Fiorello, nel bel mezzo del cammin della sua vita, incontra Roberto Benigni; i due si sono “affiancati” ieri sera sul palcoscenico televisivo dello show “il più grande spettacolo dopo il weekend”: Fiorello, padrone di casa, Benigni ospite d’onore, come non mai preceduto dalla fama e dalle aspettative del pubblico.
Il comico fiorentino, ha, non smentendo mai il suo stile, messo in scena satira, politica e filosofia, storia, morale e critica; così prendendo avvio da un sussurrato “non c’è più” è, infine, giunto a filosofeggiare sulla vita ed i suoi destini. Il risultato ultimo è stato un monologo ironico più che comico; “un discorso rivolto alle persone” più che al pubblico; un ragionamento ricco, informato da un solo messaggio di fondo: vivere per progredire, guardando oltre le cose ed al di là degli accadimenti. Laddove, poi, evolve, progredisce e si eleva solo chi fattivamente aspira a migliori domani, chi mantiene la consapevolezza dell’oggi e sfrutta a proprio vantaggio ogni trascorsa esperienza.
“Non bisogna mai tornare indietro, nemmeno per prendere la rincorsa”, così suggella il suo intervento Benigni, facendosi interprete delle parole di Andrea Pazienza – pittore e fumettista italiano scomparso molto presto.
“Ogni felicità è una forma di innocenza. Questo mondo – noi – non lo abbiamo in eredità dai nostri padri ma in prestito dai nostri figli”, afferma Benigni. E qui la sua maschera muta facendosi seria, il suo è un monito, un richiamo alla responsabilità ed alla affidabilità … sotteso, però, aleggia un sogno: vivere con più spensieratezza, assecondando gli istinti, i desideri e le aspirazioni più pure … vivere rispettando le voglie dei bambini e “costruire” concretamente gli auspici di un miglior futuro, affinché “qualche cosa di meglio” si realizzi.
Non a caso Benigni giunge a filosofeggiar sul mondo un attimo dopo aver cantato “L’inno al corpo sciolto” …
… la canzone dei bisogni corporali? No!
… la canzone della libertà? Forse si! Libertà intesa come possibilità di esprimere il proprio essere umani e umanamente semplici.
Non a caso un attimo dopo, lasciandosi alle spalle il suo racconto di storia medioevale, Benigni ricorda i sacrifici degli italiani e le lontane guerre: richiama i conflitti mondiali, quelle battaglie “smarrite nei libri di scuola” che conobbero fame e morti, depressioni e resurrezione, opposizioni patriottiche e oppressioni, violenza e libertà.
Il comico italico su questo fondale appunta un ricordo: Sandro Pertini … una memoria storica dai colori della patria … e Benigni racconta di quel Pertini “pischello” che – sebbene pacifista – da giovane volutamente partì soldato, andò al fronte insieme ai figli dei contadini che in massa prendevano parte alla guerra … e perché lo fece? “Perché nei momenti di difficoltà chi ha di più deve dare molto di più”, rappresentando così un esempio di onestà.
Ritorna, nuovamente, la satira politica e la contrapposizione tra il presente ed il passato si presta perfettamente a sottolineare quanto, anche oggi, le nuove generazioni abbiano bisogni di buoni esempi, modelli puliti e limpidi da seguire ed in cui identificarsi.
E le lacrime della Fornero – per ammissione dello stesso Benigni – divengono l’emblema, la testimonianza e l’attestazione del potere emozionale della trasparenza e del valore dell’onestà.
Fiorello ha, dunque, ospitato un Benigni insuperabile, particolarmente teso a parlare al cuore dei connazionali, inspirato da un sentito desiderio di riscatto e giustizia per questa nostra terra ricca di talenti ma mortificata e vessata da una crisi che continua a richiederci sforzi e sacrifici.