La vita dimostra (o dimostrerà) a ogni coppia che non esiste in assoluto il momento giusto per fare un figlio, tuttavia sono moltissime le donne che lo ricercano. Se la consapevolezza della maternità è importante, la pianificazione assoluta del momento giusto per avere un bambino non è, invece, sempre cosa positiva.
La tendenza a programmare un figlio appartiene alle società moderne:
- da un lato asseconda i bisogni di comunità molto orientate alla produttività (quali sono le società odierne);
- dall’altro consente alla donna di sfuggire alla paura di avere un figlio prima della piena realizzazione economica e lavorativa (altro obiettivo caro alle società del nostro tempo).
L’attesa soddisfazione sociale ed economica, però, non sempre cammina di pari paso con l’intimo sentire di una donna, che peraltro dipende fortemente dalla sua istintualità e biologia.
Essere socialmente pronta a fare figli è cosa diversa dal maturare l’istintuale e fisiologico desiderio di un figlio.
Psicologia e biologia femminile: aspetti diversi e collegati del momento giusto per fare un figlio.
Donna e natura sono due facce della stessa luna, lo dice la biologia, lo dimostra la vita e noi tutte, come donne, lo proviamo sulla nostra pelle. Ogni donna dal menarca alla menopausa (assumendo questi due momenti come eventi topici) è, infatti, fortemente connesse a cicli naturali.
In questo lungo tempo, gli ormoni che regolano il nostro corpo non mancano di richiamarci all’istinto di maternità: l’orologio biologico esiste ed è raro che le donne non ne sentano gli effetti e il richiamo.
La bimba gioca con le bambole manifestando già il bocciolo della cura; l’adolescente rivolge lo sguardo ai neonati non mancando di provare un senso indefinito di profonda tenerezza; ma è intorno ai 20 anni che, quasi per ogni donna, il desiderio di avere un bambino diventa sogno e aspirazione.
Con l’instaurarsi di una relazione duratura, raggiunta una prima emancipazione emotiva e sociale dalla famiglia di origine (in genere intorno ai 25\30 anni), le donne cominciano a porsi la fatidica domanda: quando è il momento giusto per fare un figlio?
Il desiderio di maternità porta con sé molte implicazioni psicologiche:
- rappresenta la prova decisiva dell’emancipazione dal nido;
- mette alla prova la fisiologia della donna dimostrando il perfetto funzionamento di quella potenzialità generativa a cui la natura ci ha destinate;
- corona un rapporto d’amore;
- ci definisce come donne adulte essendo, per sua natura, il più grande atto di gestione fisica ed emozionale del nostro corpo e della nostra vita.
Tutto ciò considerato è evidente che non possa esistere un’età o un momento giusto per fare un figlio valido per tutte le donne e allo stesso modo oggettivizzabile:
il momento giusto per diventare mamma è singolare e unico, ha un valore esclusivo e riservato che varia da donna a donna.
Qual è il momento giusto per fare un figlio per Te? Ovvero quando e in presenza di quali condizioni puoi provare ad avere un bambino affrontando l’esperienza con serenità e semplicità?
Diciamo subito che decidere di avere un bambino prima di restare incinta (“per caso”) è già un buon approccio alla maternità! Ciò non significa che i figli “capitati” (o mandati da Dio in dono, come piace dire a me) siano meno amati o le mamme siano meno brave, semplicemente la decisione di procreare è un bene perché permette alla donna di sviluppare una più matura consapevolezza della maternità e delle sue conseguenze.
La maternità è un percorso difficile, notti insonni, abnegazione, sacrificio e stanchezza ne fanno parte. E questo va detto, a discapito di quelle immagini patinate e false di mamme felici e sorridenti che vengono propinate dalla televisione e imposte dalla società assuefatta alla fantasia della “mamma perfetta”.
Farsi carico della responsabilità della vita di un figlio che nei primi anni, e in modo particolare nei primi mesi di vita, dipenderà fortemente dalla madre è un atto impegnativo e coraggioso, la consapevolezza aiuta e supporta.
Il momento giusto per fare un figlio è per Te quel tempo in cui:
- vivi un rapporto appagante col tuo partner e senti di avere completato un percorso di conoscenza e intimità;
- hai preso consapevolezza del tuo corpo e del tuo animo e sei pronta ad assumere il ruolo adulto di genitrice;
- sai che il tuo corpo cambierà e senti di poterlo affrontare con pazienza e serenità;
- hai maturato la coscienza del tuo ruolo sociale e ti vedi proiettata anche come madre nella stessa comunità in cui sei già radicata;
- hai valutato la ricaduta della nascita sul lavoro e sui rapporti interpersonali.
Volere un figlio ma solo al momento giusto, i rischi dell’eccesso di pianificazione.
L’eccesso di programmazione è un rischio emotivo: sentire di essere pronti emotivamente come coppia, avere una autonomia economica e un ruolo sociale conciliabile con la genitorialità sono elementi importanti nella scelta, ma il controllo calibrato alla perfezione non è proficuo! Una programmazione troppo pretenziosa toglie spazio alla magia, all’amore, alla profondità dell’incontro e rischia di sfociare in un’ansia da prestazione addirittura deleteria.
Lo abbiamo già chiarito, ma vale la pena dirlo senza troppi giri di parole: il momento giusto per fare un figlio assecondando gli standard di produttività sociale odierna non coincide affatto con il momento migliore per avere un figlio da un punto di vista fisiologico e biologico.
Basti pensare al fatto che biologicamente parlando l’età della massima fertilità si aggira attorno ai 25 anni, successivamente la cosiddetta capacità riproduttiva della donna tende a calare e le possibilità di rimanere incinta diminuiscono sensibilmente quando si superi la soglia dei 35 anni (precisando che è possibile comunque restare incinta senza difficoltà anche a questa età, il riferimento alle statistiche esula dalle esperienze soggettive).
Professionalmente parlando l’età di massimo investimento lavorativo (o meglio pre-lavorativo, inteso come inserimento e prfessionalizzazione) della donna cade proprio in quel lasso di tempo in cui la sua biologia splende, ovvero tra i 25 e i 30 anni (considerate i tempi di un percorso di laurea, per esempio). E’ la società e la sua ambizione alla produttività a ingenerare nella donna una profonda lacerazione che può ingenerare stress, causare importanti rinunce e pesare nel tempo.
Non tanto raramente cercare di conciliare queste aspettative (psicologiche e sociali), tanto diverse e preganti, diventa una vera sofferenza.
La sinergia tra la voglia di essere mamma e la costruzione di una condizione ottimale per l’accoglimento della maternità è importante ma non può farsi ossessiva.
Avere un figlio solo al momento giusto è può essere un’idea calcolata ma la gravidanza non è mai un evento precisamente pianificabile.
Per dirla in parole semplici, spesso i calcoli relativi alla gravidanza hanno motivi egoistici o egocentrici, vengono messi a punto sulle nostre vite e non di rado si infrangono.
Si infrangono contro gravidanze interrotte spontaneamente (un dolore comune per quanto taciuto); contro cicogne che tardano ad arrivare; contro comuni intoppi di gestazione che rallentano quei nove mesi o li rendono assai diversi dai nostri “sogni”.
Il risultato emotivo dell’eccessivo calcolo è il senso di smarrimento e di vuoto che assale la mamma o la aspirante mamma calcolatrice: le cose, in fatto di gravidanza, seguono la natura ed essa è qualcosa che sfugge all’umana pianificazione, sappiatelo!
Inoltre la nascita di un bambino risolve naturalmente e istintivamente molti dei problemi che le mamma si prefigurano come insormontabili: tal volta basta seguire l’istinto e non castrarlo col desiderio di tenere tutto sotto controllo, sappiate anche questo.
L’infertilità sine causa può essere una conseguenza dello stress da eccessiva pianificazione della gravidanza.
Molte diagnosi di infertilità sine causa (ovvero incapacità di procreare senza una causa determinata fisiologicamente) riguardano coppie che cercano un figlio da lungo tempo: più lo vuoi con insistenza spasmodica e calcolatrice, perduta tra stick di ovulazioni e temperatura basale, meno arriva e la stessa attesa perde di magia e passione.
Una volta individuato nella propria serenità emotiva e di coppia (sempre soggettiva) che il momento giusto per fare un figlio è arrivato, la cosa migliore è non pianificarlo né calcolarlo troppo: amate, ovulerete comunque. Questo non significa che non sia un bene tenere sotto controllo le proprie risposte fisiologiche, ma certamente smette di esserlo quando diventa una pratica invadente che compromette la stessa naturalezza dell’amore rischiando di togliere alla coppia la sua scintilla vitale.
Lasciare spazio alla spontaneità non significa essere sprovveduti, tuttavia equivale a rispettare l’evento nascita nel suo essere atto ancestrale di contiguità della donna con la natura.
Quando non è il momento giusto per fare un figlio?
E’ bene non pianificare un bambino:
- se l’idea della gravidanza e della maternità alberga in te ancora fortemente idealizzata e non hai avuto l’occasione e il tempo di tradurre i tuoi sogni in pratiche rappresentazioni e testimonianze di quanto ti aspetta. Insomma prima di pianificare la gravidanza è bene fare un bagno di realismo al concetto fiabesco di mamma principessa della casa e famiglia perfetta del Mulino Bianco;
- se una malattia seria, che richiede cure e un lungo percorso medico, rappresenta un limite fisico ed emotivo importante, sia che questa condizione riguardi la mamma sia che interessi il papà;
- se le condizioni economiche sono veramente critiche;
- se la coppia è in crisi.