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Il sale della terra, Jeanine Cummins: libri da leggere

Il sale della terra, Autore: Jeanine Cummins, Genere letterario: romanzo Casa Editrice: Feltrinelli, Pagine: 410, Prezzo 13,00, Stelle: ⭐⭐⭐⭐⭐

di Federica Federico

31 Luglio 2024

I consigli di Lettura di vita da mamma e credit immagini il sale della terra

Nella rubrica Libri da Leggere di Vita da Mamma, consigliamo “Il sale della terra“.

Autore: Jeanine Cummins

Genere letterario: romanzo 

Casa Editrice: Feltrinelli

Numero di pagine: 410

Prezzo: 13,00

Le mie stelle: ⭐⭐⭐⭐⭐

 

Il libro in una parola: Questo romanzo è una cicatrice! Una di quelle ferite solo apparentemente rimarginate e provenienti da un dolore acuto, impresso nei ricordi e capace di riemergere senza preavviso. È una cicatrice che “brucia” ad ogni tocco, anche involontario, ogni volta che un solo dito sfiora quella porzione di pelle in eterna sofferenza e solo apparentemente mascherata da una guarigione realmente impossibile.

 

“Il sale della terra” la trama in meno di 100 parole (circa) e senza spoiler

Lydia è una donna, una mamma, una libraia, una moglie, una figlia, una zia, una sorella e una cognata, ma è anche un’amica; in tutte queste vesti si muove in un’esistenza che la protagonista stessa ritiene normale, se non addirittura comune e qualche volta “sacrificata”.

 

Questa narrativa lineare della propria vita va avanti fino al momento in cui Lydia incontra il re del narcotraffico che, vestito con un “abito da uomo qualunque”, scivola dentro la sua esistenza. E lei lo avverte estremamente vicino, scaccia il sospetto che quell’uomo lusinghiero possa essere, invece, profondamente e nascostamente diverso da tutto ciò che Lydia è, conosce e persegue, dal suo quotidiano, dal marito, dal suo modo di amare e di relazionarsi.

 

Inizialmente quest’uomo cambia la vita di Lydia solo un po’, la fa vibrare piano per poi scuoterla sempre di più forte e sino a divenire terrore, come un terremoto violento e irrefrenabile che rade al suolo ogni cosa. 

 

Lydia e suo figlio Luca vengono lambiti dalla morte alla quale, però, non si può semplicemente dire che sopravvivano, essa gli resta dentro modificandoli nel profondo e li conduce in un mondo completamente estraneo a ciò che erano: conoscono il lutto e “la Bestia”, vivono la violenza e dentro ci trovano i frammenti di sentimenti disumanizzati, sentono la terra perdere sostanza sotto i piedi e i luoghi divengono fatica e speranza, assaggiano il sapore del sangue e l’odore gli resta dentro come un marchio.

 

Il filo conduttore di “Il sale della terra”

Prima di leggere questo romanzo chiunque dovrebbe conoscere i numeri che l’autrice stessa snocciola nelle note, li lascia scivolare come grani di un rosario di dolori e di rimpianti:

Nel 2017, lungo il confine tra gli Stati Uniti e il Messico, moriva un migrante ogni ventuno ore. In quel numero non sono compresi i molti migranti che ogni anno scompaiono semplicemente nel nulla. Sempre nel 2017, mentre finivo questo romanzo, in tutto il mondo moriva un migrante ogni novanta minuti: nel Mediterraneo, in America Centrale, nel Corno d’Africa. Uno ogni ora e mezza. Sedici migranti morti per ogni sera che mettevo le mie bambine a letto.

 

Il sale della terra” parte da Acapulco, in realtà parte da una Acapulco apparentemente comune per arrivare a quella dei cartelli e della violenza; parte da una famiglia comune per disvelare pian piano che negli anni duemila il giornalismo messicano di inchiesta è stato un lavoro ad alto rischio morte; parte da una vita fatta di prossimità, tra lavoro e famiglia, per raggiungere la sola strada possibile della fuga e arrivare sino a quattromiladuecentocinquantasei chilometri dal luogo del massacro. Ma il filo conduttore che segna tutto il romanzo è la speranza

 

Sempre nelle note, l’autrice rivela che sul confine tra il Messico e la terra degli estadunidense (precisamente a Tijuana, divenuta famosa nel mondo per il  muro, eretto come barriera di separazione tra Messico e San Diego) è stata impressa una frase: “Tambien de este rado hai suenos”, che si traduce in: “Anche da questa parte esistono i sogni”.

 

L’emozione dell’ultima pagina

Questo libro restituisce umanità alla narrazione di un “fenomeno geo-politico” atroce che rischia di diventare l’elencazione di un numero incredibile di morti, dispersi nel deserto, uomini, donne bambini in cerca di futuro e disperati.

 

Il personaggio più bello di “Il sale della vita”

Tutti i personaggi sono legati ai destini di una terra che non conosce pace a causa dei cartelli. Qualcuno vive una guerra di potere, per primo Javier e perde quella dei sentimenti; qualcun altro combatte una battaglia morale e perde la vita in una narrazione in cui la declinazione della violenza è sempre la stessa: offesa-difesa; al contempo, c’è chi ha solo dato spazio ai sentimenti senza rendersi conto che  l’io sensibile non sempre sposa il personaggio che la vita ci impone di essere, è questo il caso di Lydia; intorno ci sono le ingenuità violate, come Luca, Rebecca e Beto.

 

Il personaggio che ho preferito è quello dall’apparenza più rude, dura, egoista e becera di tutti: El Chacal, il solo che sulla linea di confine modifica la sua natura nell’abbraccio con Luca, lo fa appena prima di prendere le nuove scorte d’acqua e tornare indietro su una strada percorsa e ri-percorsa sotto il peso non solo della propria vita.

 

La frase, la scena, l’immagine o l’atmosfera di “Il sale della terra” che resta per sempre

Questo romanzo imprime nel lettore una consapevolezza che è difficile portare con sè una volta lasciata l’ultima riga dell’ultima pagina: nessuno ha una casa senza la pace del luogo in cui essa si trova, allo stesso modo senza pace non c’è famiglia, non ci sono affetti, lavoro o sicurezze stabili.

 

Questo libro ci lascia con una certezza: senza pace (e giustizia) non c’è vita che valga la pena di chiamare vita.

 

3 buoni motivi per leggere “Il sale della terra”

  1. Questo romanzo innanzitutto restituisce una cognizione storica e politica sulla condizione di migliaia di persone e sulla verità feroce di una terra offesa e piegata alle violenze, nonché sulla complessità del concetto di confine e sulla profondità di un fenomeno come quello dei migranti.
  2. Il romanzo ci spinge a riflettere sulla complessità della natura umana, su come l’abito che portiamo possa nascondere altri bisogni, diverse facce dell’essere e ulteriori sentimenti, persino il malvagio Javier e un papà che ama dolcemente.
  3. Da ogni parte di qualsiasi muro, in ogni posto del mondo, esistono sogni e i sogni, come le speranza, sono espressioni di umanità, battiti del cuore, manifestazioni di vita.


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