“Sapete cosa sono? Scrivetelo nei commenti, vediamo chi indovina”: così Piera Maggio denuncia il ritrovamento di due cimici in casa propria. Quello lanciato sui social network è un indovinello dal sapore amaro, un gioco in cui è racchiusa la rabbia e il tormento di una mamma costretta ogni giorno a fare i conti con un passato doloroso.
La scoperta della mamma di Denise Pipitone
Lo scorso lunedì 6 maggio, in tarda mattinata, la mamma di Denise Pipitone pubblica sulla sua pagina Facebook un post di denuncia.
“Ritrovate dopo 20 anni, a meno che qualcuno non le abbia collocate nel tempo violando il nostro stabile. Erano correttamente funzionanti perché collegate alla rete elettrica”.
Si tratta di due cimici, due microspie rinvenute nell’abitazione che condivide con il marito Piero Pulizzi. La scoperta è stata del tutto casuale, gli apparecchi sono stati ritrovati in seguito ad alcuni lavori di manutenzione, a quasi 20 anni esatti dalla scomparsa della figlia.
Denise Pipitone, ricordiamo, è scomparsa da Mazara del Vallo (TP) la mattina del 1° settembre del 2004. Al momento della sparizione, la bambina, che avrebbe compiuto 4 anni il successivo 26 ottobre, stava giocando sul marciapiede situato fuori la casa della nonna materna. Da quel giorno non si hanno avuto più notizia della piccola.
Come sarebbe oggi Denise Pipitone: le foto elaborate con la age progression
Piera maggio denuncia: il post Facebook
“Adesso chiederemo alle autorità se sono beni dello Stato oppure di privati”.
Molti i dubbi da chiarire, tante le domande che necessitano una risposta:
- a chi appartengono quelle due microspie?
- da quanto tempo erano nascoste in casa? (la donna non esclude che la collocazione degli apparecchi possano essere recente)
- erano ancora collegate con la sala di ascolto?
Tra i commenti Piera Maggio spiega che nel pomeriggio dello stesso giorno la famiglia ha provveduto a sporgere denuncia con la speranza di poter fare quanto prima chiarezza sull’accaduto.
Nel frattempo pone un’ultima domanda, un quesito ironico che mira a sottolineare quel senso di abbandono provato in questi lunghi e faticosi anni di ricerche e indagini:
“Se sono apparecchiature dello Stato, pensate che adesso dovremmo chiedere il risarcimento di 20 anni di appropriazione della nostra rete elettrica?”.