La manovra “Salva Italia”, oltre a portare nuove tasse e nuove regole per la lotta all’evasione fiscale, ha portato non poco scompiglio tra i commercianti.
Infatti uno dei decreti che compongono tale manovra è l’ apertura ad orario continuato di negozi (piccoli dettaglianti e grandi catene commerciali) e locali (bar, ristoranti, etc.). Abolite dunque tutte le norme che regolavano gli orari di apertura giornaliera, la giornata di riposo infrasettimanale, nonché la chiusura domenicale e festiva.
Ogni Comune è libero di decidere se e quando applicare tale riforma, decisione da prendere entro i successivi 90 giorni dalla messa in atto del decreto (2 gennaio 2012).
Le prime città ad aderire sono state Roma e Napoli che, in concomitanza dell’ inizio dei saldi (5 gennaio), hanno ben pensato di approfittarne.
Ma questa nuova legge non ha trovato solo pareri concordanti.
Molte regioni infatti come Toscana, Piemonte e Lombardia hanno vivamente manifestato il loro dissenso, ipotizzando anche un possibile ricorso alla Corte Costituzionale, ricorso sul quale il Codacons non è d’accordo e a cui controbatte con una possibile denuncia all’ Antitrust per violazione delle norme sulla concorrenza.
Come hanno accolto il decreto i commercianti?
Le grandi catene di distribuzione, come gli ipermercati, sono pronti ad attuare la nuova regola, dicendosi favorevoli ad essa e sicuri che apporterà un maggiore afflusso sia di clientela che di lavoro. Totalmente contrari, invece, i piccoli commercianti che si sentono minacciati proprio da queste grandi catene, preoccupati dall’ aumento dei costi di gestione che porterà, presumono, ad una diminuzione del lavoro, dalla concorrenza sleale, in special modo riferita al commercio cinese, nota popolazione di stacanovisti.
E i consumatori?
Quasi tutti favorevoli di poter acquistare liberamente, senza condizionamenti di orari, avendo una maggior flessibilità e scelta, senza lasciarsi condizionare dallo scorrere delle lancette.