgrado stritolati in un meccanismo di equilibri politici e diplomatici fatto di tattiche e di continui rinvii. Noi ci appelliamo al governo perché alle parole seguano i fatti, perché a Massimiliano e Salvatore che non sono criminali, ma militari e cittadini di questo Paese, sia restituito il loro status e la loro dignità insieme alla possibilità di veder tutelati i loro diritti”.
Il discorso è chiaro e condivisibile, merita un accoglimento, anche perché rappresenta il pensiero della quasi totalità degli italiani… dunque che il Governo si muova per riportare i due militari a casa!
I continui rinvii non sono più accettati, ora è il momento di pensare ad un intervento.
I legali dei marò stanno aspettando la consegna dei capi di imputazione che deve avvenire per legge entro le 48 ore successive alla presentazione.
De Mistura, dopo l’incontro con il chief minister del Kerala, Oommen Chandy, riferisce: “È stata una riunione difficile, molto tesa e gli ho detto chiaramente che deve rispondere in tempi rapidi all’ingiunzione della Suprema Corte di New Delhi (che aveva previsto termini perentori per la decisione sul trasferimento)”.
I due marò sono stoici, addestrati militarmente alle pressioni,alle situazioni difficili, ma la tensione comincia ad essere veramente alta.
Nel frattempo si moltiplicano la manifestazioni di solidarietà verso i due militari.