Al largo delle coste canadesi sabato è stata avvistata una nave ‘fantasma’. Si tratta del relitto di un peschereccio giapponese travolto l’11 marzo del 2011dallo Tsunami che colpì il Giappone.
La coriacea barca prima dello Tsunami veniva impiegata per la pesca dei totani ed al momento dell’onda anomala si trovava ancorata a Hachinohe, a nord dell’arcipelago giapponese. Si tratta di un’imbarcazione di piccole dimensioni: 15 metri. Al momento la nave si muove senza controllo, è arrugginita, stanca e in balia dei voleri del mare.
La sua presenza nelle acque oceaniche non è pacifica! Infatti, malgrado l’estensione contenuta, la barca resta un ammasso di ferraglie senza guida che è impossibile monitorare costantemente. Nelle attuali condizioni, potrebbe oggettivamente rappresentare un pericoloso ostacolo alla traversata delle altre navi (specie alla navigazione notturna o a quella in avverse condizioni meteorologiche).
Lo Tsunami giapponese ebbe una portata distruttiva non indifferente: uccise più di 20 mila persone, ed inghiottì una quantità di oggetti incomputabile. Si parla di circa 25 milioni di tonnellate di detriti generati da quell’onda anomale. Quindi, molte altre cose, oltre al vascello, sono scomparse nel nulla in quel giorno di marzo del 2011.
La particolarità della “nave fantasma” è che sia riapparsa galleggiante, dopo più di un anno e a ben 10 mila miglia di distanza dal luogo ove era ormeggiata al momento dello Tsunami.
Con buona probabilità la maggior parte delle “rovine dello Tsunami” giacciono nel ventre dall’oceano Pacifico. Ma la “nave fantasma” dimostra che alcuni relitti resistono alla forza del mare e riescono a muoversi sulla superficie dell’acqua.
Il problema è quanti relitti galleggiando viaggiano ancora? C’è da domandarsi di che natura siano. I relitti galleggianti, come quelli affondati, quanti e quali danni possono produrre all’ecosistema?
Molti rifiuti sono addirittura visibili, non è raro che spoglie di tempeste, relitti e rottami, mangiati dal mare o abbandonati ad esso, si raccolgono in grandi isole di “rifiuti” galleggianti che, guidate dalle correnti, si muovono sulle acque.
Si tratta di accumuli di avanzi, carcasse, rottami e resti che di fatto sono inquinanti. Le “isole di rifiuti galleggianti” essendo mobili “spalmano” il loro effetto dannoso per l’ecosistema su tutto il percorso che compiono mentre si decompongono. Il processo di smaltimento ed esaurimento di tali scorie è lento, spesso lentissimo.
Secondo alcuni studi scientifici esiste la possibilità che le coste dell’isola di Vancouver possano essere raggiunte da una serie di rifiuti (risalenti nello specifico allo Tsunami) già entro il 2013.
Il peschereccio fantasma, invece, potrebbe finire sulle coste della Columbia Britannica, in Canada.