I nodi centrali della relazione fra genitori e figli sono due, la teoria dello specchio e i ruoli: averne consapevolezza esemplifica i rapporti all’interno della famiglia.
I figli sono lo specchio dei genitori
Quante volte lo avete sentito dire:
- “I figli sono lo specchio dei genitori! oppure
- “Il frutto non cade mai lontano dall’albero”.
Non si tratta di frasi fatte, anzi, sono la sintesi corretta di una dinamica psicologica istintiva, fisiologica e comune a tutti: i nostri figli imparano per osmosi o, più semplicemente, per osservazione.
L’osservazione attiva dei bambini e l’imitazione dei genitori
Sin da piccolissimi i bimbi osservano attivamente i genitori, li guardano e ne acquisiscono gli atteggiamenti rimettendoli in gioco: le relazioni familiari, quelle sociali, l’agire comune, il rispetto per gli altri sono tutti comportamenti che i figli assorbono da mamma e papà.
L’importanza dei ruoli
Il genitore dovrebbe incarnare il suo ruolo nella consapevolezza di essere un modello per i propri figli, quindi, mamma e papà:
- non dovrebbero essere loro amici, pur essendo loro confidenti;
- non dovrebbero imporre o costringere, pur mettendo sulla buona strada e dimostrando il lato positivo del giusto agire;
- non dovrebbero essere invadenti o opprimenti, pur restando vigili e disponibili al supporto.
Come è cambiato il rapporto tra genitori e figli
Un tempo i ruoli familiari erano “ruoli di potere” organizzati su una rigida gerarchia, patriarcale o matriarcale, l’adulto esercitava la sua forza, anche fisica, facendone strumento di un’educazione che spesso si traduceva in punizione. La pedagogia contemporanea ha impiegato quasi 200 anni per restituire al bambino piena dignità individuale e all’educazione un valore intrinseco di scambio e comunione di intenti.
L’educazione moderna parte, dunque, dal riconoscimento del bambino come individualità. Il bambino:
- è a sua volta una persona;
- è dotato di un suo carattere;
- ha una propria sensibilità;
- pur non essendo subito autonomo e restando a lungo dipendente dalla cura dell’adulto, è da sempre capace di dare amore, insegnamenti e conforto.
Sulla scorta di questa pedagogia positiva, i genitori moderni riconoscono il grande potere che il bambino ha nel dare e, di contro, sono più consapevoli di essere chiamati a proporre un’educazione critica, dialogante, aperta e, per molti versi, democratica e paritaria. Tutto questo non va confuso con il bisogno delle regole che servono nella famiglia, come nella società, a garanzia dell’equilibrio e dell’armonia fra tutti.
Quale relazione dovrebbero costruire i genitori con i figli
I bambini che non sono amorevolmente attaccati ai genitori tendono a sfuggire alle regole sociali (nonché a quelle familiari, scolastiche e comunitarie largamente intese), lo sosteneva John Bowlby nella seconda metà del ‘900 nella sua teoria dell’attaccamento.
Attenzione alla parola attaccamento, che qui va letta come relazione sicura: secondo lo psicologo britannico, il buon rapporto del bambino col mondo, nonché il suo stesso futuro da adulto, dipendono dal buon rapporto di attaccamento ai caregiver primari, ovvero alle figure di riferimento principali della sua vita: mamma e papà.
Per lungo tempo la mamma ha avuto un ruolo prevalente, oggi fortunatamente la figura paterna si è affettivamente rinnovata, promuovendo la collaborazione e partecipazione maschile all’educazione sin dalla prima infanzia.
La costruzione di un primo legame sicuro figlio-genitore sta alla base di un ambiente emozionalmente solido e confortante per i bambini. In questo senso i figli, sin da neonati:
- dovrebbero ricevere affetto e conforto;
- dovrebbero essere accuditi senza rimanere mai oppressi né violati;
- non dovrebbero subire traumi da distacco, separazioni lunghe o rottura dei legami affettivi.
Per alto contatto si intende una prima educazione emotiva del neonato fatta di fisicità. Se il bambino impara il conforto del rapporto pelle a pelle diventerà un adolescente più propenso a calmare le sue crisi in un abbraccio e gradatamente questo linguaggio non verbale si trasformerà in confidenza emozionale e dialogante. L’attaccamento sicuro, visto così, sta alla base di una famiglia emotivamente espressiva.
Sono quello che mamma e papà pensano di me e vedono in me: l’essere secondo il figlio
Ogni mamma e ogni papà devono considerare che il bambino vede sé stesso attraverso le reazioni dei grandi:
- ascolta come la madre e il padre (ma anche i nonni o le maestre) parlando di lui;
- trae conclusioni dalle reazioni degli adulti ai suoi stessi comportamenti e in esse trova restituzione della considerazione degli altri.
Pertanto, sin dalla prima infanzia sappiate essere comprensivi, accoglienti, espressivi nella manifestazione dei vostri sentimenti: anche in questo vostro figlio vi imiterà! Inoltre, non ci sarà preadolescente capace di dialogare con i genitori se, a monte, non c’è stato un genitore capace di manifestare i propri sentimenti e il proprio amore.
Come deve essere un genitore ideale
I figli non vengono consegnati al nostro abbraccio con un libretto di istruzioni perché in amore e in guerra non ci sono regole e la Vita da Mamma tale è: amore e guerra! Amore incondizionato per i figli e guerra aperta contro gli imprevisti e i piccoli ostacoli della vita.
Il genitore ideale non esiste, esiste quello che si mette in gioco e che sceglie costantemente nuove chiavi comunicative per rinnovare le tattiche di incontro e condivisione con i figli. In preadolescenza, in modo particolare, i ragazzi hanno un difetto di verbalizzazione e questo incide sulla criticità dell’età: il tumulto ormonale diventa tsunami sentimentale e, anche se sono stati educati a manifestare le proprie emozioni, i ragazzi incontrano difficoltà a chiarire cosa sentono. In questa fase, mamma e papà devono passare da un accudimento amorevole a una complicità matura, che riconosca ai ragazzi la loro crescente autonomia.
Relazione genitori e figli preadolescenti e adolescenti, consigli pratici per mamma e papà:
- ascoltate prima di parlare;
- giocate con i figli scegliendo strumenti ideati a loro immagine e somiglianza (ad esempio con un gioco come “Sfida i Tuoi”)
- osservate prima di chiedere;
- mediate, ma senza negare i vostri sentimenti.