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5 libri sulla Shoah per bambini

Libri sulla Shoah per bambini, 5 titoli consigliati: La portinaia Apollonia, Le valigie di Aushwitz, Nonno terremoto, Otto - Autobiografia di un orsacchiotto, Una bambina e basta.

di Federica Federico

10 Gennaio 2024

5 libri sulla Shoah per bambini piccoli

Il 27 gennaio ricorre la Giornata della Memoria, si ricorda la data storica in cui i cancelli di Auschwitz vennero abbattuti restituendo ai sopravvissuti dignità e libertà: era, appunto, il 27 gennaio del 1945.

 

Non è semplice dare ai bambini piccoli una spiegazione della Shoah comprensibile e adatta alla loro sensibilità, che sia, quindi, empatica e reale, ma non cruenta o traumatizzante. I libri e gli albi illustrati ci vengono in aiuto, ne abbiamo selezionati cinque consigliati per una lettura accompagnata, condivisa e adatti a bambini di età compresa tra i 5-6 anni e i 10 anni circa.

Libri per spiegare ai bambini la Shoah e la Giornata della Memoria

  1. La portinaia Apollonia, di Lia Levi – Età di lettura: da 5-6 anni.
  2. Le valigie di Aushwitz, di Daniela Palumbo – Età di lettura: da 9 anni.
  3. Nonno terremoto – un bambino del 1938, di Fulvia Alidori e Daniele Susini – Età di lettura: da 5-6 anni.
  4. Otto. Autobiografia di un orsacchiotto, di Tomi Unger – Età di lettura: da 7 anni. 
  5. Una bambina e basta, di Lia Levi – Età di lettura: da 6 anni.
 

La portinaia Apollonia – Libri sulla Shoah per bambini

In questo libro i bambini incontrano l’umanità oltre le atrocità della guerra. Senza svelare troppo sulla trama, il cuore dell’albo illustrato si palesa sul finale quando Apollonia, guardata con sospetto dai bambini per i suoi modi e il suo aspetto, salva Daniel e la mamma dal rischio di essere catturati dai tedeschi

 

Daniel, il piccolo protagonista, è un bimbo ebreo dalla cui visuale, semplice ed emotiva, l’albo illustrato racconta la guerra. Manca un riferimento diretto alla tragedia della Shoah, ovvero questo albo illustrato non racconta direttamente l’olocausto ma porta all’attenzione di chi lo legge molti elementi chiave della tragedia: il pane, impastato mischiando chiodi e spago alla farina; la magrezza del bambino e la fame disperata degli adulti; l’immagine dei veicoli da guerra; la tanta gente in fila per approvvigionarsi e i soldati che “Si chiamavano tedeschi. Tutti quanti.”

 

Questi elementi rappresentano, ciascuno a proprio modo, spunti da cui genitori, nonni e insegnanti possono partire per dare ai bambini i primi elementi utili a comprendere la guerra come portatrice di dolori, miseria, odio, lacrime e sofferenze. Daniel e la sua mamma possono diventare l’occasione di spiegare in modo semplice ai nostri bambini l’olocausto. Per esempio nel passo della lettura in cui la mamma è costretta a ricamare per le suore allo scopo di guadagnarsi da vivere, è possibile chiarire ai bimbi il perché la legge impediva agli ebrei di lavorare. 

   

Le valigie di Auschwitz – Libri sulla Shoah per bambini

Il leitmotiv di questo libro è il viaggio espresso nell’immagine delle valigie; si tratta, però, di condurre i piccoli lettori alla difficile scoperta di un viaggio diverso da quello che un qualunque bambino potrebbe immaginare.

La figura di un treno che sfreccia verso questa o quella destinazione non corrisponderà a nessuna meta felice o confortevole: i bambini ebrei del 1940 (1943 in Italia) e le loro famiglie venivano deportati, viaggiavano con le loro valigie, su vagoni comunemente deputati al trasporto del bestiame e finivano nei campi di sterminio. 

 

Le valigie di Auschwitz è un libro pedagogicamente perfetto perchè è capace di restituire ai bambini dai 9 anni in poi l’immagine della deportazione e della Shoah con piena verità storica attraverso una narrazione sensibile, oltre che perfettamente comprensibile e straordinariamente ricca di indicazioni storiche, informazioni e dettagli. A parlare ai bambini sono i bambini stessi e tutto parte da un simbolo: le loro valigie.

 

Tra i dettagli storici che questo libro consente di recuperare ve ne è uno in modo particolare che segna l’intera narrazione: non tutti sanno che i tedeschi “invitavano” i deportati a fare la valigie, lo facevano ogni volta che “bussavano” alla porta di una famiglia ebraica già con l’intenzione di caricare i membri su un treno diretto ai campi di concentramento. La valigia era per gli uomini del  Reich un inganno con cui illudevano gli ebrei; per le famiglie che stavano per vivere la deportazione, invece, era simbolo di speranza. 

 

Nota storica 

Con la precisazione che questa nota storica è presente all’interno del libro, il mio suggerimento è quello di anticiparla ai bambini nel momento in cui gliene presentate la lettura (soprattutto laddove chi ci legge è un educatore o un insegnante e sta pensando di portare questo libro all’attenzione di una classe): ad Auschwitz, che oggi è diventato un museo della memoria, vi è una stanza (precisamente la stanza 4 del blocco 5) a cui i visitatori non possono accedere perchè l’ingresso è schermato da un vetro, dietro al vetro un enorme cumulo di valigie, le stesse con cui gli ebrei arrivavano nei campi di concentramento.

 

All’arrivo veniva chiesto a ciascun deportato, che fosse in possesso di un bagaglio, di apporre il proprio nome sulla valigia; un altro inganno perché niente del contenuto di quelle borse sarebbe tornato a casa, quasi sempre nemmeno i proprietari .

Comunemente i tedeschi facevano incetta dei beni preziosi e di valore che trovavano nei bagagli, mentre le valigie finivano accantonate nei magazzini. Quelle presenti nella stanza 4 del blocco 5, esattamente come quelle raccontate nel libro “Le valigie di Auschwitz”, sono una testimonianza di vita, una rievocazione che urla.

 

Carlo, Hannah e Jacob, Emeline e Dawid (i protagonisti del libro), esattamente come tutti gli altri bambini deportati, con le loro famiglie e il loro Popolo hanno lasciato un’impronta nella storia dell’uomo. Chi guarda queste valigie non può non percepire la traccia delle vite perdute e del dolore dell’umanità.

 

Personalmente mi sento in dovere di suggerire la lettura di questo libro anche (o forse soprattutto) agli adulti.

 

Le valigie di Auschwitz – Libro AL (ad Alta Legibilità)

A margine del suggerimento di questo testo tra i libri per spiegare la giornata della memoria ai bambini, ne va menzionata una particolarità nobile: “Le valigie di Auschwitz” è un libro stampato in modalità AL, ovvero un libro ad alta leggibilità. Per chi non lo sapesse, i libri ad alta leggibilità sono quelli con una stampa e un costrutto grafico (carattere, impaginazione e spaziatura) tale da rendere la lettura più facile e accessibile anche da parte di chi rientra nei DSA o nei BES (rispettivamente Disturbi Specifici dell’ Apprendimento e Bisogni Educativi Speciali).

 

Nonno terremoto – Libri sulla Shoah per bambini

Nonno terremoto è un libro di 55 pagine che si legge tutto d’un fiato. Luciano, il protagonista, ha 9 anni quando le leggi razziali rivoltano il suo mondo.

Fino a quel momento il piccolo terremoto non era che un bambino come tanti. I bimbi lettori si identificheranno certamente in questo protagonista: Luciano giocava a calcio, serviva messa per ottenere un giornale che il parroco regalava ai chierichetti, a scuola era svogliato e distratto ma nella vita di tutti giorni restava vivace e curioso.

 

Le leggi razziali

D’un tratto quelle leggi: le razziali, definirono i bambini, i padri, le madri e i nonni non più per quello che erano ma per la comunità in cui erano nati. Correva l’anno 1938 e i bambini di razza ebrea vennero allontanati dalle scuole. Nel contempo, ai genitori toccava la sorte, altrettanto ghettizzante, di non essere più ammessi a lavorare. Nessuno poteva sfuggire all’esonero dal servizio, nemmeno i soldati dello Stato italiano, nemmeno chi aveva difeso il Paese in guerra, come babbo Salomone, il papà di Luciano che era sceso in battaglia contro gli austriaci.

Le immagini del libro passano tutte attraverso gli occhi e la narrazione dei bambini. Questo incedere del racconto ne fa un testo altamente digeribile dai più piccoli.  

 

Per esempio, è Bruno il migliore amico di Luciano a rivelargli l’incredibile: ”Sono stato da Armando il lattaio, come faccio sempre, fuori dal negozio ha messo un cartello· VIETATO L’INGRESSO AI CANI E AGLI EBREI”. Questa immagine è iconica, ritorna anche nel film da Oscar di Roberto Benigni: “La Vita è Bella”.

 

Luciano racconta le esclusioni: quella scolastica, quella lavorativa e quella sociale che come conseguenza ebbero la medesima negazione della dignità umana. Prima esclusi poi cancellati, gli ebrei persero lo status di persone, ma nessuno mai dovrebbe sentire su se stesso la colpa di essere nato!

 

Otto. Autobiografia di un orsacchiotto – Libri sulla Shoah per bambini

Il titolo è subito evocativo: il termine “autobiografia” richiama a una narrazione lunga un’esistenza intera. Questa, infatti, è la storia della vita di un orsacchiotto nato nell’anteguerra e destinato a diventare il punto d’incontro di due vite: quella di David e quella di Oscar, due bambini amici per la pelle ma divisi dalla Shoah e dalla guerra.

 

Il riferimento all’orsacchiotto non deve trarre in inganno rispetto all’età di lettura. Benché si parli di un pupazzo animato, la narrazione ha uno storytelling complesso, pretende una capacità di collocazione precisa su una linea temporale lunga e vuole un’attenzione costante al procedere degli eventi.

 

Un albo lungo tutta la vita di Otto, ovvero tutta la guerra

Una prima parte dell’albo è dedicata alla nascita di Otto, ne descrive l’arrivo nelle mani di David, nonché l’amicizia tra questo bimbo e il coetaneo Oscar. David appartiene a una famiglia ebrea e quando gli uomini del Reich raggiungono casa sua per deportare l’intero nucleo familiare, Otto rimane affidato alle cure di Oscar.

 

Tuttavia la guerra non ha mai risparmiato nessuno e i bombardamenti strappano l’orso dall’abbraccio del bambino. Un’esplosione più forte delle altre li divide. Otto si risveglia su un cumulo di macerie da dove viene raccolto da un soldato.

Per un caso del destino ne diventa l’angelo custode: devia una pallottola che avrebbe potuto uccidere l’uomo. Questa curiosa e fortunata circostanza fa di Otto un orsetto da prima pagina, finisce sui giornali fotografato con una medaglia appuntata sul petto.

 

Dopo tanta gloria, Otto vive, però, non poche peripezie, rischia di perdersi e morire, fino a quando si ritrova nella vetrina di un rigattiere. Un giorno fortunato Oscar lo vede attraverso il vetro, in vendita tra un mucchio di cose antiche, lo riconosce e lo acquista. La loro storia riempie le prime pagine dei quotidiani e arriva lontano. La legge anche David che non aveva mai più avuto notizie del suo amico Oscar.

 

La chiave di lettura dell’amicizia

Quest’albo concede ai bambini di interpretare la storia attraverso il filtro positivo dell’amicizia. Nelle ultime pagine i due protagonisti si raccontano a vicenda: sono rimasti i soli sopravvissuti delle loro famiglie, hanno patito dolore e paura e ora, ritrovandosi, sentono il sapore dolce della pace e della normalità. 

 

La storia restituisce ai piccoli lettori la reale percezione di quanto possa essere insensata la contrapposizione tra razze, e riporta agli affetti il vero valore degli uomini suggerendo ai bambini di non rinunciare mai all’amicizia.

 

Una bambina e basta – Libri sulla Shoah per bambini

Quello che portiamo alla vostra attenzione in questo articolo è l’adattamento per bambini del romanzo di Lia Levi dal titolo “Una bambina e basta”.

Questo è un libro autobiografico scritto con la voce, i sentimenti e le aspettative di una bambina che subisce le leggi razziali. Appena conclusa la prima elementare “Una bambina e basta” scopre di non poter più andare a scuola, il papà diventa un uomo senza lavoro e le figlie vengono costrette a nascondersi.

 

Vincitore del Premio Elsa Morante Opera Prima nel 1994 è un testo sempreverde che nell’adattamento per bambini può essere proposto ai lettori più piccoli (dai 6anni in poi).

Lia Levi ci tiene a precisare che, per quanto lei sia un ebrea che ha vissuto l’infanzia nel quadrante storico dell’olocausto, resta una tra gli scampati. Mentre diversa, più profonda e lacerante è la storia dei sopravvissuti, ovvero quegli individui che hanno vissuto la deportazione e il dolore dei campi. Questa matrice segna il testo: da un lato alleggerisce la drammaticità degli eventi, dall’altro, con riguardo alla vulnerabilità emotiva dei piccoli lettori, lo rende digeribile già nei primi anni del ciclo della scuola primaria (a patto che la lettura sia comunque guidata, accompagnata e supportata da un adulto). 



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