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I bambini non dovrebbero saper leggere e scrivere prima dei 6 anni

Quali rischi corrono i bambini spinti ad un apprendimento precoce della scrittura e della lettura? Noia, isolamento e ansia da prestazione, questi i pericoli.

di Federica Federico

26 Settembre 2024

Leggere e scrivere prima dei 6 anni: precocismi e rischi

I bambini che sanno leggere scrivere prima dei 6 anni, ovvero quelli che accedono alla prima classe della scuola primaria già con competenze di letto-scrittura avviate, corrono diversi rischi, tra i più importanti e prepotenti vi sono: la noia, l’ isolamento e l’ansia da prestazione.

 

Il bambino che sa scrivere prima dei compagni di classe rischia di:

  1. annoiarsi per tutta la fase di avvio alla letto-scrittura, fase che occupa quella delicata parte dell’anno in cui il piccolo fa il suo ingresso alla scuola primaria;
  2. sentirsi distante dal gruppo dei pari e, di conseguenza, isolarsi o essere isolato;
  3. caricarsi del dovere di fare di più rispetto agli altri con una conseguente esposizione all’ansia prestazionale.
 

Questi bambini non sono particolarmente intelligenti o dotati, sono, piuttosto, bambini a cui è stato sottratto uno spazio di gioco per istruirli ad un apprendimento precoce, si parla, infatti, di precocissimi.

 

Precocismi: chi e cosa spinge il bambino a leggere e scrivere priam dei 6 anni

Moltissimi genitori non resistono alla tentazione di preparare anzitempo i bambini alla letto-scrittura e lo fanno vestendo i panni dei Maestri, dei quali, però, non hanno le qualifiche. Ricordiamo che l’insegnamento fonda su competenze didattiche non trascurabili. Ma ragioniamo con ordine, partiamo da che cos’è la scrittura e arriviamo a come dovrebbe essere approcciata per scongiurare, nei limiti del possibile, i rischi di un apprendimento meccanico.

 

Linguaggio scritto e linguaggio parlato

C’è una differenza tra scrittura (come anche tra lettura), ovvero linguaggio scritto, e parola, ovvero linguaggio verbale: la parola risponde al bisogno umano di comunicare. 

Il linguaggio verbale, infatti, nasce e si affina in risposta alla necessità degli essere umani di intendersi tra loro, regolare i propri rapporti esprimendosi in una modalità chiara, comprensibile e condivisa.

 

La scrittura, invece, traduce in grafemi il linguaggio parlato, in questo senso non ha una immediata funzione comunicativa già assolta dal linguaggio verbale. Inizialmente scrivere, quindi usare un linguaggio grafico, servì agli esseri umani per fare ordine: lettere e numeri sono nati per esigenze organizzative e di computo, le prime esperienze di scrittura, infatti, risalgono a 3.500 anni fa quando i Sumeri, per primi, catalogarono le merci presenti nel magazzini delle Ziqquarat (costruzioni templari in cui risiedevano sovrano e sacerdoti e ove erano collocati i magazzini per la conservazione delle derrate alimentari).

 

Questa breve digressione storica ci aiuta a circoscrivere la differenza fondamentale tra linguaggio parlato e linguaggio scritto: 

  • parlare risponde a un bisogno innato, ovvero quello di comunicare;
  • scrivere risponde a un bisogno sociale ed evolutivo (ciò almeno nel contesto della sua nascita e fuori dalla scrittura come forma d’arte, che è cosa lontana dai primi apprendimenti dei bambini).
 

Imparare a scrivere è una cosa difficile e impegnativa

Scrivere pretende un forte impegno attentivo, senza contare che il bambino deve essere fisicamente pronto:

  • la mano deve saper chiudere un cerchio nell’atto di disegnarlo
  • e deve essere in grado di portare il tratto grafico da sinistra a destra, 
  • il bambino deve possedere un buon coordinamento oculo-manuale,
  • e deve dimostrare dimestichezza con lo spazio e la gestione del corpo in esso.
 

Da un punto di vista cognitivo, invece, il bambino deve essere pronto a switchare dal codice verbale al codice scritto, questa competenza è trasformativa, in altre parole il bimbo è chiamato a tradurre in lettere quello che sente in forma di espressione verbale, suono, fonema.

 

Come si scrive: la geometria delle lettere

Il bimbo è chiamato ad apprendere la struttura grafica delle lettere insieme alla direzione di come riprodurle sul foglio. Il disegno della lettera non è una competenza secondaria perchè ogni letterina deve rintracciarne un’altra e un’altra ancora nella concatenazione grafica che porta alla scrittura delle parole e delle frasi. Ed è importantissimo che la penna scorra sul foglio a garanzia di una scrittura funzionale, scorrevole e ordinata. Al contempo il bambino deve imprimere la lettera nella sua mente riconoscendone immediatamente il corpo grafico.

 

Il suono, quindi, nella sua traduzione su carta conquista una geometria e diventa simbolo visivo e grafico che il bambino osserva ed è chiamato a decodificare e a tracciare.

 

Leggere e scrivere prima dei 6 anni e sviluppo del bambino (motorio e cognitivo)

È scientificamente provato che lo sviluppo della corteccia motoria ha a che fare con le competenze di scrittura, ovvero scrivere non attiene solo all’ambito delle competenze cognitive. Per esempio, prima di riuscire a scrivere il bambino deve essere in grado di chiudere il disegno di un cerchio, questa capacità dimostra la sottesa competenza al lavorare scrivendo da sinistra a destra.

 

I genitori trascurano questo ambito delle precompetenze, piuttosto che spingere il bambino alla scrittura sarebbe giusto spingerlo alle camminate e all’arrampicata poiché camminare e arrampicarsi stimolano i cosiddetti movimenti crociati, ovvero quelli in alternanza di mano destra e piede sinistro, mano sinistra e piede destro. Questi movimenti si riverberano sulle competenze oculo-manuali e spaziali perchè, a loro volta, stimolano la comunicazione operosa tra i due emisferi del cervello.

 
Leggere e scrivere prima dei 6 anni: precocismi e rischi
Leggere e scrivere prima dei 6 anni: precocismi e rischi – foto di free stock photos from www.picjumbo.com da Pixabay

Precompetenze alla scrittura

Perchè un bimbo sia pronto a scrivere occorrono una serie di pre-competenze:

  • il bambino deve essere interessato alla scrittura;
  • deve avere una buona padronanza di linguaggio;
  • il suo sviluppo motorio deve consentirgli una sufficiente coordinazione oculo-manuale (occhio-mano);
  • la sua motricità fine deve permettergli una buona dimestichezza con la matita o penna, intesa come strumento di scrittura;
  • deve essere in grado di sostenere l’attenzione per un tempo congruo ai primi apprendimenti di scrittura.
 

In mancanza delle debite pre-competenze c’è il rischio che il bambino impari sì a scrivere ma muovendosi male sulla carta. Inoltre, la memoria motoria del suo tratto grafico (acquisito meccanicamente) potrà compromettere la futura evoluzione scolastica del bambino.

 

Gli schermi elettronici ritardano l’apprendimento della scrittura?

Da un punto di vista motorio, va considerato anche l’impatto degli schermi sulla vita dei nostri bambini: il touch è già di per sè compromissorio rispetto alle competenze analogiche della scrittura.

Il touch screen abitua i bambini a una immediatezza (tocchi un punto dello schermo e compare la lettera) lontana dalla calma della scrittura analogica. A scuola, infatti, ai bimbi verrà richiesto un lavoro molto molto lento con la penna tra le dita e letterina dopo letterina.

 

Come mai tanti bambini arrivano in classe prima già con competenze “avanzate” di scrittura?

Sono i genitori a promuovere le suddette competenze, non a caso si parlare di precocisimi. I bambini si prestano per accondiscendenza, volendo assecondare una richiesta del genitore e rintracciando nella mamma e nel papà una profonda soddisfazione ad ogni lettera scritta e appresa.

 

Ma questi genitori riescono a riconoscere i pericoli sin qui esposti? Sopratutto sono consci del pericolo di un apprendimento meccanico della scrittura che crea un’impronta nella memoria motoria e cognitiva del bambino?

 

Nella letteratura pedagogica vi sono stati autori pro scrittura precoce, questo accadeva 50 anni fa, ovvero negli anni 60.

 

Il superamento della competizione scolastica

Tra gli altri, qui è funzionale citare lo studio di Moore perchè si basa su dei presupposti ad oggi già smentiti dalla Pedagogia: secondo il Dottor O.K. Moore, docente di Yale, i bambini che apprendevano precocemente la scrittura diventavano più competitivi e questo rappresentava un vantaggio in ambito scolastico. Oggi sappiamo che la spinta alla competizione ingenera ansia da prestazione ed è causa di pericolosi processi di adultizzazione.

 

Questo studio viene considerato nel celebre manuale “Il babino da 0 a 3 anni” di T. B. Brazelton, uno dei più noti Pediatri al mondo e punto di riferimento dello studio del parenting a livello internazionale, l’autore cita Moore per dimostrare che i bambini dovrebbero imparare a leggere e scrivere a scuola e a loro non andrebbe proposta nessuna attività didattica prima che manifestino un interesse personale o a discapito dello spazio di gioco.

 

Dallo stesso studio di Moore emerse il meccanicismo con cui i bambini apprendevano la scrittura prima dei 6 anni circa e in un contesto non didattico. Col tempo è emerso che il campione di scrittori precoci esaminato da Moore faticava ad adattarsi allo studio degli anni successivi, quello più dinamico e multidisciplinare a cui i bambini approdano in corrispondenza alla terza classe della scuola primaria, intorno ai 9 anni.

 

Senza considerare che il campione esaminato da Moore metteva in luce l’associazione tra precocissimi e aspettative di prestazioni elevate: i bambini spinti alla scrittura precoce tendono a non entrare in comunicazione con i compagni di classe, ad atteggiarsi a grandi e saggi per avvicinarsi agli adulti e, quindi, ad assumere atteggiamenti cosiddetti adultizzati

 

In conclusione il prezzo dell’apprendimento precoce appare troppo alto.

 

Cosa fare se il bambino dimostra un interesse verso la lettura e la scrittura già prima dei 6 anni

Se un bambino dimostra interesse per la scrittura prima dell’ingresso alla scuola primaria, il che è stato teorizzato anche da Maria Montessori che rintraccia i primi interessi dei bimbi verso la scrittura intorno al 4° annoi d’età, il compito dell’adulto è quello di favorire la familiarizzazione del bambino con la geometria delle lettere.

 

Per esempio attraverso l’uso di tavolette di legno con le lettere intagliate, i cosiddetti vassoi montessoriani per tracciare la scrittura oppure l’uso di lettere di cartone a cui associare forme geometriche analoghe o con cui giocare allo scopo di apprendere il corpo grafico della lettera e riconoscerlo.

 

Non va mai trascurata la direzione del tratto grafico nella riproduzione della lettera. Rispetto a ciò si può proporre al bambino un gioco di scrittura (in primis a dito) su una tavoletta sensoriale (ricoperta di semolino o pane grattugiato). È consigliabile partire dalla proposizione di esperienze grafiche di riproduzione di figure geometriche per arrivare alle lettere gradatamente (in un video pubblicato sul canale di divulgazione pedagogica “Montessorianamente Mamma” è possibile apprezzare come si realizza una lavagna tattile in stile montessoriano. Questa esperienza rappresenta un approccio ludico alla prescrittura e vi invito a guardarlo anche in calce a questo articolo).

 
@montessorianamente.mamma

♬ She Share Story (for Vlog) – 山口夕依


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