Siamo certi, cari lettori, che la nascita di un individuo corrisponda esattamente al momento in cui si viene alla luce?
In realtà la triade Psichiatria – Ginecologia – Psicologia converge sul’esistenza di una vita intrauterina. In particolare negli anni ‘70 nacque una disciplina, definita “Psicologia Prenatale” deputata all’approfondimento di caratteristiche psicologiche, fisiologiche e relazionali che evolvono prima ancora che un bambino venga messo alla luce.
Nonostante il nascituro possegga “naturalmente” sensibilità e abilità cognitive, la relazione che lo lega alla madre, al padre e a tutti coloro che si prendono cura di lui, potrebbe assolutamente influenzare il suo sviluppo psichico extrauterino. Più dettagliatamente durante il periodo embrionale già si sviluppano centri cerebrali e organi di senso, primo tra tutti il tatto, strumento iniziale per poter entrare in contatto con la parete intrauterina.
A tal proposito sono state effettuate delle ricerche che dimostrano come il nascituro sia già in grado di reagire al tipo di stimolazione tattile che gli viene trasmesso. Intorno al quinto mese di gestazione, non appena si sviluppano le terminazioni nervose sulle punte delle dita, il bambino è in grado di toccare il suo corpo, le pareti uterine nonché il cordone ombelicale; infine, una volta che il piccolo viene alla luce si tranquillizzerà tramite il contatto con il corpo della madre che è già in grado di riconoscere. Inoltre lo sviluppo delle capacità olfattive rappresenta un ottimo strumento per riconoscere il profumo della madre; il feto proverà anche attrazione verso l’odore del latte materno perché gli rievocherà quello del liquido amniotico.
Durante il suo sviluppo intrauterino, il piccolo sperimenterà anche il senso del gusto, difatti sarà in grado di discriminare sostanze dolci da quelle salate. Potrebbe altresì accadere che i gusti del piccolo dopo lo svezzamento potrebbero essere influenzati dallo stile alimentare della madre; difatti, determinate pietanza gradite a quest’ultima potranno giungere al feto “programmando” il cervello di questo ultimo a provare piacere verso tali cibi.
Al quarto mese circa di gestazione si è riscontrato che il bambino, nonostante non abbia ancora sviluppato gli organi uditivi, già ha iniziato a sviluppare tale senso, difatti egli è già in grado di reagire ai suoni; a sei mesi il feto è in grado di udire i rumori provenienti dall’organismo materno quali il battito cardiaco, il ritmo circolatorio, nonché la voce della genitrice: in particolare i piccoli acquisiscono le prime capacità linguistiche sin dall’ascolto intrauterino della “lingua materna”. Il suono della voce materna diventa un importantissimo canale per il tipo di legame che si verrà a creare col proprio piccolo dal momento in cui verrà alla luce; pertanto l’utilizzo precoce del motherese (linguaggio semplice, affettuoso ed adatto a bambini molto piccoli) è assolutamente consigliato sin dalla fase pre-natale del piccolo.
Dalla 26esima settimana il feto inizia ad aprire le palpebre (sviluppo del senso della vista) e se avviene uno spostamento di una sorgente luminosa all’altezza del ventre materno, egli inizia a seguirlo con gli occhi. Nell’utero materno, soprattutto di giorno, il bambino si muove attorniato da un “ambiente in penombra” e quando la genitrice è distesa al sole il piccolo è consapevole dell’ambiente circostante e potrebbe darsi che riesca a vedere anche le sua manina.
Inoltre sono state condotte delle indagini scientifiche che dimostrano una congruenza tra lo stato emotivo della madre durante la gravidanza e lo sviluppo psichico del bambino. In particolare è stato dimostrato che uno stato di benessere della genitrice favorirebbe una maggiore trasmissione di endorfine trasmettendo al piccolo una maggiore sensazione di serenità; viceversa, se la madre vive uno stato di sofferenza psichica il feto potrà agitarsi, accelerando di conseguenza il battito cardiaco. Ancora, gestanti in stato di disagio emotivo potrebbero mettere al mondo figli irritabili, con disturbi del sonno e della digestione; infine si è riscontrato che se sottoposte a stress, queste future mamme potrebbero dare alla luce bambini a rischio di iperattività, deficit motori e attentivi.
Alla luce dei dati forniti mi viene da rifletter su quanto sia difficile essere genitori, prima ancora della messa al mondo del frutto del loro amore, dato che esistono molteplici fonti a dover trasmettere luce a questa piccola creatura, aventi come comune denominatore l’amore che si nutre nei suoi confronti.E’ necessario dunque garantire al piccolo tutto il benessere necessario per fornirgli uno sviluppo in buona salute, funzionale, sereno, sia da un punto di vista fisico che psicologico.Durante la gravidanza questo “piccolo grande tesoro” viene custodito ed accudito in uno scrigno umano in cui sviluppo e protezione genitoriale diventano insostituibili chiavi per garantirgli una crescita sana.
Dunque, futuri ed attuali genitori, poiché questo lavoro non è semplicissimo, non dimenticate che il primo organo con cui si mette al mondo un figlio è la testa!