E’ accaduto in una regione della Russia, Vladimir, nel villaggio di Gorki, 190km da Mosca: un pedofilo 26enne ha rapito un bambino di sette anni e lo ha tenuto segregato in un bunker sotterraneo per ben 52 giorni.
Bimbo di 7 anni rapito da un pedofilo, segregato e torturato in un bunker sotterraneo.
Dmitry Kopylov, 26 anni, accusato di aver rapito, violentato e torturato un bimbo di sette anni, è stato arrestato dopo che le forze speciali russe hanno fatto irruzione nella sua casa liberando la piccola vittima.
Le tracce del bambino di sette anni si erano perdute nel nulla a settembre, secondo le prime ricostruzioni degli inquirenti, Kopylov lo avrebbe intercettato sulla via di casa e rapito mentre rientrava da scuola.
Nel corso di questi 52 giorni il rapitore ha agito con una crudeltà da manuale: non solo violando e isolando dal mondo quella piccola creatura, ma addirittura plagiandola.
Bambino di 7 anni rapito da un pedofilo, trovato in un bunker stile lager. La polizia speciale russa ha documentato tutto con immagini scioccanti.
Un cupo seminterrato trasformato in prigione con un letto improvvisato, probabile luogo dei peggiori abusi, buio, privo di ogni presidio igienico, freddo, riscaldato solo da una stufa, e isolato acusticamente così da celare ogni dolore, ogni pianto, ogni urlo disperato.
L’abbraccio del bimbo con i suoi genitori lo restituisce fisicamente alla vita, tuttavia è presumibile che questo piccolino dovrà affrontare un lungo percorso di recupero emotivo ed è difficile credere che le vessazioni subite potranno svanire tanto facilmente o velocemente.
Il giogo emotivo con cui il pedofilo ha legato il bimbo a sé nei lunghi giorni della prigionia si è subito palesato alle autorità:
al momento dell’irruzione il bimbo era terrorizzato, diffidente, perduto e, stando a quanto riportano le fonti internazionali, avrebbe sgridato una guardia per avere infranto una finestra. Si è comportato come temendo le conseguenze del fatto che le regole della sua prigionia si stavano sgretolando, è stato così condizionato emotivamente da manifestarsi come incapace di cogliere la realtà della sua stessa liberazione. E questo è un quadro complessivamente inquietante.
Bambino di 7 anni rapito da un pedofilo, il carnefice aveva costruito quell’inferno proprio sotto la sua casa.
Le forze speciali russe sorpreso il carnefice nella notte facendo irruzione nell’abitazione, hanno divelto una porta d’acciaio avvalendosi della fiamma ossidrica e hanno mandato in frantumi una finestra accedendo così a due aree della casa contemporaneamente.
Il rapitore, Kopylov, è stato sorpreso nel salotto dell’abitazione, mentre il bambino era ancora chiuso nel suo buco infernale, a prenderlo tra le braccia un poliziotto russo in borghese che lo ha rassicurato, ne ha accolto l’orrore, lo spavento e infine le lacrime.
Prima di liberarsi in un pianto inconsolabile, il bambino gli ha detto: – Non avresti dovuto rompere questa finestra.
I genitori del bambino di 7 anni rapito da un pedofilo non hanno mai perso le speranze.
Intorno a loro c’erano forti timori che il piccolo fosse stato ucciso, ma l’istinto della mamma e del papà era giusto: il bimbo è stato trovato vivo e ricondotto al loro abbraccio. Storie come questa devono ispiraci all’attenzione, alla tutela dei minori, alla loro cura e al più cauto controllo sugli stessi. Il mondo è ancora pervaso da tanta cattiveria.