Yassine Khalfallah è stato un animo fragile che ha vissuto su questa terra per soli 16 anni in un corpo due volte speciale, infatti era un ragazzo nello spettro autistico, con un autismo a basso funzionamento e tale da pretendere un’assistenza continua, e contemporaneamente aveva la sindrome di Tourette. La doppia specialità di Yassine ne ha invalidato l’esistenza e lo ha bloccato in punto di autonomie e capacità cognitive a un’età non superiore ai 9-10 anni. È in ragione di ciò che possiamo parlarne come di un bambino autistico morto a 16 anni, definirlo un ragazzo non sarebbe giustamente descrittivo della sua condizione.
Era “inginocchiato e sopra di lui c’erano tre o 4 poliziotti”
Yassine è morto il 19 dicembre del 2021 a poca distanza da un grave evento traumatizzante: il precedente 24 novembre il ragazzo era stato fermato da alcuni agenti di Polizia.
In quell’occasione Yassine ha subito un trauma, lo dicono i genitori. Loro stessi, prontamente accorsi, descrivono il fermo del figlio in questo modo: era “inginocchiato e sopra di lui c’erano tre o 4 poliziotti”, era stato ammanettato e gli erano stati legati anche i piedi, il volto veniva spinto verso il pavimento. Tutto ciò senza tenere conto della sua condizione e del suo funzionamento da persona autistica; tutto ciò accadeva a scuola dove Yassine era conosciuto nelle sue specialità; tutto ciò senza e prima dell’intervento di un’ambulanza o dell’arrivo dei genitori del minore disabile.
L’inchiesta della testata giornalistica L’Indipendente sta facendo parlare di Yassine e la domanda che resta aperta è la seguente: può ritenersi presumibile che la morte del ragazzino sia avvenuta come indiretta conseguenza del trauma subito?
Qui di seguito ragioneremo partendo da questa domanda in congruenza con la richiesta di giustizia dei genitori.
Bambino autistico morto a 16 anni: i fatti in breve
Quel 24 novembre 2021 Yassine si trovava a scuola, data la sua situazione il ragazzo godeva del supporto di un assistente ad personam e del docente di sostegno. Tutti sapevano che Yassine poteva non sostenere l’intera giornata scolastica, accade a molti ragazzi con disabilità e la flessibilità oraria è spesso parte dei PDP (Piani Didattici Personalizzati). Nel caso di specie, il comune di Brescia aveva anche messo a disposizione della famiglia un servizio di taxi per accompagnare Yassine a scuola e riportarlo a casa.
Anche quel giorno il ragazzino aveva espresso il bisogno di tornare dalla mamma. Com’è giusto che sia, in un primo momento le figure di riferimento istituzionale, assistente e docente di sostegno, avevano tentato di convincerlo a restare a scuola.
Qualcosa, però, stava turbando Yassine più del solito, frustrato e ansioso di tornare dai genitori il ragazzo varcò i cancelli dell’Istituto inseguito dal suo assistente.
La fonte stampa avanza un dubbio significativo: è probabile che a chiamare la Polizia sia stato qualche passante ignaro delle condizioni di Yassine, non consapevole del fatto che fosse uno studente e pensando a una rissa. In quei concitati momenti probabilmente l’assistente chiedeva aiuto o comunque cercava di fermare e richiamare il suo ragazzo.
Intanto un bidello avvisava i genitori. All’arrivo dei questi ultimi a scuola, però, Yassine era già stato circondato dagli agenti, ammanettato, bloccato, costretto a subire una coercizione del corpo che per funzionalità autistica il ragazzo tollerava molto male.
Si sa che i soggetti nello spettro autistico sono per definizione dotati di una ipersensibilità sensoriale e tattile tale da non sostenere facilmente nemmeno le carezze e gli abbracci.
Cosa succede da quel momento e fino alla tragedia: il racconto della morte di Yassine
Nei giorni successivi all’intervento della polizia Yassine “non è più lui”, lo dice la sua mamma e le parole sfuggono alle labbra come un tremito, come una lacrima asciutta dove le altre lacrime sono finite.
Alcune delle risposte di Sami e Amina, genitori di Yassine from L’Indipendente on Vimeo.
Nelle settimane successive lo stato confusionale di Yassine era palpabile. Il ragazzo non riconosceva nessuno se non sua madre e non diceva altro se non “perfavore non picchiatemi”; la notte non riposava costringendo i genitori ad alternarsi al suo fianco; non tollerava l’assenza della mamma fino a scappare in strada per cercarla quando non riusciva a trovarla in casa.
Le posizioni della dirigenza scolastica
La Preside avrebbe detto al papà di Yassine di avere agito a tutela dell’istituto. Ovviamente un intervento simile della Polizia non esula da un confronto con la presidenza. A quanto pare Yassine sarebbe stato immobilitato perché ritenuto pericoloso, forse aveva tirato i capelli alla docente di sostegno.
Sta di fatto che stante la sua diagnosi certificata, nota e depositata presso il protocollo dell’Istituto scolastico, sarebbe stato opportuno attendere l’ambulanza o i genitori. Tuttavia la prima è arrivata quando Yassine era già avvinghiato alla sua mamma, mentre i genitori hanno subito il dolore enorme di vedere un figlio ammanettato, legato, inginocchiato spinto sul pavimento e bava alla bocca urlare aiuto e implorare i nomi “Mamma e Papà” per essere condotto in salvo.
I drammatici momenti della morte di Yassine
Yassine non dava segni di miglioramento, questo indusse i genitori a portarlo più volte all’attenzione di medici e psichiatri. Nessuna struttura ospedaliare aveva posto per un ricovero, malgrado il bambino fosse reduce da un evento impattante sulla sua psiche. A seguito di una visita in pronto soccorso il ragazzo riceve una prescrizione farmacologica: sedativi e antipsicotici.
Il 19 dicembre mentre era a casa con la sua famiglia ha uno scatto, che dal racconto dei genitori appare come una sorta di allucinazione: si dirige verso la finestra lasciando intendere a tutti di voler scappare, si pone rispetto ad essa come se stesse per varcare una porta e di fatto la attraversa, si sporge troppo e cade nel vuoto.
È morto così passando attraverso una finestra e la mamma non ha fatto in tempo a trattenerlo, il decesso poche ore più tardi in ospedale.
Quali sono le domande aperte sulla vicenda di Yassine, il bambino autistico morto a 16 anni
- Perchè durante l’intervento della Polizia non si è tenuto conto della situazione clinica di Yassin ;
- Per quale motivo chi era con Yassin non ha atteso l’arrivo dei paramedici e dei medici o comunque della famiglia;
- È plausibile che l’evento sia stato così traumatico da essere indirettamente causa della morte del giovane? E che peso ha auto la cura farmacologica senza un ricovero del ragazzo?
Su tutto ciò ancora non è stata fatta chiarezza, ma la famiglia merita una giustizia senza omissis.
Troppo spesso rispetto alle diverse abilità si commette il grave errore di non considerare l’impatto emotivo e quindi la risposta emotiva agli accadimenti, al qui ed ora. L’alta sensibilità dei ragazzi disabili dovrebbe stimolare un maggiore sforzo di prognosi dei nostri comportamenti da adulti.
Pretendere oggi che Yassine non venga dimenticato equivale ad affermare una rinnovata e viva sensibilità verso disabilità e inclusione.
Nota per il lettore: la foto di copertina è meramente illustrativa e non ritrae il ragazzo, che, invece, è ricordato nel video. Fonte immagine di copertina: Foto di Michal Jarmoluk da Pixabay.