La Cassazione ha reso note le motivazioni con le quali ha convalidato, lo scorso 10 aprile, gli arresti domiciliari per il comandante della nave da crociera Costa Concordia, Francesco Schettino.
I domiciliari furono assegnati a Schettino, attualmente accusato di naufragio colposo, omicidio colposo plurimo, abbandono della nave e di incapaci e deturpamento dell’ habitat, dal gip Valeria Montesarchio che ne ordinò la scarcerazione lo scorso 17 gennaio, facendogli così scontare la pena nella sua casa a Meta di Sorrento.
La procura di Grosseto però non si arrese, in quanto continuò, e continua tutt’ora, a sostenere la possibilità di fuga da parte dell’ accusato; motivo per cui aveva presentato una nuova istanza di carcerazione.
Come detto in precedenza, tale istanza è stata così respinta a metà aprile, ed oggi ne conosciamo le motivazioni, in quanto la Suprema Corte ha definito il comandante del Concordia come una persona “inaffidabile non adatta allo svolgimento di funzioni di comando e comunque di responsabile della sorte di persone a lui affidate”.
Inoltre, stando a quanto dichiarato sempre dalla Cassazione, Schettino è ritenuto un uomo di “scarsa resistenza, e non capace di reggere situazioni di crisi e ad assicurare in quelle situazioni l’adempimento delle obbligazioni di sicurezza e garanzia verso le persone a lui affidate”.
Per quanto riguarda invece l’accusa di possibile fuga dichiarata dal procuratore di Grosseto, Francesco Verusio, la Suprema Corte risponde:
“La stessa inaffidabilità espressa in ordine alla personalità di Schettino per come il medesimo si è comportato per tutta la vicenda, non appare significativa di una propensione alla fuga, essendo stato opportunamente messo in luce che egli, a prescindere dall’atteggiamento assunto, è comunque sempre rimasto sul luogo della vicenda senza cercare di sfuggire all’identificazione e al controllo”.