Sono moltissime le mamme e le neo-mamme che nutrono la paura di non essere una brava mamma, da dove nasce questo timore?
Quel che è certo è che la società in cui viviamo riduce l’universo mamma in una categoria stereotipata a cui attribuisce delle caratteristiche tipiche. Molte di queste tipizzazioni non possono vestire tutte le donne e sono persino retaggio del passato: la mamma deve crescere i figli; la mamma deve parlare con le maestre; la mamma deve cucinare e badare alla casa; la mamma deve prendersi cura del neonato, sono questi solo pochi esempi di etichette appiccicate sulla schiena di noi donne. Senza contare che nell’immaginario comune si è insinuata l’idea della “Super Mamma“: quella creatura che può fare tutto, persino partorire e tornare al lavoro dopo tre giorni, in forma smagliante e come se nulla fosse accaduto nella sua vita privata.
Queste declinazioni dell’essere mamma sono antitetiche: o vogliono la maternità intrisa di sacrificio e dolore oppure la vogliono anestetizzata. Ma le mamme moderne sono figlie di lunghe e silenziose rivoluzioni che hanno fatto di noi donne ribelli e senza paura, non però senza conflitti, ferite e lacerazioni. Il nostro divenire ci ha reso la possibilità di nutrire ambizioni e desideri che sopravvivono alla nascita dei figli e ci ha dato la facoltà di esprimerci anche nelle fragilità. Questo seppure le molteplici lotte in rosa ancora non hanno permeato completamente il tessuto culturale della società che noi stesse animiamo.
La maternità non è un sacrificio, sappiatelo! Ma intanto che sia demolito il mito della Super Mamma
Il mito sacrificale della mamma ci costringe ancora oggi a rispondere a una pretesa esclusività di molti compiti di cura. La psicologia moderna (verso la quale la sensibilità comune oggi è meglio predisposta piuttosto che nel passato) ci dimostra, però, che i legami familiari più sereni e stabili sono caratterizzati da un disinvolto atteggiamento di condivisioni delle azioni di cura. E le mamme più felici sono quelle appagate anche come donne.
D’altro canto il mito della Super Mamma espone le donne al grosso rischio di non essere prese in considerazione sotto l’aspetto delicato delle fragilità emotive: nella falsa concezione che la mamma possa tutto, la donna, che sta ricostruendo il suo ruolo nella relazione col bambino e in quella rinnovata col compagno, viene abbandonata alle sue tempeste e le viene negata la possibilità di condividerle.
Ecco spiegato da cosa discende la paura di non essere una brava mamma
La paura di non essere una mamma adeguata al ruolo discende da una moltitudine di fattori bio-chimici, culturali e familiari. Sovente le origini di questo timore risiedono nei momenti immediatamente prossimi alla nascita. Nel delicato momento del post-parto, l’assetto ormonale della donna è stravolto dagli eventi fisiologici a cui il suo corpo si sta adattando:
- allattamento,
- assestamento dell’utero,
- deprivazione del sonno,
- sensibilità emotiva agli stati d’animo del neonato,
- eventuali difficoltà nel ricostruire la relazione anche intima, col neo-papà.
Le neo-mamme sono estremamente vulnerabili. La nostra cultura dipinge la maternità in un quadro a due elementi: mamma e bambino ed isola fortemente la figura supporti del papà trascurando il fatto che nel suddetto ritratto la donna può essere delicata tanto quanto il bebè.
Le attenzioni, e con esse anche le invadenze, sono fortemente concentrate sulla mamma. Una giovane madre può sapere quanto possa essere opprimente ricevere il giudizio altrui e quanto il consiglio non richiesto possa trasformarsi in uno specchio grigio in cui la donna, suo malgrado, non vede riflessa la mamma che tutti le chiedono di incarnare.
Come liberarsi dal mito sacrificale della mamma perfetta e abbandonare la paura di non essere una brava mamma
- Demolire il mito della Super Mamma,
- Imparare ad amare le proprie debolezze, comprese le lacrime,
- Concedere un tempo a se stessa come amante, compagna e complice (quindi concedersi un tempo di coppia),
- Non perdere di vista i propri obiettivi,
- Perdonare se stesse,
- Condividere con i figli un tempo di qualità,
- Non concedere spazio alle persone tossiche e, ove possibile, allontanarle
- Non cadere nella trappola della Profezia che si Autodetermina,
- Imparare a ridimensionare,
- Cercare una felicità che ci rispecchi e non perseguire l’immagine di noi imposta dalla società.
Cara mamma, sappi che il tuo essere madre si misura solo nel rapporto familiare stretto, pertanto rifletti su come ti senti (tu e personalmente) nell’abbraccio con i tuoi bambini e col tuo compagno e concentra la tua attenzione solo su questo. Dimostra il tuo affetto all’interno del nucleo familiare, fallo lasciando spazio anche alla verbalizzazione delle paure e all’espressione del dolore. La piena manifestazione di te ti permetterà di costruire un dialogo genitoriale col tuo compagno tale da coinvolgerlo nel tuo essere donna e non solo mamma.
Concediti un tempo come amante, compagna, complice e non perdere di vista i tuoi obiettivi. Una mamma che sa coltivare se stessa, che non rinuncia alla propria realizzazione troverà un appagamento personale che restituire alla vita col figlio e che sarà benefico per tutta la famiglia.
Ricorda, inoltre, che i figli sono solo frecce al nostro arco (per parafrasare una nota poesia di Khail Gibran) pertanto il nostro compito resta quello di vederli volare lontano. Consapevole del fatto che il tuo essere mamma si rafforza nel rapporto con i bambini, passa con loro un tempo di qualità, non conta il quanto del tempo che si passa con i bambini ma il come esso viene speso. Allontana da te e dalla tua famiglia le persone tossiche e, ove possibile, ignora le intromissioni degli altri nella tua vita. Piuttosto che portare nella tua vita astio e guerre impara a difenderti con la noncuranza.
Abbi un atteggiamento il più possibile positivo. Esiste una teoria psicologica, cosiddetta della Profezia che si Autodetermina in forza della quale la visone negativa della vita ci induce a interpretare ogni insuccesso come la conferma ai pensieri negativi che alimentiamo, ciò innesca in noi comportamenti grigi e atteggiamenti oppositori, nonché pensieri distruttivi e si riverbera negativamente sulla famiglia inducendo alla negatività anche chi vive a stretto contatto con noi.
Non esiste la perfezione, ma esiste la felicità ed è quanto di più vicino possiamo realizzare rispetto ai nostri sogni!
La paura di non essere una buona mamma discendete spesso da come percepiamo il giudizio altrui, dall’ambiente in cui viviamo e dall’incapacità di mettere paletti. Ne parliamo nella diretta qui incorporata con lo Psicoterapeuta Matteo Pasquini: