” TOGLIETE I LIBRI ALLE DONNE: TORNERANNO A FARE FIGLI ”
Quello che potrebbe sembrare un proclama di qualche decennio fa è invece il titolo di un articolo apparso su Libero e diffuso nel web il 30\11\2011.
Ma qual è il tema affrontato dal giornalista?
Il tema è delicato: il giornalista parla della natalità in calo e del difficile mestiere di genitore.
A quanto pare sarebbe questo il mestiere che gli italiani non vorrebbero più fare, a dispetto di quelli che solitamente sembrano impieghi snobbati perchè umili e poco redditizi.
Il lavoro del genitore è sicuramente il lavoro più difficile e gravoso che ci si possa trovare ad affrontare nella vita ed è, nonostante pretenda un impegno quotidiano, il lavoro in assoluto meno retribuito, almeno dal punto di vista economico.
Nell’ analisi che il giornalista fa i figli vengono considerati non più come garanzia per la vecchiaia dei genitori o come braccia da lavoro in più, ma solamente come persone che dovranno essere mantenute a vita.
Di fatto, oltre agli obblighi morali che la Costituzione assegna ai genitori, esiste l’obbligo di provvedere al mantenimento dei figli maggiorenni fino a quando non possano autonomamente provvedere a se stessi.
Ma questa potrebbe essere l’unica motivazione della diminuzione dei tassi di natalità e dell’aumento sostanziale della presenza di immigrati?
Il giornalista non fa segreto delle sue posizioni politiche e, nonostante non sia d’accordo con i pensieri del nostro capo dello Stato che ha proposto di concedere la cittadinanza itaiana anche ai figli degli immigrati, non reputa che la causa del decremento di nascite nel nostro Paese sia attribuibile alla difficoltà dello svolgere il compito del genitore .
In Italia la percentuale di nascite si ferma a 1,32 figli per donna, cifra che non sarebbe sufficiente a sopperire al cambio generazionale e lascerebbe agli stranieri immigrati spazio libero per ripopolare la nostra nazione non essendo noi in grado di sopperire alla esigenza di ripopolamento.
Effettivamente le considerazioni di questo autore sulla percentuale della natalità italiana non sono del tutto errate.
Se osserviamo uno schema che rappresenti l’ attuale situazione demografica italiana noteremo che, al contrario di come dovrebbe essere, il nostro grafico è una piramide rovesciata, con una base stretta essendoci pochi giovani, un centro piuttosto allargato avendo un’elevata percentuale di 40enni e una punta molto larga composta da un elevato numero di anziani.
Vista così la piramide italiana effettivamente non infonde molta sicurezza riguardo al suo equilibrio, ma come si potrebbe risolvere questo problema?
Il giornalista intravede due possibili soluzioni, la prima che si augura assolutamente di non dover affrontare sarebbe la presenza di una nuova immigrazione, la seconde e da lui più auspicata è quella di una nuova prolificazione.
Prova a cercare anche nella religione il segreto dell’ elevata prolificazione di alcuni paesi ma non trova riscontri validi, non è la religione professata che porta alcune popolazioni ad avere più figli.
Ma allora quale sarebbe il reale motivo della diminuzione del tasso di natalità?
A quanto pare, secondo gli studi condotti dalla Harvard Kennedy School of Government risulta che ci siano degli streti legami tra la scolarizzazione femminile e il declino demografico.
In questi studi risulta che ” le donne con più educazione e più competenze sono più facilmente nubili rispetto a donne che non dispongono di quella educazione e di quelle competenze “.
A questo punto l’ autore si distacca da quello che sta scrivendo (ma non sappiamo se lo fa perchè davvero non condivide o solo per evitare il “linciaggio mediatico”), affermando che quello è solo quanto risulta dai numeri che anche il Ministro conservatore inglese ha tenuto a rendere noti e per i quali, appunto, la maggior istruzione superiore nelle donne porterebbe ad avere meno famiglie e meno figli.
Non tardano ovviamente ad arrivare i primi commenti e dalle pagine dello stesso quotidiano prende la parola Selvaggia Lucarelli, mamma e donna in carriera.
La giornalista reputa assolutamente rozza e di comodo, l’idea che lo svuotamento delle culle sia inversamente proporzionato allo svuotamento del cervello.
Ritiene assurdo come la preoccupazione del collega nel vedersi circondato da immigrati possa portarlo a tradurre così i risultati della Harvard Kennedy School of Government.
Ma si può davvero arrivare a ridurre le problematiche che portano le famiglie italiane a non procreare più di un bambino solamente all’ istruzione delle donne?
Noi donne lo sappiamo, spesso facciamo meno figli perchè dinnanzi alle mamme, ai papà ed ai neonati c’è una società “inospitale” e “poco accogliente”, raramente capace di garantire un vero supporto alla maternità ed alla istituzione familiare.
Se da un lato la donna cerca di non rinunciare del tutto alla libertà ottenuta con fatica, da un altro punto di vista ella deve pure lavorare per necessità oggettive di sostentamento e per garantire alla prole un futuro certo e dignitoso. La vita moderna è più cara e gravosa di un tempo.
In ultima analisi va sottolineato come e quanto manchi una rete di supporto interfamiliare: oggi non ci sono più i nonni di una volta, sovente i nonni lavorano ancora o vivono lontano e alle neo mamme ed ai neo papà capita di essere “soli” con i figli piccoli o piccolissimi.
Chiaro è che non tutte le donne sognano di mettere su famiglia, esistono donne che non vogliono avere bambini ed è assolutamente un loro diritto, ma c’è chi ne vorrebbe o ne vorrebbe di più e pur volendo deve rinunciarvi. Rinunce di tale fatta vengono compiute con dolore e sensi di colpa.
La giornalista Selvaggia Lucarelli punta il dito verso quelli che per la maggior parte delle donne sono i reali motivi per i quali spesso ci si ferma al primo figlio; il problema non è l’ istruzione ma la mancanza di incentivi per le famiglie, di asili nido pubblici, di sussidi economici e di una politica del welfare e sensibilità maggiore che possano aiutare le donne a superare quel senso di abbandono che appare spesso nel post gravidanza.
Scrive anche : ” In Italia c’è un figlio virgola 32 per donna? Bene. Se è per questo, per donna, c’è anche lo 0, 32 di mariti che aiutano in casa. E lo 0,12 che si occupa dei figli quanto se ne occupano le donne. Contribuissero anche gli uomini, rendendoci la vita più semplice, alla prolificazione del paese. E se proprio gliela devo dir tutta, Langone, a me l’idea di un paese sovraffollato di gravide incolte e di maschi al 100% italiani, sì, ma il cui l’unico modello femminile è la donna che cambia pannolini, non convince granchè “.